USA, mercato del lavoro solido: addio a un altro maxi taglio Fed
Il Job report di settembre supera le attese e allontana lo spettro recessione. Ora gli analisti si aspettano due tagli da 25 punti base entro fine anno. “Occhio alla duration”
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Il secondo trimestre del 2024 si chiude con una battuta d’arresto per l’economia dell’Eurozona. A sancirlo sono i dati preliminari dell’indagine PMI elaborata da S&P Global, secondo cui la crescita dell’attività delle imprese dell’Area ha subìto un netto rallentamento, a causa del calo della domanda per la prima volta da febbraio. Le nubi si sono addensate anche sul settore dei servizi, che ha mostrato chiari segnali d’indebolimento. L’indicatore composito è quindi sceso a 50,8 punti, dai 52,2 a maggio, al di sotto del consensus che stimava un aumento a 52,5. Nonostante si tratti del quarto mese al di sopra della soglia dei 50 punti, che separa la crescita dalla contrazione, i mercati non hanno reagito bene. Anche alla luce dei risultati deludenti registrati in Francia e Germania.
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Nel blocco, a segnare la flessione più consistente è stato il manifatturiero, che ha toccato il minimo da sei mesi. L’indice si è infatti attestato a quota 45,6, dai precedenti 47,3 punti, sotto le attese di una risalita a 47,9. Il PMI del terziario è calato invece a 52,6 punti, da 53,2, contro le previsioni di un aumento a 53,5. In particolare, i nuovi ordini sono diminuiti per la prima volta in quattro mesi, con una conseguente minore espansione dell’attività commerciale e dell’occupazione. Nel frattempo, la fiducia delle imprese è crollata ai minimi da febbraio. Unico dato positivo è quello relativo ai tassi d’inflazione dei costi dei fattori produttivi e dei prezzi alla produzione, scesi rispettivamente ai minimi da sei e otto mesi. “Invece di avvicinarsi al territorio espansivo, la lettura preliminare dei PMI è scesa, spegnendo le speranze di ripresa”, ha sottolineato Cyrus de la Rubia, chief economist di Hamburg Commercial Bank. Per l’esperto, il rapido calo dei nuovi ordini suggerisce che “la ripresa potrebbe essere più lontana di quanto inizialmente previsto”.
Negativo anche il responso in Francia dove il PMI manifatturiero è sceso a 45,3 punti dai 46,4 di maggio e quello relativo ai servizi si è attestato a 48,8 punti, in calo rispetto ai 50 del mese prima. Tutti dati inferiori alle attese. L’indice composito si è quindi attestato a 48,2 punti a fronte dei 48,9 precedenti, il minimo da quattro mesi. “L’economia francese sembra essersi nuovamente indebolita. L’incertezza delle prossime elezioni ha fatto sì che le imprese francesi si bloccassero e temessero tempi più duri”, hanno commentato gli esperti di Hamburg Commercial Bank.
In Germania, il PMI composito è calato a 50,6 dai 52,4 punti di maggio, ai minimi da due mesi, restando comunque al di sopra della soglia spartiacque. L’indice dei servizi è sceso invece a 53,5 punti da 54,2, sempre ai minimi da due mesi, come anche quello manifatturiero, in flessione a 43,4 punti dai 45,4 precedenti. “I numeri del mese scorso erano già preoccupanti, ma quelli di giugno dipingono un quadro ancora più fosco. È una lotta in salita”, viene sottolineato nel report.
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Tomasz Wieladek, chief european economist di T. Rowe Price fa notare come tutti gli indici dell’Area abbiano sorpreso in modo significativo. E sottolinea che il calo maggiore è stato registrato in Francia, con le componenti del PMI che hanno una forte correlazione con la fiducia che hanno subito la flessione più consistente. “Ciò suggerisce che l’arretramento degli indicatori di giugno dipende principalmente dagli effetti negativi sulla fiducia dovuti all’aumento dell’incertezza politica nel Paese”, afferma.
Wieladek evidenzia anche che i dati complessivi mostrano come l’attività negli altri Paesi, escluse Germania e Francia, continui invece ad espandersi fortemente. “Gli effetti di fiducia del PMI tendono a essere di breve durata. Dopo tutto, una parte significativa dell’attuale incertezza politica si risolverà dopo le elezioni francesi. E, alla fine, prevarranno i fondamentali economici” spiega. A suo parere, quindi, con tutta probabilità gli indici aumenteranno di nuovo fra un mese o due.
“Indipendentemente dal fatto che questi effetti dovuti alla fiducia siano temporanei o persistenti, ora è molto più probabile che la BCE tagli i tassi a settembre rispetto a prima”, sostiene quindi l’esperto. A suo parere, infatti, l’Eurotower interpreterà i dati come il primo segnale che l’economia reale sta finalmente reagendo alla politica monetaria restrittiva. “Naturalmente, i numeri sull’occupazione in queste indagini hanno una forte rilevanza, ma è probabile che l’istituto centrale si concentri invece sui dati principali”, conclude.
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