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Dopo il +13% di raccolta del 2020, nel primo semestre 2021 aumentano flussi, investimenti e performance. Boom di infrastrutture e asset reali. E il mercato tricolore cresce a doppia cifra
Per gli asset alternativi si preannuncia un 2021 da record. Stando ai numeri, infatti, a fine 2020 i gestori di fondi alternativi europei hanno toccato quota 2.060 miliardi di euro di masse in gestione, mettendo a segno nell’anno del Covid un aumento del 13% rispetto ai 1.810 miliardi del 2019, e ora sono sulla buona strada per chiudere quest’anno con un nuovo massimo storico, vista l’accelerazione di raccolta, investimenti e performance.
A certificarlo, è il rapporto “2021 Alternative Assets in Europe” realizzato da Preqin e Amundi, secondo cui l’aum è cresciuto del 58% negli ultimi cinque anni, da dicembre 2016 a dicembre 2020, e il Vecchio Continente rappresenta attualmente il 24% dell’industria globale degli asset alternativi.
In crescita raccolta, investimenti e performance
Nel primo semestre 2021 raccolta, investimenti e performance hanno subito un’accelerazione. La raccolta da parte dei general partner (GP) dei fondi di private capital europei ha infatti toccato il 59% del totale dell’intero anno 2020, un dato che nonostante le sfide causate dalle restrizioni per viaggi e incontri, è stato il secondo più alto mai registrato. I team di investimento sono stati impegnati in attività di venture capital, investimenti in infrastrutture e private equity (i settori più attivi), con un valore delle transazioni di private capital concluse che nel primo semestre 2021 rappresentava già l’83% del totale dell’intero anno 2020. I mercati azionari e di debito forti dal secondo trimestre 2020 si sono tradotti in un dinamico mercato di uscita, non solo per le Ipo ma anche per le attività di trade sale e rifinanziamento.
Stando al report, anche se i dati di rendimento registrati nei primi anni dai fondi dei limited partner (LP) rappresentano solo un indicatore di performance future, la media dei tir netti (tassi interni di rendimento) delle edizioni di fondi di private equity e venture capital (Pevc) lanciate nel 2018 si attesta al 22%, mentre le edizioni delle annate 2011-2017 si erano attestate tra il 14% e il 19,4%. È dunque facile prevedere che tali prospettive di performance attraggano in futuro ancora più capitale d’investimento negli asset alternativi europei.
Regno Unito in testa. L’Italia corre
Il Regno Unito è stato a lungo il più grande mercato europeo di gestione di investimenti alternativi, ma dal momento che le asset class si sono ampliate e globalizzate, la quota di aum gestita dai general partner di sua maestà si è ridotta. Tra il 2010 e il 2020 il capitale privato gestito al di fuori dell’Europa è aumentato del 209%, mentre l’aum dei gestori con sede in Uk è aumentato del 177%, con un calo dal 59% al 52% della quota del Regno Unito sul totale di aum di capitale privato europeo.
La crescita delle masse dei gestori PEVC britannici è stata in media del 13% negli ultimi tre anni: un trend significativamente più lento rispetto al 23% raggiunto dai gestori in Francia, secondo centro d’Europa per gli asset alternativi, anche se occorre considerare che l’aum del PEVC inglesi resta ancora 4,6 volte più grande di quello francese (473 miliardi di euro rispetto a 102 miliardi di euro).
Quanto al nostro Paese, il mercato italiano dei capitali privati sta diventando sempre più interessante. Nel 2020 il capitale aggregato raccolto dai fondi tricolori è aumentato del 17% rispetto all’anno precedente e nel primo semestre 2021 ammonta a 720 milioni di euro. Il PEVC è al centro dell’industria italiana degli asset alternativi, rappresentando il 35% degli aum in asset alternativi a fine 2020 (15 miliardi di euro). Infrastrutture, real estate e private debt rappresentano rispettivamente il 17%, il 14% e l’11%, valori non insignificanti. Gli hedge fund rappresentano invece il 22%.
Stando al report Preqin e Amundi, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza da 242 miliardi di euro indirizzerà circa il 40% dei fondi pubblici italiani verso programmi green e il 25% verso progetti digitali, con infrastrutture e treni ad alta velocità tra le priorità: ciò creerà una vasta gamma di opportunità per il finanziamento da parte di capitali privati.
