Gualtieri: “Il Pil calerà più dell’8%, ma non di tanto”
Il ministro vede un forte rimbalzo. E accelera sui fondi Ue, "ma non per tagliare le tasse”. T. Rowe Price: “Il Recovery Fund non è magico, la sfida del debito resta”
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Brutte notizie dal terziario dell’Eurozona, e in particolare da quello italiano. Ad agosto, l’indice comunitario finale relativo al settore dei servizi è sceso a 50,5 punti rispetto ai 54,7 punti del mese precedente, leggermente al di sopra dei 50,1 punti del preliminare. Non va meglio al Pmi composito, che sempre nella lettura finale di agosto è calato a 51,9 punti dai 54,9 di luglio. Anche in questo caso il dato è di poco al di sopra del preliminare, fermo a quota 51,6.
Nel dettaglio, la maglia nera va all’Italia, il cui terziario scende sotto la fatidica soglia dei 50 punti che fa da spartiacque tra contrazione e crescita. La lettura del Pmi servizi si è infatti attestata a 47,1 punti dai 51,6 di luglio, deludendo il consenso degli economisti fissato a 49 punti.
Leggermente meglio, ma pur sempre in calo i risultati di Francia e Germania. Berlino registra una discesa a 52,5 punti rispetto ai 55,6 di luglio, al di sopra però dei 50,8 punti della lettura preliminare. L’indice Pmi servizi francese si è attestato invece a 51,5 punti rispetto ai 57,3 del mese precedente, al di sotto del preliminare a quota 51,9.
Per Chris Williamson, chief business economist di Ihs Markitil, il rallentamento della ripresa nel settore dei servizi fotografato dagli indici Pmi di agosto “è stato spesso collegato ai timori di un nuovo aumento del tasso di infezione da Covid-19, in particolare se si guarda ai settori più direttamente a contatto con i clienti, soprattutto in Spagna e Italia dove le misure di contenimento del virus sono rimaste particolarmente severe”.
Ma vista la più ampia struttura del comparto dei servizi, il rallentamento del settore “ha sbilanciato i risultati più positivi ottenuti ad agosto dal manifatturiero”, secondo Williamson, stando al quale “ciò può voler dire che il tasso complessivo di crescita ha perduto vigore nel bel mezzo del terzo trimestre”.
In particolare, in Italia la debole domanda ha continuato a pesare sulla prestazione del settore, secondo Lewis Cooper, economista di Ihs Markit. Il flusso dei nuovi ordini, spiega Cooper, “si è ridotto ad un tasso più veloce, frenato principalmente dalla domanda estera visto che i nuovi ordini destinati all’estero hanno segnato di nuovo una forte contrazione”.
E le aziende continuano a vedere nero. Stando ai dati, “le aspettative sull’attività nei prossimi 12 mesi sono oltretutto rimaste storicamente sottotono, con le aziende intervistate che hanno registrato preoccupazione sulla ripresa dalla pandemia”, evidenzia Cooper. “L’allentamento su scala globale delle misure di contenimento aiuterà la ripresa, ma le condizioni della domanda dovranno riprendere forte vigore affinché le aziende recuperino il terreno perduto”, avverte l’esperto.
Secondo Thomas Hempell, head of macro & market research di Generali Investments, la ripresa economica è ben fondata anche se, dopo il rimbalzo del terzo trimestre, il suo slancio si attenuerà. “Le richieste di disoccupazione negli Stati Uniti stabilmente elevate (ancora oltre 1 milione a settimana) e un calo sorprendente nell’indice Pmi europeo di agosto ci ricordano che non siamo nel mezzo di una ripresa a forma di V. Dopo il forte rimbalzo iniziale, le cicatrici economiche guariranno solo gradualmente”, spiega.
E all’orizzonte, secondo l’economista, i rischi non mancano. Soprattutto quelli politici, come la ripresa delle tensioni Usa-Cina, i negoziati sulla Brexit, i contrasti tra Turchia e Grecia e, ovviamente, le presidenziali americane con il Congresso in stallo sul nuovo pacchetto fiscale.
“Nel complesso, le prospettive per gli asset rischiosi rimangono orientate al rialzo, ma appaiono ora meno ottimistiche – conclude Hempell -. Con l’economia ancora in ripresa e le banche centrali rassicuranti sul sostegno a lungo termine, i mercati potrebbero ancora beneficiare di un risk sentiment leggermente favorevole, nella persistente ricerca di rendimento. Manteniamo un prudente sovrappeso nel credito, ampiamente grazie al carry, soprattutto nei segmenti più sicuri e nelle scadenze più lunghe. È probabile che i rendimenti core negativi rimangano stabili e offrano poco valore, con la necessità di prestare attenzione al potenziale di irripidimento a 10-30 anni. Manteniamo un leggero sovrappeso nelle azioni e aumenteremo il bias pro-ciclico con il progressivo venire meno della paralisi Covid. Le prospettive a medio termine rimangono fosche per il Dollaro, anche se a breve termine il rally eur/usd è destinato ad appiattirsi”.