Fida ha passato in rassegna i prodotti ad alta sostenibilità venduti al pubblico retail. Domina l’equity tra le asset class. Ma nella top ten è l’AI a spingere le performance. Ecco la classifica
Con gli effetti del climate change che si fanno sempre più evidenti, cresce la consapevolezza che un cambio di passo della finanza sostenibile sia indispensabile. Secondo un sondaggio di Nordea, ad esempio, il 64% dei consulenti finanziari segnala una forte propensione ESG da parte dei clienti italiani. Eppure, sono ancora tanti gli investitori che si domandano se la finanza etica sia remunerativa anche dal punto di vista del rendimento. Abbiamo passato in rassegna i fondi articolo 9 distribuiti nel nostro Paese per stilare una classifica dei migliori e cercare di rispondere a questa domanda.
Incidenza dei fondi con strategie sostenibili sul totale dei prodotti retail distribuiti in Italia. Dati disponibili al 16/12/2024. Fonte: FIDAworkstation.
A circoscrivere l’universo d’osservazione è stata Fida (Finanza Dati Analisi), società di sviluppo applicazioni software per i servizi finanziari e di distribuzione e analisi di dati nel risparmio gestito, che ha analizzato per FocusRisparmio gli andamenti registrati fino al 15 dicembre 2024 dagli strumenti interessati (raggruppati in categorie omogenee per politica di investimento e altre caratteristiche quali-quantitative). In base ai dati raccolti, i fondi comuni ad alta sostenibilità distribuiti in Italia risultano essere 1.052. Si tratta del 5,33% del totale, una percentuale in aumento dello 0,21% rispetto all’anno scorso. Pari invece al 66,93% gli articolo 8, per un totale di 13.201 veicoli.
Asset class, domina l’azionario
Distribuzione dei fondi di investimento e di quelli articolo 9 per macro asset class. Dati disponibili al 16/12/2024. Fonte: FIDAworkstation.
La distribuzione per macro-asset class dei fondi Articolo 9 retail in Italia nel 2024 conferma la netta predominanza della componente azionaria, che rappresenta il 68% del totale. Sebbene si registri un lieve calo rispetto al 70% del 2023, questa quota resta infatti preponderante e dimostra come l’investimento sostenibile continui a trovare nell’equity il veicolo principale per generare rendimenti allineati agli obiettivi ESG. Tra le altre categorie, i fondi diversificati mostrano un modesto incremento e arrivano al 5% mentre un’incidenza di appena lo 0,2% restituisce ai monetari un ruolo marginale. Discorso leggermente diverso per i prodotti a ritorno assoluto, la cui crescita fino al 2% suggerisce a Monica Zerbinati, financial analyst di Fida, una ricerca di strategie flessibili e in grado di offrire una protezione aggiuntiva in contesti di incertezza.
Cambiano anche le strategie
Monica Zerbinati, financial analyst di Fida
Per quanto riguarda le strategie, Zerbinati evidenzia come diverse siano le variazioni rispetto al 2023. “Il passaggio della Sustainability Themed Investing dal 30% al 32% del totale testimonia un maggiore interesse verso temi di sostenibilità specifici come le energie rinnovabili e l’economia circolare”, afferma l’esperta, che sottolinea come a registrare un calo rilevante sia stato invece lo screening normativo. “Pur mantenendo un peso importante”, afferma “è sceso al 42% dal 44% di riflesso a un possibile spostamento verso approcci più tematici e mirati”. Il focus sociale ha registrato un aumento altrettanto significativo, passando dal 4% al 6%, a riprova di un rafforzamento dell’interesse per aspetti come benessere delle comunità. Al contrario, quello sulla governance ha visto una leggera flessione, dallo 1% al 0,9%, evidenziando una minore priorità accordata a questo aspetto rispetto al passato.
La top ten dei fondi Articolo 9 autorizzati per il mercato retail italiano nel 2024 rappresenta una sintesi di come sostenibilità e performance possano convivere, intercettando trend tematici e settoriali ad alto potenziale. Al vertice della classifica il TCW Global Artificial Intelligence Sustainable Equities si distingue infatti con una performance year-to-date del 39%, trainato dall’esposizione all’intelligenza artificiale globale. La volatilità di questo comparto si riflette però in una deviazione standard a tre anni del 23% e in un max drawdown del 39%, circostanza che Zerbinati interpreta come segnale di un profilo di rischio elevato ma compensato da “rendimenti altrettanto ambiziosi”.
Interessante per l’esperta è anche la presenza in terza e quarta posizione di fondi ESG a tematica USA, come l’Arca Azioni America Climate Impact (34%) e il RobecoSAM QI US Climate Beta Equities (34%): “La loro forza risiede nell’esposizione a società americane che guidano la transizione climatica, con approcci particolarmente efficaci nel mitigare la volatilità”. Il fondo RobecoSAM presenta in particolare un max drawdown del 17% e una deviazione standard tra le più basse della classifica (16%), confermandosi un’opzione solida per investitori più attenti alla stabilità. Il settore dell’IA ritorna con il Oddo BHF Artificial Intelligence, in positivo del 30% da inizio anno. Chiudono la lista il Candriam Sustainable Equity US (30%) e il RobecoSAM Net Zero 2050 Climate Equities (29%), entrambi focalizzati su tematiche ambientali. Il primo si distingue per la capacità di bilanciare rischio e rendimento, con la deviazione standard più bassa della lista (14%) mentre il secondo intercetta i temi legati alla decarbonizzazione.
Un aspetto da non sottovalutare per Zerbinati è poi quello dei costi correnti, i cosiddetti ongoing charges, che presentano una notevole eterogeneità. Se fondi con performance più elevate tendono infatti a mostrare valori più alti in corrispondenza di questa voce, come nel caso del TCW Global Artificial Intelligence Sustainable Equities o del Sycomore Global Happy at Work, non mancano neppure prodotti capaci di offrire un ottimo equilibrio tra rendimenti e onerosità: è il caso, ancora una volta, di RobecoSAM QI US Climate Beta Equities o del Candriam Sustainable Equity US, che si confermano tra i più efficienti e testimoniano come anche fondi più contenuti nei costi siano in grado di generare valore in modo sostenibile. “I gestori più capaci non si sono limitati a rispettare criteri di sostenibilità formali ma hanno analizzato in profondità le metriche ESG e le hanno integrate con modelli quantitativi e qualitativi che considerano anche fattori macroeconomici e settoriali”, sostiene l’analista di FIDA. Il risultato è una nuova generazione di fondi sostenibili che, in molti casi, ha superato le aspettative sia in termini di impatto che di rendimento.
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