La rivoluzione (in)compiuta dei bond sostenibili
Nel 2024 i titoli verdi hanno superato la soglia dei 5.000 miliardi di emissioni cumulative. Un record storico che segna la forza trainante di un settore in continua espansione
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I fondi climatici europei sono sulla buona strada per il loro primo anno in rosso sul fronte della raccolta. Lo evidenzia il rapporto di Morningstar intitolato ‘Investing in Times of Climate Change’, dal quale emerge come la categoria abbia archiviato i primi nove mesi del 2024 con 24 miliardi di dollari di deflussi. Un trend cui i prodotti europei hanno contribuito con fuoriuscite per ben 20 miliardi e che potrebbe testimoniare un raffreddamento dell’entusiasmo degli investitori per il tema.
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Nel dettaglio, Morningstar mostra come i fondi di soluzioni climatiche abbiano registrato 12 miliardi di dollari di riscatti da gennaio a settembre mentre le fuoriuscite che hanno interessato quelli sulla transizione climatica sono state pari a 1,5 miliardi. Un’inversione di tendenza evidente rispetto al 2023, quando si erano registrati nuovi capitali per 32 miliardi di dollari, e che risulta ancor più immediata dall’analisi dei soli prodotti europei: sebbene le vendite nette siano diminuite ogni anno dal picco di oltre 100 miliardi di dollari nel 2021, le strategie del Vecchio Continente avevano registrato afflussi positivi in ciascuno degli ultimi sei anni. Solo i veicoli low carbon e gli obbligazionari verdi sono stati capaci di raccogliere nuovi capitali, mettendo a segno una raccolta combinata di 3 miliardi di dollari. Tra gli strumenti analizzata dalla società quello più venduto è stato l’ETF di Amundi MSCI USA ESG Climate Net Zero Ambition CTB Ucits, che ha attirato a sè di 2,4 miliardi.
La categoria segna un rallentamento anche per quanto riguarda lo sviluppo dei prodotti, con i lanci di nuovi fondi che nei nove mesi sono rimasti fermi al minimo storico di 54 contro i 115 registrati nell’intero 2023. Secondo la società di raccolta e analisi dati, si tratta di un problema che affonda le radici anche nelle difficoltà cui stanno andando incontro le azioni delle società legate alla produzione di energia da fonti rinnovabili: “Tassi di interesse elevati, inflazione dei materiali, interruzioni della catena di approvvigionamento e la continua concorrenza da parte dei combustibili fossili costituiscono degli ostacoli alla prosperità di questo mercato”.
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A consolare i sostenitori della finanza sostenibile restano però i numeri sul patrimonio. Alla fine di settembre, sempre secondo Morningstar, gli asset globali in fondi comuni ed ETF con un mandato legato al clima ammontavano infatti a 572 miliardi di dollari e risultavano in un aumento del 6% rispetto all’inizio dell’anno. E se sul fronte della raccolta all’Europa spettava la maglia nera, qui il Vecchio Continente si distingue per una crescita dell’8% a 488 miliardi. Da segnalare il dato sulle strategie passive, la cui masse hanno raggiunto 291 miliardi (+12%) e restituiscono alla categoria un peso del 60% sull’intero mercato UE.
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