Clima, l’Fmi: puntare sui fondi sostenibili
Per l’istituzione, l’industria dei fondi può essere decisiva nella transizione verde, ma servono politiche fiscali, finanziarie e di regolamentazione. Il climate change al centro anche del T20
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La pandemia ha reso ancora più importanti gli investimenti, per questo “i governi devono creare un contesto di incentivi per il settore privato”. È l’appello che l’amministratore delegato Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, rivolge dal palco del B20 Final Summit, l’evento di chiusura dei lavori della community che rappresenta oltre 6,5 milioni di imprese, ai leader che si riuniranno a fine ottobre. Il manager propone anche una ricetta ben precisa: bisogna pensare alla rigenerazione urbana, incoraggiare investimenti responsabili in infrastrutture, migliorare le condizioni e ridurre le barriere per investitori privati e pubblici.
“Vediamo una grande opportunità attraverso strumenti finanziari per mobilitare risparmi privati – spiega Messina -. I membri del G20 devono chiedere l’armonizzazione degli obiettivi sociali e ambientali e dei criteri Esg” e possono “aiutare ad avere fondi di crescita per sostenere pmi con business model innovativi”. Secondo il banchiere è importante rivedere il contesto normativo e finanziario, creare fondi per la rigenerazione urbana e produrre programmi per facilitare l’accesso alle pmi, fondi “per avere ecosistemi innovativi, per le imprese e per i cittadini”.
Del fatto che la pandemia rappresenti uno spartiacque che abbia reso alcuni cambi di paradigma non più rimandabili sono convinti tutti nel mondo delle imprese. Tanto che il presidente di Confindustria e padrone di casa, Carlo Bonomi, si fa portavoce, avvertendo che le aziende raccolte dal B20 “desiderano indicare ai governi del G20 la prospettiva, la conoscenza e le soluzioni” ma “esortiamo il G20 ad agire tempestivamente e con azioni concrete” sulle sfide globali, che richiedono “risposte condivise e inclusive, tempestive e realistiche”.
E proprio sulla condivisione si sofferma Emma Marcegaglia, B20 Chair. “Il 2021 deve essere l’anno della rinascita, del riavvio di una crescita sostenibile e inclusiva a lungo termine”, per raggiungere questo “abbiamo bisogno di una cooperazione tra gli Stati molto più forte, gli approcci unilaterali non funzionano: non ci possono essere soluzioni alle sfide globali senza un efficace approccio multiraterale e una forte cooperazione”, avverte l’ex numero uno di Confindustria.
“Il G20 deve essere ancora una volta il consiglio deve i leader dei maggiori Paesi condividono visioni e responsabilità, concordano obiettivi e azioni, guidano e garantiscono la loro applicazione – sottolinea -. Il mondo dell’impresa è chiamato a stimolare la crescita economica, a generare occupazione, a diffondere le innovazioni, a promuovere il progresso verso il traguardo di zero emissioni nette, a ridurre le disuguaglianze”. Per questo “siamo determinati a contribuire efficacemente al superamento della crisi e al ripristino di un nuovo paradigma globale”.
Sulla svolta verde si sofferma invece Francesco Starace, amministratore delegato e General manager Enel. Per il manager, i Paesi del G20 hanno una capacità incredibile per affrontare la transizione energetica, ma queste trasformazioni implicano delle disugualianze: i leader hanno quindi la “grande occasione per vedere questa trasformazione come un modo per poter risolvere le disuguaglianze nel mondo”. “L’efficienza energetica e l’uso delle risorse è stato il tema di questo gruppo di lavoro”, spiega Starace, aggiungendo che siamo nel mezzo della trasformazione energetica e si è arrivati a un punto in cui “quello che va bene per l’economia e quello che va bene per l’ambiente, sono due cose che devono andare insieme”.
Il numero uno di Enel punta l’attenzione anche sulla questione emissioni. Occorre “lavorare sui prezzi della CO2, bisogna avere una situazione dei prezzi robusta, promuovendo un dialogo strategico” e sarebbe “un grande passo in avanti andare a settare dei meccanismi sui prezzi della CO2”, sostiene. Per Starace bisogna dunque accelerare questa transizione per raggiungere gli obiettivi di neutralità, spostarsi “verso le energie pulite, con approcci economici ed efficaci”. Tra le raccomandazioni, anche quella di “promuovere lo sviluppo e l’ammodernamento delle infrastrutture”, “usare la finanza sostenibile”, fare con “resilienza e inclusività, l’approvvigionamento delle risorse”, per avere “una transizione inclusiva e giusta nelle società vulnerabili” e infine “preservare l’equilibrio dell’ecosistema naturali”.
Sulla stessa lunghezza d’onda Claudio Descalzi, amministratore delegato Eni, secondo cui occorre incoraggiare una risposta comune alla sfida globale. Le imprese sono pronte e possono “dare un contributo con le nostre capacità industriali e innovative per guidare la transizione tecnologica. Questa transizione richiede alcune misure, ad esempio l’adozione di strumenti come i carbon markets e come il miglioramento nella condivisone degli Esg”, precisa il manager.
Dal punto di vista delle banche, occorre invece la certezza del quadro normativo. Patrizia Grieco, presidente Mps, punta il suo intervento proprio su questo. Servono “regole uguali per tutte per le aziende che operano nei Paesi del G20” in modo da evitare la corruzione e occorre uno “sviluppo della trasparenza negli appalti pubblici”, scandisce. “Noi dobbiamo assicurare di rispettare le regole facendo il possibile per ripristinare la crescita economica – aggiunge – e dobbiamo promuovere la progettazione di una governance sostenibile”. Importante, secondo la Grieco, è anche “avere un impegno del G20 per creare un processo di acquisti più competitivi, e una condotta più responsabile all’interno di questo processo” e “promuovere modelli di compliance operativa”.
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