Usa, Pil meglio del previsto mentre sale il rischio default
Nel primo trimestre l’economia cresce dell'1,3% e batte le attese. Ma lo stallo sul tetto del debito può costare un downgrade del rating minacciano. La view dei gestori
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Allacciate le cinture di sicurezza. Dal forum della banche centrali di Sintra, il messaggio che arriva per i mercati è chiaro: la via per la normalizzazione non sarà una passeggiata. A sostenerlo sono sia il presidente della Fed, Jerome Powell, sia la numero uno della Bce, Christine Lagarde, che se rassicurano sull’ipotesi recessione, non garantiscono un atterraggio morbido della lotta all’inflazione.
“L’economia Usa è in grande forma, le famiglie hanno risparmi, le imprese hanno bilanci solidi, in generale gli Usa sono ben posizionati per sostenere una stretta di politica monetaria”, ha infatti affermato Powell nell’ultimo giorno del meeting. Il capo della Fed ha spiegato che negli ultimi mesi la guerra in Ucraina ha reso la situazione più complicata, “il cammino è stretto” verso la normalizzazione dell’inflazione, “ma ci sono strade per arrivarci”, ha spiegato, auspicando che la crescita in Usa “resti positiva”, nonostante il rialzo dei tassi.
“Siamo impegnati nell’obiettivo di riportare l’inflazione sotto controllo, lo facciamo rallentando la crescita, idealmente tenendola positiva, e la domanda e l’offerta tornano in equilibrio. C’è un rischio che ci spingiamo troppo oltre? Certo che è un rischio, ma non è il rischio più grande. L’errore più grande sarebbe non riuscire a ristabilire la stabilità dei prezzi”, ha avvertito il banchiere Usa che dunque non esclude l’hard landing.
Dello stesso tono le dichiarazioni di Lagarde, che ha messo in guardia sul fatto che lo scenario è cambiato. “Non credo che torneremo ad una situazione di bassa inflazione. Ci sono forze scatenate dalla pandemia e dalla situazione geopolitica che cambiano lo scenario”, ha chiarito. “Muoversi gradualmente” sul fronte del rialzo dei tassi “è appropriato in un momento di incertezza alta, ma appena la situazione si schiarisce dobbiamo certamente essere meno graduali e dare più opzionalità”, ha aggiunto la numero uno dell’Eurotower.
Lagarde ha anche mandato un messaggio chiaro ai governi. “Politiche di bilancio e politica monetaria hanno lavorato mano nella mano durante la pandemia, e per il meglio, ma ora dobbiamo pensare a come la politica di bilancio può far leva su quello che facciamo”, e bisogna ricordare che “oggi non è la stessa cooperazione che avevamo durante la pandemia”. Quindi il consiglio ai governi è “essere mirati, concentrati, investire nelle persone e nel green, e nel medio periodo rendere sostenibili i bilanci”, ha scandito.
Secondo Sylvain Broyer, chief economist Emea di S&P Global Ratings, la sfida principale per la Bce consiste nel normalizzare la politica monetaria in modo tale da non provocare una frammentazione finanziaria tra i Paesi dell’Eurozona. “L’innalzamento del tasso di policy da negativo a un livello più neutro, cioè intorno all’1,5%, è il primo passo – osserva l’esperto -. Il reinvestimento flessibile del PEPP tra le diverse asset class e i diversi Paesi potrebbe contribuire a evitare la frammentazione in questa fase, a patto che nessuno si preoccupi del fatto che tali reinvestimenti si discostano dai capital key”.
Per Broyer queste stesse considerazioni valgono per qualsiasi strumento anti-frammentazione, a meno che non si tratti di una sorta di OMT 2.0. “Ma normalizzare il bilancio della Bce, l’elenco di attività idonee e il sistema di assegnazione delle operazioni di rifinanziamento, riducendone la durata per rianimare il mercato interbancario, sarebbe un’altra storia. Non siamo ancora arrivati a questo punto – sembra – ma il riassorbimento di dieci anni di strumenti di politica monetaria non convenzionali sarà molto più impegnativo di un semplice rialzo dei tassi”, conclude.
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