FAANG all’attacco. Facebook e GDPR non fermano i fondi azionari tecnologia
9 luglio 2018
di EUGENIO MONTESANO
2 min
Articolo pubblicato su FR MAGAZINE | Giu – Lug 2018 |
Per molti gestori il settore tecnologico è il cavallo su cui continuare a puntare: le azioni sono ancora troppo convenienti in termini di prezzi e rispetto ai profitti attesi per essere trascurate, anche dopo i rally dello scorso anno.
Cosa succede nel settore high-tech dopo la scoperta dell’acquisizione e dell’utilizzo improprio dei dati di 87 milioni di iscritti a Facebook da parte di Cambridge Analytica? Non molto, a guardare le trimestrali dei FAANG (Facebook, Amazon, Apple, Netflix e Google), i cui titoli hanno corso anche nel primo trimestre: dopo aver toccato un minimo di 152 dollari il 27 marzo, all’apice della controversia, Facebook è tornata a scambiare ai valori di inizio anno sopra i 180 dollari – un incremento di prezzo del 19% rispetto a dodici mesi fa; Netflix ha annunciato un incremento di 7,4 milioni di utenti mentre il consensus puntava a 6,5 milioni; Amazon ha svelato che il numero di abbonati al suo servizio Prime ha superato la soglia dei 100 milioni.
Ma i FAANG, giova ricordarlo, sono solo una parte del settore tecnologico. Molte altre società continuano a beneficiare dal prosieguo della crescita economica globale e della domanda per una maggiore innovazione, due trend che negli ultimi anni ne hanno supportato una solida crescita di utili e cassa.
Jeremy Gleeson (AXA IM)
“Si prevede che nei prossimi cinque anni la vendita al dettaglio su internet crescerà a un tasso medio del 14% l’anno, in quanto i consumatori sono sempre più collegati tramite telefonia mobile e le imprese adeguano i loro modelli commerciali”, argomenta Jeremy Gleeson (AXA IM), miglior gestore azionario tecnologico da inizio anno (vedi tabella). “Poiché l’era digitale è ancora agli albori – solo il 9% delle vendite al dettaglio globali sono effettuate online – riteniamo che questo rappresenti un’enorme opportunità per gli investitori”.
Mark Hawtin, gestore del GAM Star Technology
“La nostra principale sovraesposizione è indirizzata alle società che si occupano di archiviazione e memoria”, spiega dal canto suo Mark Hawtin, gestore del GAM Star Technology. “Il fabbisogno di archiviazione aumenta del 35% all’anno e questa tendenza è destinata a perdurare”.
E se i dati sono oro, la cybersecurity non può essere un optional. Tanto che i regolatori internazionali stanno approntando nuove normative, come il GDPR entrato in vigore a fine maggio, al fine di responsabilizzare gli utenti nel fornire informazioni sensibili. Ma gli sviluppi sul fronte della regolamentazione non destano preoccupazione per i gestori tech.
“Per le società si tratterà di un aggiustamento moderato, non di un cambiamento radicale”, commenta Hawtin. “Gli effetti di un inasprimento dei controlli e della regolamentazione non faranno che aumentare il vantaggio competitivo dei grandi player che possono permettersi di implementare in modo efficace gli ulteriori vincoli relativi alla sicurezza”.
“Molti aspetti dell’economia digitale sono relativamente nuovi”, conviene Gleeson. “Si commetteranno errori e se ne trarrà insegnamento. Facebook ha bandito Cambridge Analytica e ha vietato altre 200 applicazioni sospette, cercando di impedire che questo tipo di attività si ripeta in futuro. Riteniamo che il modello di business sia intatto, anche se il management ha imparato che dovrà apportare dei cambiamenti”.
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