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Pil +4,4% nel 2021 e +4,5% nel 2022. E il Recovery può aggiungere un 1,3%-3,9% in 5 anni. Meno ottimista Edmond de Rothschild. T. Rowe Price vede un boom ma segnala 4 rischi
Meglio del previsto per l’Eurozona. Parola di S&P Global Ratings che ha rivisto al rialzo la previsione di crescita dell’area, al 4,4% quest’anno e al 4,5% nel 2022, grazie a una più ampia implementazione degli stimoli fiscali nell’ambito del piano Next Generation Eu e a una più debole contrazione del Pil nel primo trimestre.
Secondo quanto si legge nella ricerca dedicata al Vecchio Continente, dall’esplicito titolo ‘La Grande riapertura’, “il Recovery and Resilience facility potrebbe aggiungere un 1,3%-3,9% al Pil dell’Eurozona nei prossimi cinque anni, a beneficio di Paesi come Grecia, Portogallo, Italia e Spagna, riducendo il divario economico all’interno dell’area euro”. In particolare, a detta degli analisti Usa, la ripresa si sta spostando verso i servizi, dopo aver iniziato con l’industria, a mano a mano che la maggior parte delle restrizioni all’attività economica vengono rimosse e le famiglie ridimensionano il risparmio. E le cicatrici a lungo termine dell’economia saranno poi probabilmente limitate grazia alla risposta coordinata di politica fiscale e monetaria dell’Europa, “aprendo la strada alla chiusura dell’output gap entro il 2024”.
Sul fronte occupazione, S&P prevede un ritorno ai livelli pre Covid entro la seconda metà del 2022, ben 18 mesi prima rispetto alle precedenti previsioni. Dopo la grande crisi finanziaria del 2088 ci sono voluti 8 anni per recuperare il livello di occupazione pre crisi.
Per quanto riguarda invece la Bce, per l’agenzia americana la ripartenza estiva porterà Lagarde e colleghi a ridurre la potenza di fuoco del Pepp già settembre, campagna vaccinale permettendo. In ogni caso, la banca centrale dovrebbe proseguire con gli acquisti netti fino al 2023 e lasciare i tassi fermi fino a fine 2024. Situazione che, secondo S&P, permetterà ai diversi Paesi di sfruttare al massimo lo stimolo fiscale di Bruxelles.
Edmond de Rothschild: la ripresa non è ancora stabile
Meno ottimistiche le previsioni di Edmond de Rothschild, secondo cui non è ancora il momento di parlare di una ripresa stabile. In particolare, secondo la capo-economista Mathilde Lemoine, restano forti preoccupazioni riguardo al mix dato dalla recrudescenza dei casi di Covid-19 in Asia e l’insufficiente tasso di vaccinazione. Nei fatti, quindi, la crescita globale potrebbe sottoperformare le aspettative nel 2021.
E le stime della Lemoine si attestano su una crescita globale del 5,2% nel 2021, dando per assodato l’impegno del G20 per raggiungere l’immunità di gregge, e del 4,9% nel 2022. “Per ottenere una ripresa economica globale più coordinata, il G20 dovrà impegnarsi in direzione dell’immunità di gregge. Una mancanza di impegno in questo senso da parte dei capi di Stato e di governo sarebbe una battuta d’arresto nel percorso verso una ripresa economica globale collettiva”, chiarisce.
Insomma, lo slancio della ripresa continuerà a procedere a ritmi differenti sulle due sponde dell’Atlantico. Negli Stati Uniti, il piano infrastrutturale dovrebbe limitare gli impatti negativi della fine dei sostegni alle famiglie. In Europa, l’attuazione del pacchetto di ripresa “Next Generation EU” dovrebbe generare altri 0,2 punti di crescita alla fine del 2022. Tuttavia, la Lemoine fa notare che la situazione economica dell’Eurozona è molto legata agli investimenti pubblici e privati, e quindi alla capacità della Bce di mantenere condizioni di credito accomodanti per le pmi.
A detta dell’economista, la natura frammentaria della ripresa sta generando disparità in termini di politiche di conclusione dei sostegni monetari attuati per affrontare la pandemia. E questo è lo scenario peggiore per gli investitori e i governi, che potrebbero quindi trovarsi di fronte ad una condizione di instabilità finanziaria, a meno che non venga adottato un approccio coordinato, simile a quello sperimentato durante la crisi finanziaria.
“Oggi gli investitori stanno sottovalutando le conseguenze del cambiamento di paradigma della Fed verso un obiettivo di inflazione media – avverte la Lemoine -. Ridefinendo il proprio obiettivo d’inflazione, la Banca centrale americana costringe le altre Banche centrali a prendere posizione di conseguenza. Gli europei stanno perdendo parte dell’indipendenza monetaria stabilita dal coordinamento globale degli orientamenti di politica monetaria. Date queste divergenze, il rafforzamento del coordinamento globale è l’unico modo per limitare la volatilità e l’aumento del premio di rischio”.
T. Rowe Price: un boom economico senza precedenti e 4 rischi da monitorare
Per T. Rowe Price, la ripresa economica sempre più solida, che sembra pronta a espandersi verso altre aree e Paesi nella seconda metà del 2021 spinta da campagne vaccinali, stimoli fiscali e monetari e domanda repressa dei consumatori, fa però sorgere diverse domande cruciali per gli investitori. Una delle più importanti è se la crescita sarà abbastanza solida da soddisfare le aspettative ottimistiche sugli utili aziendali senza alimentare forti pressioni inflazionistiche, tali cioè da costringere potenzialmente la Fed e altre banche centrali a invertire più rapidamente la rotta verso politiche monetarie meno accomodanti.
“La domanda repressa e le politiche fiscali e monetarie dovrebbero supportare una crescita superiore alla media fino al 2022 inoltrato – afferma Rob Sharps, president e head of investments and group cio -. Se la domanda da parte dei consumatori continuerà ad accelerare nella seconda metà del 2021, potremmo assistere al boom economico più intenso che si sia visto da molto tempo”.
Inoltre, prosegue Sharps, “Accelerando l’adozione di tecnologie e modelli di business più efficienti, la pandemia potrebbe anche gettare le basi per incrementi futuri della produttività, facendo aumentare il potenziale di crescita nel lungo periodo per l’economia e gli utili a livello globale”.
Naturalmente le incognite non mancano e ci sono soprattutto 4 fattori di rischio da monitorare per i prossimi mesi, secondo T. Rowe Price: l’andamento dell’epidemia e delle campagne vaccinali, l’evoluzione delle politiche fiscali statunitensi, le alte valutazioni che possono generare volatilità di mercato e l’instabilità politica in America Latina, Europa orientale e Medio Oriente.
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