Investimenti spinti da infrastrutture e asset reali
Una nota particolarmente positiva è rappresentata dalle infrastrutture, con i governi di tutta Europa che stanno spingendo gli investimenti per stimolare la crescita economica e raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni di carbonio, mentre l’aumento del debito pubblico a seguito del Covid-19 farà salire la richiesta di capitale privato. L’aum degli investimenti in infrastrutture basate in Europa è infatti cresciuto notevolmente negli ultimi cinque anni, raggiungendo quasi 250 miliardi di euro a dicembre 2020 (con un Cagr del 22% dal 2015). Con il cosiddetto ‘dry powder’ dei fondi infrastrutturali focalizzati sull’Europa pari a 130 miliardi di euro, che rappresenta un ragguardevole 43% del ‘dry powder’ dei fondi infrastrutturali a livello mondiale, l’attività di investimento è secondo gli esperti destinata a intensificarsi ulteriormente.
L’investimento nel real estate nel primo semestre di quest’anno, misurato sulla base del numero di operazioni, sta seguendo un ritmo simile al 2020. Il numero di operazioni è stato pari al 54% di quelle complessive avvenute nel 2020, che peraltro aveva registrato un calo significativo rispetto al 2019. La pandemia non ha innescato una correzione diffusa delle valutazioni immobiliari, come evidenziato dall’aumento del 9% dell’aum immobiliare a 177 miliardi di euro nel 2020, nonostante la scarsa raccolta.
Rialzano la testa gli hedge fund
In un anno difficile per i mercati a livello globale, gli hedge fund focalizzati sull’Europa hanno concluso il 2020 positivamente, in aumento del 7,04% in media, con il momentum che prosegue anche nel 2021. Dopo aver subito deflussi significativi paria -31,8 miliardi di euro nel primo trimestre 2020 nell’ambito del sell off del mercato azionario, gli hedge fund si sono stabilizzati e hanno poi attratto capitale nella seconda metà dell’anno, con afflussi netti pari a 32,2 miliardi di euro: un’inversione di tendenza per una asset class che negli ultimi cinque anni di mercato rialzista aveva registrato consistenti deflussi. In un contesto che vede una lenta uscita dell’Europa dalla sua prolungata recessione, gli hedge fund sono nella posizione migliore per beneficiare di un aumento previsto della volatilità del mercato.
Principi Esg nuovi protagonisti
L’impegno verso i principi Esg e il rispetto della legislazione Ue rappresentano ormai una consuetudine per i gestori e gli investitori in Europa, con oltre l’80% di masse in gestione nei fondi Esg. E le questioni ambientali stanno generano opportunità anche per le asset class alternative. Nel settore del real estate, ad esempio, si pone maggiore enfasi sulle strategie a valore aggiunto, che hanno raccolto 11,7 miliardi di euro nel 2020, molti dei quali sono focalizzati sulla creazione di valore attraverso la riduzione delle emissioni di carbonio degli edifici. Nel private equity, gli investitori utilizzano sempre più dei filtri Esg per creare i Kpi in aree come le catene di approvvigionamento che determineranno un aumento delle valutazioni in uscita, mentre gli investimenti infrastrutturali, sostenuti dai governi per raggiungere gli obiettivi di riduzione del carbonio, sono sempre più importanti anche per la transizione energetica, in particolare per quanto riguarda le energie rinnovabili.
Asset reali, la scommessa vincente del post-Covid
“Siamo pronti a vedere le economie europee raggiungere nuovi record nel 2021, ottimisti sul fatto che sono sulla via della ripresa dopo il duro colpo causato dalla pandemia – spiega Mark O’Hare, fondatore e ceo di Preqin -. I nostri colloqui con gli investitori focalizzati sull’Europa confermano che si stanno ‘attenendo al programma’ per quanto riguarda le loro allocazioni in asset alternativi: di fronte all’incertezza e al calo dei rendimenti in tutte le classi di attivi, l’attrattività degli asset alternativi, incluse le opportunità innovative offerte dagli investimenti green, rimane molto interessante”.
In particolare, secondo Dominique Carrel-Billiard, global head of real assets di Amundi, sono gli asset reali la vera scommessa vincente per un mondo post-Covid. “Un nuovo ciclo economico post-Covid potrebbe vedere una ripresa dell’inflazione e continuare a spingere i capitali verso queste classi di attivi che offrono protezione dall’inflazione e la prospettiva di rendimenti più elevati – afferma -. Gli asset reali possono contribuire ad affrontare le sfide economiche derivanti dalla ripresa dalla crisi generata dal Covid e a soddisfare le aspettative degli investitori sia in termini di performance che di impatto, contribuendo in particolare ad allocare il capitale in direzione della transizione energetica. Per questo è fondamentale rendere gli asset reali accessibili a una più ampia gamma di risparmiatori”.
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