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Il giudizio a lungo termine scende ad AA- da AA, mentre l’outlook migliora da negativo a stabile. Preoccupano l’aumento del deficit e la frammentazione politica. Ma l’economia è resiliente
Mentre lo spread italiano arretra grazie alle conferme arrivate da Fitch e S&P, la scure di Scope Ratings si abbatte su Parigi. L’agenzia europea ha infatti declassato il rating a lungo termine francese portandolo ad AA- da AA. Una bocciatura in piena regola, dovuta soprattutto al pesante fardello di un debito pubblico in crescita, cui si uniscono le note incertezze politiche e il consolidamento fiscale. La Francia scende così allo stesso livello di Belgio e Repubblica Ceca, tre gradini sotto il giudizio massimo, con l’unica consolazione che l’outlook è passato da negativo a stabile.
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Preoccupa l’impennata di deficit e debito
“Il deficit di bilancio della Francia ha raggiunto il 5,5% del PIL nel 2023 e si prevede un ulteriore aumento al 6,1% nel 2024”, si legge nel report. Si tratta di cifre ben oltre l’obiettivo iniziale del governo del 5,1%, dovute a una maggiore spesa degli enti statali e locali (nonostante il piano di risparmi per 16,5 miliardi di euro) e ad entrate inferiori alle attese. Sebbene l’esecutivo transalpino abbia introdotto un programma di consolidamento fiscale da circa 60 miliardi di euro (pari al 2% del PIL) per il 2025, gli analisti hanno dubbi sull’effettiva efficacia di tale disegno. E la previsione è che il deficit si ridurrà al 5,2% il prossimo anno, rispetto a una precedente stima del 4,6% e all’obiettivo rivisto del 5%: pesano infatti la frammentazione politica e la difficoltà di attuare tagli alla spesa o aumenti delle tasse. A tutto questo si accompagna un debito pubblico in continuo aumento, che resta il principale sorvegliato di Scope. Il recente slittamento di bilancio, unito a una crescita economica moderata, sta infatti determinando un forte aumento del passivo di Parigi. Il rapporto debito/PIL era al 109,9% nel 2023: ora gli analisti prevedono che raggiunterà il 114,8% nel 2025 e il 119% nel 2029, rispetto a una precedente proiezione del 113%, “con un consolidamento fiscale molto graduale e incertezze legate alla crescita del PIL e all’effettiva realizzazione delle riduzioni di spesa”.
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Incertezza politica e resilienza economica
Su tutto questo ha ovviamente pesato il caos politico registrato in primavera, che ha portato alle elezioni anticipate di fine giugno. Per gli analisti, il voto ha infatti ridotto il livello di allineamento tra presidenza, governo e parlamento, aumentando ulteriormente la frammentazione. Un quadro che complica l’implementazione del piano di consolidamento fiscale e delle riforme strutturali necessarie per rafforzare la crescita economica. Inoltre, secondo l’agenzia, la polarizzazione politica e l’opposizione interna al parlamento renderanno difficile ridurre la spesa pubblica o implementare politiche di stimolo alla ripresa prima delle presidenziali del 2027. Facendo salire il rischio che le sfide creditizie a medio termine rimangano irrisolte. Fortunatamente la Francia beneficia di un’economia diversificata e robusta, con un elevato livello di PIL pro capite e una struttura che include settori ad alto valore aggiunto. Il sistema bancario transalpino si distingue inoltre per l’alto grado di capitalizzazione e la forte liquidità, che offrono una certa protezione contro eventuali shock economici esterni. Questo, sostiene Scope, aiuta a bilanciare le difficoltà e contribuisce a mantenere stabile il rating creditizio del Paese.
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