L’articolo è pubblicato su FocusRisparmio Magazine di maggio-giugno 2022. Disponibile in versione digitale al seguente link e in distribuzione al prossimo Salone del Risparmio (10-12 maggio).
Private equity, private debt, infrastrutture, immobiliare. Asset class che rappresentano ormai molto più che un’alternativa per gli investitori, non solo istituzionali. Come possono cambiare gli equilibri dell’industria, nell’intervista a Fabio Galli, direttore generale di Assogestioni
La maggiore apertura verso nuove asset class alla ricerca di opportunità di diversificazione e rendimento è uno dei trend che caratterizzano l’industria e molta di questa ricerca si concentra oggi su quella che Fabio Galli, direttore generale di Assogestioni, definisce “una sicura opportunità”.
Asimmetrie informative
“L’ambito dei mercati privati è caratterizzato da un maggiore beta dato dalla bassa correlazione con i mercati pubblici, ma soprattutto da una maggiore potenzialità in termini di alpha data dalla differenza dei livelli di informazione sfruttabile dai gestori. Questa è ovviamente la teoria da analizzare e declinare in maniera differente a seconda dello specifico comparto dei private markets considerato e dalla tolleranza dell’investitore alle caratteristiche molto specifiche di questo tipo di esposizione”, spiega Galli.
Nuove frecce per il retail?
Se da un lato il fatto che nei mercati privati dati e informazioni non siano assimilabili ad una commodity costituisce una delle fondamentali sorgenti delle opportunità, dall’altro l’estensione verso il mondo del non quotato porta con sé peculiarità che richiedono un surplus di attenzione. Su tutte l’illiquidità, soprattutto in un momento in cui il mondo del private banking guarda con sempre più interesse a queste asset class.
“Un tipo di esposizione tradizionalmente riservata agli investitori istituzionali e ai family office è oggi guardata con grande attenzione anche dal retail, per cui al livello di complessità puramente finanziario dato dall’impatto sul portafoglio in termini di rischio e rendimento si aggiunge quello della liquidità, con prodotti con meccanismi di funzionamento da trasferire in modo molto chiaro e preciso al cliente”, analizza il direttore generale di Assogestioni.
L’impatto sull’economia reale
Chiarezza e precisione che rappresentano d’altro canto uno dei pregi dei mercati privati se si pensa alla concretezza degli impatti diretti dell’investimento sul tessuto produttivo. “Da tempo l’industria della gestione”, sottolinea sul punto Galli, “è impegnata nel rafforzare il proprio ruolo di supporto all’economia reale”. “La gran parte dei progetti contenuti nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza”, prosegue, “sono relativi ad un ammodernamento infrastrutturale che potrà realizzarsi solo tramite l’unione di investimenti pubblici e privati”.
Verso modelli ibribi
È in tal senso che una convergenza di investitori istituzionali e retail, sempre nel rispetto delle grandi differenze che li contraddistinguono, sull’allocazione a mercati privati può rappresentare un necessario supporto all’economia del Paese. Un panorama in movimento con ricadute non solo dal lato della domanda ma anche dell’offerta con un fenomeno che il direttore generale di Assogestioni chiama “la progressiva ibridazione di competenze e modelli gestionali”. “Veniamo da un contesto industriale in cui è sempre esistita una netta divisone fra asset manager che si occupavano esclusivamente di mondo liquido e quotato e un mondo molto istituzionalizzato di gestione dei mercati privati. Oggi siamo entrati nell’epoca della contaminazione, già visibile nelle più grandi e strutturate società di due ambiti un tempo nettamente distinti”.
Questi e altri temi saranno oggetto della conferenza Assogestioni “Creare valore con i mercati privati”, mercoledì 11 maggio 2022 (ore 16.30, sala Green 1 al MiCo di Milano). Clicca qui per iscriverti.
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