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L’inflazione tedesca corre e il fatturato dell’industria italiana segna la prima frenata da 5 mesi. Lane non esclude una recessione tecnica. Intanto S&P calcola le conseguenze della chiusura dei rubinetti russi
Mentre gli investitori sono in attesa del dato clou della settimana, quello sull’inflazione europea di luglio in agenda mercoledì 31, cruciale per le decisioni che la Bce prenderà nel meeting del prossimo 8 settembre, i mercati rifiatano anche grazie al calo di gas e petrolio in vista di una decisione della Ue sul decoupling gas-energia e sul tetto al prezzo del metano.
Germania, l’inflazione corre oltre le attese
Intanto i campanelli d’allarme continuano imperterriti a suonare, con la Germania che ad agosto ha visto l’indice dei prezzi tornare a salire al 7,9%, oltre le attese e dopo due cali consecutivi nei due mesi precedenti. Per gli esperti la corsa continuerà a salire nei prossimi mesi, rischiando di raggiungere la doppia cifra.
Inflazione su anche in Belgio, dove è arrivata a toccare il 9,94%, il livello più alto registrato dal marzo del 1976, mentre in Italia il fatturato dell’industria italiana ha segnato a giugno il primo stop congiunturale dopo 5 mesi di crescita.
Lane non esclude una recessione tecnica
Di possibile recessione dell’Eurozona è tornato a parlare in un’intervista anche il capo economista della Bce, Philip Lane, spiegando che l’economia della zona euro dovrà affrontare una fase di rallentamento e che non è da escludere una recessione lieve, temporanea e tecnica.
Ma le prossime decisioni sui tassi, ha ribadito Lane, saranno prese in base ai dati e di meeting in meeting, dunque senza una forward guidance precisa che era invece opportuna fino a che i tassi si trovavano in territorio negativo.
S&P: con lo stop al gas russo, tassi Bce al 3% e Berlino in recessione
Intanto S&P aggiorna le sue stime per l’Eurozona e tratteggia uno scenario a tinte decisamente fosche. Per gli analisti dell’agenzia di rating americana, nel caso in cui la Russia dovesse fermare del tutto le esportazioni di gas verso l’Europa e si rendesse necessario il razionamento obbligatorio dei consumi nella Ue, la Germania cadrebbe in recessione, la crescita dell’Eurozona si indebolirebbe e l’inflazione rimarrebbe alta più a lungo costringendo la Bce ad alzare i tassi al di sopra del 3% entro l’inizio del 2024.
Il rapporto prende in considerazione uno scenario più sfavorevole rispetto a quello base di fine giugno. Da allora, infatti, i prezzi del gas sono ulteriormente aumentati e le prospettive di inflazione sono peggiorate. Secondo l’agenzia, Germania e Italia sono le più esposte a questo scenario avverso data la loro forte dipendenza dal gas russo mentre la Francia è più al sicuro data la forte componente della produzione di energia nucleare.
In Germania, osservano gli analisti di S&P, il colpo alla spesa dei consumatori è molto più pronunciato a causa dell’inflazione relativamente più elevata e che è stata ulteriormente spinta al rialzo dalla tassa speciale introdotta a inizio agosto (con entrata in vigore a ottobre) sui consumi di gas al dettaglio per aiutare gli importatori colpiti dal balzo del costo dell’energia all’ingrosso.
“Uno dei motivi principali per cui l’Italia soffre meno della Germania – spiegano gli analisti – è che il paese non ha questo meccanismo di passaggio dei maggiori costi all’ingrosso ai prezzi al dettaglio. Se altre economie europee adottassero misure simili a quelle tedesche, i risultati dello scenario sarebbero peggiori per queste economie e per l’intera Zona euro”.
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