Investitori previdenziali, oltre tre su cinque hanno già scelto strategie Esg
Il 62% dei piani applica strategie di investimento sostenibile. Nel 2019 erano il 47%. L’indagine FFS
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La finanza sostenibile piace sempre di più anche alle Fondazioni di origine bancaria che vedono in questo tipo di investimenti un vantaggio competitivo. E i numeri parlano da soli, visto che gli enti che hanno scelto strategie SRI rappresentano attualmente oltre il 60% dell’attivo patrimoniale in Italia. A rivelarlo, l’indagine “Le politiche di investimento sostenibile e responsabile delle Fondazioni di origine bancaria”, realizzata dal Forum per la Finanza Sostenibile in collaborazione con Acri e con MondoInstitutional, con il sostegno di Dpam, Natixis Investment Managers, Prometeia e T. Rowe Price, e presentata nel corso della nona edizione della Settimana SRI.
Non solo, quindi, investitori previdenziali: la svolta riguarda anche le Fondazioni, e si preannuncia come decisiva visto che queste assumeranno una funzione ancora più rilevante nel post-pandemia per il rilancio socio-economico dei territori. Con la finanza sostenibile potranno infatti rinforzare la propria azione a supporto di una crescita più verde e inclusiva.
Nel dettaglio, la ricerca ha coinvolto le 83 Fondazioni di origine bancaria associate ad Acri che gestiscono complessivamente oltre 44 miliardi. Le 32 Fondazioni che hanno risposto al questionario rappresentano l’80% del totale attivo, con circa 35 miliardi. Ebbene: metà di loro, 14, effettua investimenti sostenibili. Tra queste, le prime 10 per dimensione gestiscono complessivamente 27 miliardi, pari al 61% del totale attivo rappresentato dall’intero campione.
La scelta di adottare strategie d’investimento sostenibile e responsabile è motivata principalmente dalla volontà di gestire più efficacemente i rischi finanziari, di ottenere rendimenti migliori, di mitigare il rischio reputazionale e di allinearsi all’evoluzione del contesto normativo di riferimento, soprattutto in ambito Ue. Tutte motivazioni che segnalano come le Fondazioni individuano un vantaggio competitivo negli investimenti sostenibili.
Tra quelle che non applicano strategie di investimento sostenibile, 10 dichiarano di aver avviato valutazioni in merito: si tratta principalmente di Fondazioni medio-grandi, con un patrimonio in gestione equivalente al 15% del totale attivo. In 7 casi il processo potrebbe concludersi entro la fine del 2020.
Passando alle strategie preferite, al primo posto c’è l’impact investing, con progetti concentrati prevalentemente nel settore dell’housing sociale, seguito da esclusioni, investimenti tematici, best in class e adesione a convenzioni internazionali. Da segnalare che 14 Fondazioni attive in ambito SRI effettuano investimenti correlati alla missione (Mission Related Investment, che oltre a conseguire rendimenti utili a raccogliere risorse da destinare all’attività erogativa finanziano progetti con finalità sociali e che consentono di promuovere lo sviluppo economico del territorio). Anche in questo casi il settore più interessato è l’housing sociale.
Dall’indagine emergono infine tre ambiti nei quali le Fondazioni potrebbero essere incoraggiate a incrementare l’impegno in termini SRI: porzione di attivo patrimoniale gestito secondo strategie d’investimento sostenibile (ora prevalentemente compresa tra lo 0 e il 25%); ricorso all’engagement (vale a dire al dialogo con le imprese investite e all’esercizio del diritto di voto con lo scopo di promuovere pratiche aziendali più sostenibili) che potrebbe essere incoraggiato attraverso iniziative di informazione e formazione sul tema; divulgazione di informazioni sugli investimenti sostenibili (9 su 14 Fondazioni che adottano investimenti sostenibili comunicano solo dati di carattere generale sul tema).
“Le Fondazioni di origine bancaria hanno una posizione privilegiata in termini di investimenti sostenibili e responsabili – sottolinea Alessandro Fonzi , Cfa deputy head of international sales e country head di Dpam -. Da un lato, tramite le erogazioni e gli investimenti locali, possono avere un impatto positivo diretto sul territorio. Dall’altro, la loro attività di gestione del patrimonio secondo linee guida SRI, senza rinunciare al rendimento, determina un impatto positivo indiretto a livello globale”.
“L’indagine condotta dal Forum per la Finanza Sostenibile fornisce preziose informazioni per comprendere lo stato dell’arte della finanza sostenibile nelle Fondazioni di origine bancaria e consente di cogliere spazi di ulteriore rafforzamento di queste politiche di investimento che sono naturalmente radicate nel loro Dna”, aggiunge Giorgio Righetti, direttore generale di Acri.
E Donato Savatteri, country head per l’Italia di T. Rowe Price, non ha dubbi: “La pandemia ha messo in luce la necessità di prestare maggiore attenzione alla sostenibilità, e questo vale anche per la finanza. Ora abbiamo l’occasione di mettere a fuoco una ripresa più green e inclusiva, e in tal senso la propensione delle fondazioni bancarie per gli investimenti SRI è più che incoraggiante. La strada è lunga, ma la via è tracciata e lo sforzo sarà corale, con anche noi asset manager in prima linea”.
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