Articolo pubblicato su FR MAGAZINE | Ottobre – Novembre 2019 |
Da tempo si parla di coinvolgere i fondi pensione in un progetto di sistema per investire nell’economia reale. L’esperienza di Cometa, primo fondo negoziale per masse in gestione
Guardare agli investimenti in economia reale per superare lo stallo dei mercati tradizionali caratterizzati da elevata volatilità degli asset e rendimenti negativi, ma sempre nell’ottica dell’adeguatezza di lungo periodo. Come spiega Oreste Gallo, presidente per il triennio 2018-2020 del Cda di Cometa, il fondo pensione complementare dedicato ai dipendenti dell’industria metalmeccanica, degli impianti e del settore orafo e argentiero che è il più grande in Italia per patrimonio e iscritti con 11 miliardi di euro, 409mila lavoratori e un tasso di adesione del 30% rispetto alla platea di riferimento, i fondi pensione possono dare un grande contributo ma si rendono necessari interventi pubblici per stimolare le adesioni, soprattutto tra i giovani.
“Collegato al tema della stabilità del fondo nel tempo e degli investimenti di lungo periodo è il problema delle adesioni aggiuntive, tema delicato in merito al quale è richiesto un intervento”, esorta Gallo. “Le possibilità sono molteplici, l’educazione finanziaria è una di queste. In generale, abbiamo il dovere di avvicinare un maggior numero di giovani al risparmio previdenziale”.
Del resto, il tema dell’investimento in economia reale attraverso i mercati privati (private equity, private debt, infrastrutture) guadagna sempre maggiore attenzione tra gli investitori istituzionali italiani. Secondo l’indagine Mercer European Asset Allocation Survey 2019 che analizza le tendenze di asset allocation degli investitori istituzionali (di cui abbiamo dato conto nel numero di agosto-settembre 2019 di FocusRisparmio, ndr), questi dimostrano una maggiore attenzione a mercati privati, con più del 64% che punta sui premi al rischio dei private asset, guardando sia al private equity sia al private debt. L’indagine Mercer ha coinvolto 876 portafogli europei e l’Italia pesa per l’8% del campione, corrispondente a 70 realtà tra fondi pensione, fondazioni e casse di previdenza.
Eppure, ad oggi, i numeri rimangono modesti. Gli investimenti in economia reale, fatta eccezione per le fondazioni di origine bancaria – che, per statuto, si occupano di temi vicini al territorio e che impiegano il 48,6% del loro patrimonio in questo senso – sono ancora bassi: il 16,31% nel caso delle casse privatizzate, il 3,2% per i fondi pensione preesistenti e il 3% per i negoziali (tutti i dati hanno per fonte il report per il 2018 sugli investitori istituzionali italiani a cura del centro studi e ricerche di Itinerari Previdenziali, ndr).
“Mi aspetto che l’incidenza degli investimenti possa aumentare nei prossimi anni e che gli asset illiquidi entrino a pieno titolo nell’attività dei fondi pensione come Cometa”, spiega Gallo. “Come detto, molto dipende dalle adesioni. Gli investimenti nell’economia reale chiedono di operare su orizzonti temporali di medio-lungo termine: se non riusciamo a fare aumentare le adesioni, nei prossimi anni assisteremo a massicce elargizioni di pensioni che portano con sé il rischio di un accorciamento dell’orizzonte temporale”.
Allargare la platea dei contribuenti porta con sé un naturale incremento degli investimenti in economia reale, “che nei comparti bilanciati potrebbero anche raggiungere il 10% del patrimonio investito – percentuale che nei prossimi 5-10 anni può crescere ulteriormente sulla base delle opportunità di investimento”, afferma Gallo.
Previsione ottimistica? Nient’affatto: l’Italia ha come imperativo quello di vincere la sfida del collegamento del risparmio a sostegno dell’economia reale e i fondi pensione possono dare un grande contributo in questo senso. Obiettivo di Cometa è dunque quello di destinare una parte della contribuzione degli iscritti a strumenti di investimento che abbiano una ricaduta sull’economia reale italiana, alimentando così il tessuto produttivo nazionale. A questo proposito, sottolinea Gallo, è decisivo il tema del processo di selezione dei progetti: “I fondi pensione possono e devono farsi “parte attiva nella definizione dei progetti e nella loro esecuzione. La nostra richiesta è quella di essere coinvolti fin dalle fasi iniziali di studio di fattibilità e consultazione. Altrimenti, se questi progetti arrivano ’preconfezionati’ ai Cda dei fondi negoziali, il rischio di un rigetto è molto forte”, ammonisce Gallo in riferimento a iniziative propiziate dal mondo politico (come nel caso del fondo Atlante, lanciato per sostenere le ricapitalizzazioni bancarie e favorire la gestione dei crediti deteriorati) che i fondi hanno vissuto come calate dall’alto, piuttosto che rispondenti a una progettualità di tipo sistemico.
Ciò detto, l’investimento in asset illiquidi richiede comunque la collaborazione di un gestore specializzato. “Immaginare che un Cda scelga un fondo senza avvalersi della consulenza e delle competenze di asset manager specializzati è velleitario e rischioso”, mette in guardia Gallo, responsabile di un fondo come Cometa che investe attraverso mandati conferiti a Sgr e che attualmente si avvale di nove asset manager per un totale di 13 diversi mandati. “Sia le regole di governance sia le professionalità richieste dal settore non consentono ai fondi negoziali di fare a meno dei gestori. In futuro non escludiamo investimenti diretti, ma al momento è una strada improba”.
“AIM Italia è un esempio di come risparmio e impresa si incontrano permettendo all’economia reale di crescere”: questo il messaggio dell’incontro organizzato a Brescia da Banca Valsabbina e EY
I vantaggi dei private asset sono diversi. Il primo è la possibilità di generare un rendimento che non risente delle variazioni dei prezzi di Borsa e che ha poca correlazione con l’andamento dei mercati quotati
Iscriviti per ricevere gratis il magazine FocusRisparmio