A giugno la disoccupazione sale e i non-farm payrolls mostrano una lieve frenata, mentre calano i salari. Alcuni analisti vedono la prima sforbiciata più vicina, per altri la svolta non c’è ancora
Buone notizie per la Federal Reserve dal mercato del lavoro americano, che pare raffreddarsi. A giugno la crescita dell’occupazione è infatti rallentata oltre le attese, con il tasso di disoccupazione che è salito al 4,1% dal precedente 4,0% e contro il 4% atteso. I nuovi posti creati nei settori non agricoli si sono invece attestati a quota 206mila, al di sopra del 191mila indicati dal consensus ma in frenata rispetto alla media di 212mila degli ultimi mesi. Il Dipartimento del Lavoro USA ha poi anche rivisto drasticamente al ribasso il dato dei non-farm payrolls di maggio, riducendolo a 218mila nuovi impieghi dai 272mila precedenti. Le buste paga create dal settore privato sono invece risultate pari a 136mila unità, dopo l’incremento di 193mila del mese prima.
In frenata anche i salari. Le retribuzioni orarie medie, considerate dalla Fed un buon indicatore sia dello stato di salute del mercato del lavoro che delle pressioni inflazionistiche, sono infatti cresciute dello 0,3% dal +0,4% messo a segno a maggio. Negli confronto annuo, l’incremento è stato del 3,9% rispetto al precedente 4,1%: l’aumento minore dal 2021 e sempre più vicino all’intervallo 3-3,5% indicato dalla banca centrale come coerente con l’obiettivo del 2% per l’inflazione.
Spiragli per un taglio anticipato (forse)
Martina Daga, macro economist di AcomeA SGR
Secondo gli analisti, i nuovi dati e il rallentamento dei prezzi registrato a maggio fanno intravedere una ripresa del trend di disinflazione dopo il cambio di rotta del primo trimestre 2024. E potrebbero quindi spingere la banca centrale americana a tagliare i tassi già a settembre. Si dimostra però piuttosto cauta Martina Daga, macroeconomista di AcomeA SGR, che sottolinea come i dati siano in linea con le attese e come l’household survey stia diventando meno attendibile. In altra parole, avverte, l’aumento potrebbe non essere rappresentativo. “La retribuzione oraria media è cresciuta del +0,3% rispetto al mese precedente, un dato più basso del mese prima, ma rimane una crescita piuttosto sostenuta. Anche in termini reali il dato dovrebbe essere positivo”, analizza. Daga sottolinea che le previsioni per l’indice CPI di giugno sono +0,1% mese su mese, rispetto allo 0% di maggio: “Un dato che quindi dovrebbe essere positivo e che dovrebbe continuare a sostenere i consumi privati”, fa notare. Concludendo che “il report è consistente con il softening dei dati sull’occupazione visti nelle ultime settimane ma punta ancora ad un mercato in salute”.
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