Mentre Parigi perde lo scettro di prima Borsa europea, l’Eurotower allontana l’ipotesi di un salvataggio dei titoli francesi. Per i gestori, fa scuola il caso Italia. Ed è meglio essere prudenti con l’azionario transalpino
Parigi val bene una rassicurazione, non un intervento. Per ora. Secondo la Banca centrale europea (BCE), il brusco sell-off scatenatosi sui titoli francesi a seguito del voto europeo e dell’annuncio di elezioni anticipate non impone infatti al momento di agire, come ipotizzato da alcuni analisti. A dirlo, dopo una settimana di bufera su OAT e azioni transalpine, è stata la stessa presiedente dell’Eurotower, Christine Lagarde, che a seguito della domanda circa le preoccupazioni degli investitori si è limitata ad assicurare “molta attenzione al buon funzionamento dei mercati finanziari”.
Più esplicito è stato il capo economista della BCE, Philip Lane, convinto che l’instabilità sui titoli pubblici dell’Area innescata dagli sviluppi politici francesi non presenti le caratteristiche di una fase di turbolenze “disordinate”. Quelle cioè non giustificate dai fondamentali economici, per le quali è previsto che possa scattare il cosiddetto scudo anti-spread. “Quanto sta accadendo nei mercati è una rivalutazione dei prezzi, ma al momento non ricade nelle caratteristiche di mercati disordinati”, ha affermato. Tesi confermata anche dal vicepresidente Luis De Guindos, secondo cui la correzione registrata nelle ultime sedute è avvenuta in maniera “ordinata” e senza tensioni di liquidità.
BCE alla finestra
Una posizione unanime confermata anche da alcuni rumors che arrivano da Francoforte. Secondo Reuters, infatti, i banchieri centrali non hanno intenzione di discutere di acquisti di emergenza di titoli francesi e pensano ancora che spetti ai politici transalpini rassicurare gli investitori preoccupati dalla prospettiva di un governo di estrema destra. Dunque, per ora, non c’è alcun dossier Parigi sul tavolo dell’Eutotower, nonostante alcuni governatori si siano detti preoccupati dall’idea di disordini finanziari in Francia, fino a poco tempo fa considerata il secondo pilastro di stabilità della zona euro dopo la Germania.
La posizione maggioritaria a Francoforte è comunque quella di restare alla finestra finché a Parigi si formi un nuovo governo e vengano annunciate novità in materia fiscale. Con alcuni membri del board convinti che il copione francese sia simile a quello italiano del 2022, quando la coalizione di centrodestra di Giorgia Meloni era data vincitrice. Una volta a Palazzo Chigi, la premier italiana ha attenuato il suo approccio anti-UE: Marine Le Pen farà lo stesso.
Intanto, il ciclone europee ha fatto perdere a Parigi il primo posto fra i mercati azionari in Europa a meno di due anni dal sorpasso sulla Borsa di Londra. L’annuncio a sorpresa del presidente Emmanuel Macron di elezioni anticipate ha infatti mandato in fumo la scorsa settimana 240 miliardi di euro di capitalizzazione. Secondo i dati elaborati da Bloomberg, dopo che l’indice Cac40 venerdì in chiusura ha cancellato i guadagni del 2024, le azioni francesi hanno una capitalizzazione complessiva di circa 2,9 trilioni di euro, poco meno del valore di quelle quotate a Londra.
“Siamo in una fase in cui non ci sono certezze per le prossime 3-4 settimane e il mercato potrebbe purtroppo diventare più instabile”, sottolinea Alberto Tocchio, gestore Kairos Partners, guardando al primo turno delle elezioni il 30 giugno e al secondo il 7 luglio. E sul fatto che la volatilità resterà alta fino al voto ha pochi dubbi anche la maggior parte dei gestori, i quali però escludono (proprio come i banchieri centrali) lo scenario Frexit. Le preoccupazioni però non mancano, dal momento che il programma del partito euroscettico Rassemblement National della Le Pen prevede, tra le altre cose, un taglio dell’età pensionabile, una riduzione dei prezzi dell’energia, un aumento della spesa pubblica e una politica economica protezionistica ‘France first’.
La lezione italiana
Alexis Bienvenu, fund manager di La Financière de L’Echiquier, fa il parallelo con l’Italia del 2018, quando salirono al potere Movimento Cinque Stelle e Lega con un programma economico molto dispendioso. “Il risultato sul mercato fu lampante: dopo l’annuncio della coalizione, l’indice italiano perse fino al 10% in sei mesi rispetto allo Stoxx 600 europeo e lo spread tra i rendimenti del decennale italiano e tedesco si ampliò di 200 punti base circa, tornando ai livelli del 2013”, analizza. Aggiungendo che poi, dal dicembre 2018, nel giro di un anno le azioni tricolori recuperarono gli indici europei, mentre i titoli di Stato soffrirono più a lungo, finché la Lega uscì dalla coalizione.
“Questa storia non anticipa alcunché anche se è ricca di insegnamenti, perché le turbolenze del mercato hanno la stessa origine: il rischio di un indebitamento eccessivo”, precisa l’esperto, ipotizzando che i titoli azionari francesi, in particolare quelli dal rendimento più sensibile alle iniziative del governo, possano continuare a essere penalizzati per qualche tempo nello scenario di un’assemblea dominata dai partiti di protesta. La situazione potrebbe però normalizzarsi col passare del tempo, secondo Bienvenu, a condizione che non vi sia un impatto significativo sulle attività delle imprese. “L’impatto sul debito francese e sulla capacità di indebitamento futura del Paese potrebbe invece essere più duraturo e grave. Almeno fino a quando le forze politiche dominanti propenderanno per una spesa finanziata in maniera incompleta”, sottolinea.
Secondo Mark Haefele, chief investment officer di UBS Global Wealth Management, l’esito delle elezioni francesi è quantomai incerto a causa del sistema elettorale a doppio turno che rende difficile prevedere i risultati. Ma, indipendentemente dallo scenario che si verificherà, “la situazione fiscale della Francia rimarrà problematica in base alle norme fiscali UE, ponendo seri limiti al margine di manovra di qualsiasi governo”.
“Considerato il potenziale di un ulteriore ampliamento degli spread nel primo turno elettorale, preferiamo alcuni corporate bond francesi piuttosto che i titoli di Stato”, spiega Haefele, secondo cui queste obbligazioni non dovrebbero subire un impatto significativo dalle urne. “Preferiamo nomi di qualità, prevedendo un calo dei rendimenti man mano che i mercati scontano un ciclo di taglio dei tassi da parte della banca centrale. In particolare obbligazioni investment grade selezionate di società multinazionali meno esposte alla politica nazionale e che offrono rendimenti interessanti”, precisa. Per l’azionario, invece, l’esperto raccomanda cautela: “La sottoperformance del Cac40 suggerisce che alcuni rischi sono già scontati, ma ulteriori incertezze potrebbero limitare l’appetito degli investitori. I titoli finanziari, delle utility e quelli infrastrutturali sono i più vulnerabili ai cambiamenti politici”.
Alessandro Tentori, CIO Europa di Axa IM, nell’outlook della società per il nuovo anno individua diversi cambi di passo: la FED potrebbe allentare la propria politica dei tagli dei tassi e le obbligazioni governative per i gestori figureranno come asset tattico, non più strategico
A dicembre i prezzi hanno rallentato al 2,5%. Giù anche il dato core e quello dei servizi. Per alcuni analisti la disinflazione è avviata e Bailey potrebbe tagliare quattro o cinque volte nel 2025. Per altri resterà cauto
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