Fed, Powell non cambia idea: “Nessuna fretta di tagliare i tassi”
Davanti al Senato USA, il presidente ribadisce che l’economia è forte e l’inflazione elevata. E spiega che il tasso neutrale è ormai aumentato “in modo significativo”
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La prima riunione dell’anno della Federal Reserve ha costretto i mercati a rivedere le aspettative sull’avvio del ciclo di allentamento. Pur confermando che il picco è stato raggiunto, il Fomc non solo ha lasciato i tassi invariati ma anche ha aperto a futuri tagli solo nel momento in cui avrà maggiori certezze sulla deflazione. Il presidente Jerome Powell è stato invece ancora più chiaro e ha escluso (salvo sorprese dai dati macro) si possa procedere già a marzo, spingendo la maggior parte degli investitori a scommettere che una prima riduzione del costo del denaro sia rimandata solo di qualche mese. Ora infatti la possibilità di una sforbiciata di 25 punti base a maggio è data al 60%. Più cauti invece i gestori, che puntano in maggioranza puntano su giugno senza tuttavia escludere un colpo di scena.
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“Salvo un indebolimento sostanziale dell’attività economica, riteniamo che la Fed aspetterà fino a metà anno e solo allor inizierà il suo ciclo di allentamento con un taglio dei tassi di 25 punti base”. Così Tiffany Wilding e Allison Boxer, economiste di Pimco, commentano la decisione della banca centrale americana. Per quanto riguarda invece le mosse successive, le due esperte si dicono convinte che il ritmo di una riduzione della stessa entità ad ogni riunione (come suggeriscono i dots di dicembre) potrebbe essere modificato in base agli sviluppi macro. “Il rischio che l’inflazione rimanga bloccata a livelli superiori all’obiettivo, o addirittura che riacceleri, rimane cruciale per la politica dell’istituto”, avvertono.
Anche secondo James McCann, vicecapo economista di abrdn, il presidente Powell non sembra avere alcuna fretta di tagliare. Ma, a differenza delle colleghe, l’esperto fa notare un elemento in più: “La porta non è del tutto chiusa a una rapida svolta nella politica monetaria americana poiché la Federal Reserve ha segnalato che, nel caso in cui i dati economici iniziassero a deteriorarsi, esiste sempre la possibilità di ricorrere a un aggiustamento in tempi brevi”. Una view che, in sostanza, lascia comunque aperto un piccolo spiraglio all’ipotesi di un allentamento anticipato.
Sulla stessa linea Martina Daga, macro economist di AcomeA Sgr, secondo la quale la chiave consiste proprio in quella “maggiore fiducia” che è stata citata da Powell ma ancora manca. Il Fomc, è la dunque sua opinione, prima di agire vuole vedere altri numeri positivi riguardanti l’inflazione. “Nonostante saranno disponibili diversi dati di qui alla riunione di marzo, tra cui un altro indicatore Pce, le conferme ricercate probabilmente non arriveranno prima di quella data”, fa però notare.
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Per quanto riguarda i mercati, Jonathan Duensing prevede che si sarà una certa volatilità. Il responsabile della divisone Fixed Income di Amundi Us è infatti convinto che gli investitori siano alle prese con tre fattori: la funzione di reazione della politica della Fed, le incertezze economiche di fine ciclo e il percorso dell’inflazione. Da qui la sua raccomandazione: “Mantenere un orientamento alla qualità più elevata nei portafogli con esposizioni selettive al mercato del credito, dove le valutazioni offrono margini di sicurezza più ragionevoli”.
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