Baron (Mfs Im): “Questa strategia d’investimento è capace di ricercare quelle società che sono pronte e continueranno a guadagnare bene anche in fase di recessione del mercato”
Andrea Baron, managing director di Mfs Investment Management
“La gestione attiva è più importante che mai visto il nervosismo dei mercati delle ultime settimane. Ci sono numerose notizie che stanno causando non pochi grattacapi”. Andrea Baron, managing director di Mfs Investment Management, intervistato durante l’edizione di ConsulenTia 2018, spiega l’importanza di questo tipo di investimento nell’attuale contesto economico.
A quali grattacapi si riferisce in particolare?
Abbiamo visto le difficoltà di alcuni Paesi emergenti e dell’Italia stessa, per non parlare delle turbolenze legate alle aspettative sulle elezioni di Midterm negli Stati Uniti. Stiamo assistendo a un’impennata della volatilità e questo ha un influsso molto negativo sui mercati che sono sotto pressione.
Quindi, tornando alla gestione attiva?
Crediamo che sia più importante che mai: dal nostro punto di vista, essendo gestori di medio e lungo periodo, molto focalizzati sul contesto del ciclo economico, piuttosto che sulla previsione dei due trimestri successivi, crediamo di vedere sempre più fattori che storicamente ci indicano un approssimarsi della fine di questo ciclo espansivo. Ma vorrei aggiungere una cosa.
Prego
Abbiamo pubblicato una ricerca che mostrava come in Borsa, vengano premiate le società che producono utili, soprattutto se confrontate a quelle in perdita. Su un orizzonte temporale di più di vent’anni, c’è una notevole differenze tra le società che producono utili, in termini di performance, rispetto a quelle in perdita. Se però analizziamo separatamente le fasi toro dei mercati e quelle orso, vediamo che nella fase di ripresa spesso questi non distinguono. In sostanza viene comprato di tutto. Crediamo che in questo ciclo, il più inondato dalla liquidità delle Banche centrali, si sia guardato ancora di meno alla qualità di ciò che è stato comprato nei portafogli. Tanto è vero che, se confrontiamo le società in utile con quelle in perdita, notiamo che la performance è quasi identica”.
Quali rischi comporta la gestione attiva?
“Mi focalizzerei sui rischi di una gestione passiva. Tornando allo studio di prima, abbiamo osservato che, nelle fasi orso, i mercati distinguono la società che produce utili rispetto a quelle in perdita e rileviamo che le società in utile perdono meno della metà di quelle in perdita. Quindi la dispersione in termini di performance e titoli tende ad aumentare notevolmente. La gestione attiva, invece, è capace di ricercare quelle società che sono pronte e continueranno a guadagnare bene anche in fase di recessione del mercato”.
Che cosa pensa della situazione italiana? Rischiamo un downgrade da parte delle agenzie di rating o procedure d’infrazione dell’Eurozona?
“Le conseguenze economiche le valuteremo più avanti. E’ chiaro che all’Italia serve un rilancio dell’economia. Non sono certo che ridurre le tasse, dare stipendi minimi, o anticipare l’età pensionabile serva veramente a dare una spinta alla crescita del Paese che già si trova in una fase debole. Tra l’altro ci troviamo in un contesto in cui l’Europa cresce a ritmi meno sostenuti degli Usa e di altri Paesi. Infine non dimentichiamoci che siamo all’interno di un ciclo economico espansivo tra i più lunghi di questi ultimi tempi. L’avvicinarsi della sua fine potrebbe ulteriormente aggravare la situazione del nostro Paese”.
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