Fondi pensione, è allarme per la riforma fiscale
Per le Commissioni di Camera e Senato la tassazione sulle prestazioni finali dovrebbe andare dal 23% al 46%, contro l'attuale 9-15%
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Nessun ritorno al passato, nessun rischio stangata per la previdenza complementare. Dopo l’allarme lanciato dal presidente di Itinerari Previdenziali, Alberto Brambilla, sulla proposta di riforma fiscale dei fondi pensione arrivata al governo dalle due Commissioni Finanze di Camera e Senato, Luigi Marattin, presidente del gruppo di lavoro di Montecitorio, prova a frenare l’agitazione.
La conclusione che, se il governo seguisse quanto indicato dalle Commissioni, il risultato sarebbe un aggravio fiscale tale da bloccare le adesioni alla previdenza complementare, per Marattin nasce infatti da un fraintendimento.
Nel documento conclusivo di sei mesi di lavoro sulla riforma fiscale, spiega l’esponente di Italia Viva in una lettera pubblicata su L’Economia del Corriere della Sera, le Commissioni non hanno consigliato alcuna diminuzione, a causa della tassazione, delle prestazioni della previdenza complementare. La loro proposta si basa invece su due presupposti: azzerare la tassazione annuale sui rendimenti maturati durante il periodo di contribuzione, attualmente al 20%, uniformando il sistema a ciò che accade nel resto d’Europa, e tassare le prestazioni solo in fase di erogazione, secondo il regime ordinario.
Ma è appunto su “regime ordinario” che, secondo Marattin, sarebbe nato l’equivoco con Brambilla. Con questa espressione non si indicano infatti le aliquote progressive Irpef, ora dal 23% al 43%, ma il “nuovo regime duale proposto dalle Commissioni”, in cui le rendite finanziarie, così come i redditi da capitale, verrebbero tassate “in maniera proporzionale con un aliquota tendenzialmente vicina all’aliquota più bassa dei redditi da lavoro”. “Non quindi, il 46% di cui parla Brambilla”, assicura.
Il passaggio al sistema Eet, quello largamente prevalente nel resto d’Europa, secondo Marattin avrebbe insomma l’effetto, alla fine del periodo di contribuzione, di assicurare un montante sensibilmente più consistente, con conseguenti effetti positivi anche sulla rendita annuale lorda.
Infine, quanto alla tassazione di quest’ultima, il presidente della Commissione Finanze della Camera chiarisce che tutto dipenderà da quale sarà l’aliquota proporzionale del nuovo sistema duale, ma che anche se dovesse essere “simile a quella del sistema attuale, la detassazione nella fase di maturazione garantirebbe comunque al lavoratore una rendita netta più alta”, o nell’ipotesi peggiore comunque non inferiore all’attuale.
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