Fondi pensione, superato il 2020 grazie allo stile value
I prodotti pensionistici aperti promossi da banche ed Sgr superano la pandemia approcciando alle azioni con uno stile d’investimento value. Ecco i migliori comparti del 2020
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I fondi pensione rallentano a causa del Covid ma non smettono di crescere, sia dal lato delle adesioni sia da quello dei rendimenti. Resta infatti positivo nel 2020 l’andamento delle iscrizioni, nonostante il calo registrato nella fase più acuta della pandemia. Lo certifica la Covip, secondo cui alla fine dello scorso dicembre le posizioni in essere presso le forme pensionistiche complementari erano 9,353 milioni, il 2,6% in più, pari a 236.000 unità, rispetto al 2019. Al numero totale, che include anche coloro che aderiscono contemporaneamente a più forme, corrisponde un totale degli iscritti stimato in 8,480 milioni di persone.
In aumento anche le risorse destinate alle prestazioni, pari a circa 196 miliardi di euro, 11 miliardi in più rispetto all’anno precedente, e i flussi contributivi, che nel 2020 hanno totalizzato 12,4 miliardi di euro, (+3%) attenuando la propria crescita rispetto al trend degli anni precedenti (poco sopra il 5% annuo) “ma mantenendosi comunque in territorio positivo nonostante la crisi determinata dalla pandemia”, osserva la Covip, che sottolinea come il calo dei contributi osservato nel secondo trimestre sia stato quindi recuperato.
Nel dettaglio, rispetto alla fine del 2019, nei fondi negoziali si registrano circa 101.000 posizioni in più (+3,2%), portando il totale a fine anno a 3,261 milioni. I maggiori incrementi si riscontrano nel fondo destinato ai lavoratori del settore edile, (20.600 unità in più) e nel fondo rivolto ai dipendenti pubblici (14.000 unità in più).
Nelle forme pensionistiche di mercato, i fondi aperti contano 1,628 milioni di posizioni, 76.000 unità in più (+4,9%). Per i Pip “nuovi” il totale delle posizioni, 3,508 milioni, è in aumento di 89.000 unità (+2,6%), sempre rispetto alla fine del 2019. A dicembre 2020, le risorse destinate alle prestazioni complessive erano pari a circa 196 miliardi di euro, 11 miliardi in più rispetto alla fine del 2019. Il patrimonio dei fondi negoziali risultava pari a 60,4 miliardi di euro (+7,5%) mentre per i fondi aperti si attestava a 25,4 miliardi (+11,1%). Per Pip (i piani individuali pensionistici) nuovi sfiorava i 39,2 miliardi (+10,4%). I fondi pensioni preesistenti hanno risorse per pensioni per 64,5 miliardi mentre i Pip vecchi per sette miliardi.
Un’analisi che tiene conto della stagionalità conferma che il calo dei contributi specificamente imputabile all’emergere della pandemia “sia comunque stato di ammontare limitato”, si legge nel report. La differenza tra il flusso complessivo incassato nel 2020 e quello del 2019 è positiva per circa 350 milioni di euro a livello di sistema.
Buona la performance anche dal punto di vista dei rendimenti. Dopo una prima parte del 2020 che ha registrato tensioni sui mercati finanziari, la situazione è infatti migliorata e la maggior parte dei fondi ha recuperato. Secondo la Covip, a fronte di una rivalutazione del Tfr dell’1,2% nel 2020, i rendimenti dei fondi pensione negoziali sono cresciuti del 3,1% e quelli dei fondi aperti del 2,9%. Per quanto riguarda i Pip (piani individuali pensionistici) nuovi le gestioni separate hanno registrato per i rendimenti un +1,4% mentre i Pip di ramo III hanno segnato un -0,2%.
“Valutando i rendimenti su orizzonti più propri del risparmio previdenziale – conclude la Covip -, essi restano nel complesso soddisfacenti. Nei dieci anni da inizio 2011 a fine 2020, il rendimento medio annuo composto è stato pari al 3,6% per i fondi negoziali, al 3,7% per i fondi aperti, al 3,3 per i Pip di ramo III e al 2,4% per le gestioni di ramo I; nello stesso periodo, la rivalutazione del Tfr è risultata pari all’1,8% annuo”.
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