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Il patrimonio è aumentato negli ultimi 18 mesi in tutto il mondo, nonostante i venti contrari. Diminuiscono i lanci di nuovi prodotti, ma i cambiamenti normativi guideranno l’evoluzione del mercato
Gli investitori in fondi sembrano molto più determinati a combattere il cambiamento climatico di quanto il mondo intero stia facendo per rispettare gli Accordi di Parigi e mantenere l’innalzamento della temperatura media globale entro 1,5 gradi rispetto ai livelli preindustriali. Nonostante i provvedimenti dei governi, l’aumento dell’uso di fonti rinnovabili, l’adozione di veicoli elettrici e altri sviluppi verso un’economia meno inquinante, la collettività è infatti ancora fuori rotta per limitare il surriscaldamento globale e la temperatura è già aumentata di almeno 1,1 gradi rispetto ai livelli preindustriali. Secondo Morningstar Sustainalytics, ad esempio, l’87% delle oltre 5mila aziende quotate più grandi al mondo si trova su una traiettoria di almeno 2,1°C. Mentre, l’anno scorso, l’Emission gap report delle Nazioni Unite affermava che gli impegni governativi attuali avrebbero portato a un mondo a 2,4-2,6°C.
Dal canto loro, gli operatori dei mercati finanziari sono sempre più consapevoli del fatto che alcune attività saranno svantaggiate dalla transizione low carbon a causa dei cambiamenti nella regolamentazione, nelle abitudini delle persone e nella tecnologia. Inoltre, temono i rischi degli eventi climatici estremi sulla produzione, sulle catene di fornitura e sulle infrastrutture. Molti, infine, cercano di cogliere le opportunità emergenti dalle fonti rinnovabili, la cattura del carbonio, l’economia circolare e le altre soluzioni per mitigare i rischi climatici.
Secondo BloombergNEF, gli investimenti globali nella transizione energetica hanno toccato 1,1 mila miliardi di dollari nel 2022, ma l’Agenzia internazionale per l’energia stima che dovrebbero aumentare ancora a 4 mila miliardi entro il 2030 per raggiungere l’obiettivo net zero entro il 2050.
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Fondi climatici, il patrimonio globale supera i 500 miliardi
Gli investitori in fondi vogliono fare la loro parte, come dimostra la rapida crescita del patrimonio delle strategie focalizzate sul clima a 534 miliardi di dollari a livello globale (al 30 giugno 2023). Secondo gli ultimi dati di Morningstar, l’incremento è stato del 30% negli ultimi 18 mesi, un dato che si confronta con il calo del 5% degli asset dei fondi sostenibili e dell’8% di quelli tradizionali nello stesso periodo. Negli ultimi cinque anni e mezzo, i soldi confluiti nei comparti climatici sono cresciuti di 14 volte. Tanto che oggi tali strategie rappresentano il 20% dell’intero universo del risparmio gestito sostenibile a livello globale.
Crescita del patrimonio dei fondi climatici per area geografica

Dati al 30 giugno 2023. Fonte: Morningstar Direct- Morningstar Research.
Il primato dell’Europa
L’Europa gioca un ruolo da protagonista in questo contesto, dal momento che l’84% del patrimonio globale dei fondi climatici risiede nell’area e la crescita è stata superiore a quella mondiale negli ultimi 18 mesi (+38%) a 447 miliardi di dollari. Il mercato del Vecchio Continente è anche quello più diversificato, con 877 prodotti (al 30 giugno) contro i 223 della Cina e i 117 degli Stati Uniti. Gli investitori puntano soprattutto sulle strategie di transizione climatica, che rappresentano circa la metà degli asset (45%) e su quelle low carbon (20%). Le prime orientano i loro portafogli verso le società che considerano il climate change nella loro strategia aziendale e quindi sono meglio preparate alla transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio. Le seconde mirano ad avere un’intensità di carbonio inferiore all’indice di riferimento.
Rallentano i flussi e debutti di fondi climatici
L’evoluzione futura del mercato dei fondi climatici dipende dagli sviluppi geopolitici ed economici, oltre che dagli impulsi regolamentari verso l’azzeramento delle emissioni nette. L’anno scorso, i flussi globali verso queste strategie sono stati positivi ma in forte calo rispetto all’anno precedente: da 150 miliardi a 60 miliardi di dollari. Nei primi sei mesi del 2023, la raccolta globale è stata invece pari a 36 miliardi e ha mostrato una maggior dinamicità rispetto ai fondi tradizionali. I prodotti sulla transizione climatica hanno attratto il 61% dei flussi nel periodo.
I flussi globali nelle diverse strategie climatiche

Dati al 30 giugno 2023. Fonte: Morningstar Direct- Morningstar Research.
Un altro indicatore dell’evoluzione futura sono i lanci di nuovi prodotti. Il 2022 è stato un anno record a livello globale (295 debutti) ma nella sua prima parte si è caratterizzato per un rallentamento, con 97 nuovi fondi che hanno portato il totale a 1.407. L’Europa non ha fatto eccezione: la nascita di soli 55 strumenti climatici nel primo semestre segna un minimo storico. Nello stesso periodo del 2022 erano stati 91. Tuttavia, tali numeri si collocano in un contesto di generale prudenza degli asset manager nel lancio di nuovi prodotti.
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Scenario in evoluzione con i cambiamenti normativi
Nel Vecchio continente è importante anche monitorare il rebranding di fondi esistenti, un fenomeno molto diffuso negli anni scorsi ma in netto rallentamento al 2023 con solamente cinque operazioni di questo tipo nei primi sei mesi. Il trend vede l’allineamento di strategie tradizionali agli obiettivi climatici, ad esempio riducendo l’allocazione verso le società a più alta intensità di carbonio o l’esposizione ai settori controversi per l’ambiente e aumentando quella ai titoli climate-friendly.
“A seguito dell’introduzione del Regolamento sull’informativa sulla finanza sostenibile (Sdfr) nel marzo 2021, molti fondi si sono impegnati a ridurre l’intensità di carbonio rispetto ai loro parametri di riferimento senza specificare l’entità della riduzione”, spiega Hortense Bioy, direttore globale della ricerca sulla sostenibilità di Morningstar. “Man mano che sempre più gestori si impegneranno a raggiungere l’obiettivo net zero entro il 2050 e inizieranno ad attuare i propri piani di decarbonizzazione, ci aspettiamo di vedere più fondi esistenti modificare i propri target di investimento per includere obiettivi quantificati di riduzione delle emissioni”.
I cambiamenti normativi continuano quindi a influire sullo sviluppo dei fondi climatici, soprattutto in Europa. Ad esempio, quando è entrata in vigore la Sfdr, la maggior parte di queste strategie era classificata come articolo 9. Per rientrare in questo gruppo un fondo deve avere obiettivi di investimento sostenibili e tutti i titoli devono essere investimenti che rispettano lo standard “do no significant harm” (ossia “non danneggiare l’ambiente”). Successivamente ai chiarimenti regolamentari, a fine 2022. molti strumenti passivi allineati ai benchmark climatici hanno subito un downgrade ad articolo 8 e in questo modo sono arrivati a rappresentare circa la metà dei fondi focalizzati sul clima.
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