Reddito fisso, gli asset rischiosi non si fermeranno. A una condizione
Husain (T. Rowe Price): “La capacità di aumentare e ridurre l'esposizione al rischio nelle diverse fasi dell'anno sarà cruciale”. Ecco perché
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Non appena i listini cinesi sono tornati in relativo equilibrio, sui mercati internazionali l’ottimismo degli investitori è nuovamente cresciuto. Che succede? Un misto di TINA e di FOMO, secondo Axel Botte, strategist di Ostrum Asset Management, ovvero mancanza di alternative (TINA – there is no alternative) e timore di perdersi (FOMO – fear of missing out) il prossimo rialzo, ma anche un segnale per le banche centrali.
“Gli indici azionari statunitensi si avvicinano a picchi mai registrati prima – osserva lo strategist -: l’S&P500 è salito del 3,5% circa su base annua e anche lo Stoxx600 ha recuperato i massimi storici. I mercati obbligazionari hanno subito una correzione al ribasso, ma senza lasciare sul terreno tutti i guadagni del 2020. Il Bund tratta vicino al -0,39% a fronte di una modesta pressione in aumento e il debito sovrano è rimasto di fatto stabile. Il rendimento del Treasury decennale è tornato in linea con i tassi sui pronti contro termine della Fed e la curva dei rendimenti Usa si è appiattita sulla parte lunga”.
Il rimbalzo registrato sugli asset di rischio è stato evidente sull’high yield europeo (-14pb p) e sull’obbligazionario emergente (-11pb). “Anche gli indici CDS riflettono l’aumento della propensione al rischio – prosegue Botte -. L’indice iTraxx XO (214pb) tratta al di sotto dei 10pb di restringimento annuale. L’euro ha infranto la soglia di 1,10 dollari sulla scia della debolezza dei dati più recenti e lo yen si è deprezzato verso quota 110. A propria volta, il peso messicano è l’unica tra le principali valute a essersi apprezzata nel cambio rispetto al dollaro quest’anno”.
Per lo strategist, la rapida inversione di rotta dei mercati può essere un segnale di compiacenza degli investitori: “L’aumento dei prezzi degli asset deriva probabilmente dalla politica monetaria accomodante delle Banche centrali. La PBoC ha di recente iniettato liquidità nel sistema finanziario arrestando la pressione al rialzo sul renminbi (quasi alla soglia del livello 7 rispetto al dollaro) dopo la firma dell’accordo commerciale con gli Stati Uniti”.
In effetti, il rendimento dei governativi Usa decennali si è mosso poco dinanzi ai solidi dati sul mercato del lavoro e al rialzo dei dati Ism, con il rendimento a dieci anni tornato all’1,60%, in linea con il tasso repo della Fed. “La performance debole delle obbligazioni a 5 anni è tipica di uno scenario caratterizzato da una limitata avversione al rischio – chiarisce Botte -. Il restringimento degli spread su 10/30 anni riflette in parte la decisione del Tesoro statunitense di posticipare a maggio l’emissione di nuove obbligazioni a 20 anni. I flussi finali degli investitori sui mercati obbligazionari statunitensi hanno recentemente favorito gli Mbs rispetto ai prestiti bancari, in quanto i tassi Libor a 3 mesi sono scesi all’1,75%. I segnali di una ripresa dei prezzi delle case hanno sostenuto gli investimenti in titoli garantiti da ipoteca, nonostante la progressiva riduzione in corso delle quote di Mbs detenute dalla Fed”.
Sul listino americano, l’S&P 500 continua a essere sostenuto dai grandi nomi del tech e sembra di fatto inaffondabile, tanto più dopo una stagione degli utili superiore alle attese, eccetto per i settori dell’energia e delle materie prime. E lo strategist sottolinea come il basso livello dei tassi sia una manna per i trust immobiliari e le utility.
“Oltre alla mancanza di alternative interessanti (TINA), il timore di non intercettare (FOMO) il prossimo rialzo ha portato gli investitori a mantenere posizioni azionarie lunghe. L’esperienza del 2019 è infatti ancora nella mente della maggior parte degli investitori. L’Europa continua a beneficiare dei flussi provenienti dagli Stati Uniti, con l’Euro Stoxx 50 che ha superato il tetto dei 3800. Gli utili aggregati sono tuttavia diminuiti di ben il 4% su base annua durante l’ultimo trimestre dell’anno scorso secondo gli ultimi dati (fino ad oggi 158 su 440 titoli europei hanno pubblicato i risultati). Oltre all’energia e le risorse di base, il settore dei beni di consumo ha mostrato una certa debolezza nella dinamica degli utili”, conclude Botte.