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Ad agosto il lavoro USA frena ancora, oltre le attese. E i salari aumentano. Per i trader, il Fomc agirà con decisione il 18 settembre. Ma, secondo gli asset manager, tutto dipenderà dal dato sull’inflazione
L’occupazione americana si raffredda ancora e porta i mercati a scommettere che la Federal Reserve agirà con forza il prossimo 18 settembre, tagliando i tassi di mezzo punto percentuale. Secondo l’atteso rapporto del Bureau of Labour Statistics, ad agosto sono infatti stati creati 142 mila posti nei settori non agricoli (non-farm payrolls) contro attese per 161 mila. La disoccupazione è invece scesa esattamente come previsto, dal 4,3% al 4,2%, e i salari orari medi sono aumentati di 14 centesimi, lo 0,4%, a 35,21 dollari, mettendo a segno un incremento del 3,83% rispetto a un anno fa.
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Il raffreddamento continua e rinforza l’ipotesi taglio
Se quindi la pressione sulle retribuzioni non si placa, il mercato del lavoro continua a raffreddarsi. E lo fa nonostante il dato sia migliore di quello di luglio, rivisto a 89mila da 114mila, che a inizio agosto aveva evocato lo spettro dell’hard landing e scatenato un pesante sell-off sui mercati. Per questo, subito dopo l’uscita del Job report, i trader hanno modificato le loro scommesse sulla Fed: la probabilità di un taglio da mezzo punto è stata infatti portata dal 36% al 55% mentre quella di una sforbiciata è arrivata al 45%. Le attese degli investitori erano per la verità cambiate già 24 ore prima, quando il rapporto sul settore privato ha mostrato un notevole rallentamento ad agosto: i nuovi impieghi hanno infatti registrato un aumento di appena 99mila unità, ben al di sotto delle attese (140 mila) e ai minimi da gennaio 2021.
La view dei gestori
“Con le forti revisioni al ribasso dei mesi precedenti, la media della creazione di posti di lavoro negli ultimi sei mesi scende notevolmente”, osserva Filippo Diodovich, senior market strategist di IG Italia. Per l’esperto, a rendere il report più complesso da valutare per gli investitori c’è anche l’inaspettato rialzo dei salari, che potrebbe creare qualche grattacapo ai banchieri centrali. Nonostante l’evidente segnale di debolezza del mercato del lavoro, che potrebbe spingere la Fed a pensare ad un taglio di 50 punti base nel prossimo meeting, Diodovich resta però dell’opinione che Powell e colleghi si limiteranno a una sforbiciata da un quarto di punto. “Solamente un debole dato sull’inflazione della settimana prossima potrebbe convincere i membri del Fomc a procedere con una riduzione del denaro più aggressiva”, precisa.
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Anche per Adam Hetts, global head of multi-asset e portfolio manager di Janus Henderson, una sforbiciata di mezzo punto non è scontata. L’esperto fa infatti notare come il rapporto di agosto sia migliore di quello di luglio, anche se la tendenza al ribasso continua. “Il tasso di disoccupazione, fortunatamente, non dà nuovi motivi di preoccupazione. Nel complesso, il rapporto si mantiene nell’ambito di un’economia in rallentamento, ma non debole, e non minaccia apertamente la narrativa del soft landing né evoca per forza tagli di 50 punti base a settembre”, afferma. Per Hetts, inoltre, il PIL stabile e la resistenza dei consumatori sono elementi di ottimismo, oltre al fatto che si tratta di un solo dato in un contesto di fine ciclo. “La Fed è impegnata a sostenere il mercato del lavoro, il che significa che gli indicatori di riferimento per l’occupazione, insieme alle pubblicazioni mensili delle buste paga del settore non agricolo, saranno al centro dell’attenzione per il resto dell’anno”, avverte.
Secondo Martina Daga, macro economist di AcomeA Sgr, un dato importante è che le imprese non stanno ancora procedendo con licenziamenti significativi, come dimostrato dalla stabilità delle richieste settimanali di sussidi di disoccupazione. Per l’esperta, questo quadro rimane quindi coerente con uno scenario di soft landing, in cui l’inflazione continua a scendere verso il target, il mercato del lavoro si raffredda senza crollare e il rallentamento economico rimane moderato, lasciando spazio alla Fed per ridurre il costo del denaro. “L’attenzione del mercato si concentra sempre più sulle motivazioni dietro al futuro taglio, piuttosto che sulla sua entità (con il dibattito ancora aperto tra 25 e 50 punti base)”, sottolinea. Precisando che la domanda cruciale resta se Powell “interverrà in un contesto di ‘soft landing’, con un’economia che rallenta gradualmente, o se il taglio sarà una misura d’emergenza per evitare una recessione imminente”.
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