Abe si dimette. Per il mercato la BoJ non cambierà strategia
Il premier lascia per motivi di salute. Su lo yen. Per gli analisti la banca centrale non rivedrà la politica monetaria, ma gli investitori potrebbero metterne in dubbio la sostenibilità
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È ufficiale: Yoshihide Suga, nominato lunedì scorso leader del partito liberaldemocratico, è stato eletto nuovo premier del Giappone, dando così inizio al suo mandato in un raro periodo di incertezza politica con il Paese che cerca di uscire dalla pandemia, superare le crescenti tensioni tra Stati Uniti e Cina e prepararsi per le Olimpiadi di Tokyo del prossimo anno.
Il 71enne, capo di Gabinetto dal 2012 ed eminenza grigia dell’esecutivo, succede al dimissionario Shinzo Abe, dopo quasi otto anni ininterrotti alla guida del governo, e ha più volte ribadito la sua intenzione di promuovere le riforme del predecessore, in primo luogo l’approccio macroeconomico denominato ‘Abenomics’, che riguarda l’attuazione di una politica monetaria espansiva.
Ad accogliere il nuovo premier, e quasi a ricordargli la gravosità del compito che lo aspetta, la conferma che il trend negativo dell’economia del Sol Levante non si è ancora invertito: ad agosto le esportazioni giapponesi sono infatti diminuite del 14,8% rispetto all’anno precedente, poiché la domanda dalla maggior parte delle regioni globali, ad eccezione della Cina, è rimasta debole. Il ritmo di declino è stato più lento rispetto al 19,2% di luglio e al 15,3% previsto dagli economisti, ma si tratta comunque del 21esimo mese consecutivo di segno meno. Il surplus commerciale del Pese si è attestato a 248,3 miliardi di yen.
Nessuna reazione invece alla nomina, ormai data per scontata, da parte della Borsa di Tokyo che termina la seduta poco variata, con gli occhi puntati sulla Federal Reserve e sulla Banca centrale del Giappone la cui riunione inizia oggi. L’indice di riferimento Nikkei segna una variazione appena positiva dello 0,09% a quota 23.475,53. Sul mercato valutario lo yen si apprezza trattando a 105,30 sul dollaro e a 124,70 sull’euro.
Tornando al neo premier, da quando Abe l’ha indicato come suo successore ideale, Suga ha rapidamente rinnovato la propria immagine passando dall’essere un duro sostenitore delle politiche del suo superiore a una figura più dinamica e meglio equipaggiata per gestirne l’eredità. Ha più volte detto che manterrà le politiche fondamentali di Abe, inclusa una forte alleanza con gli Stati Uniti e la generosa spesa del governo e che mira a evitare l’instabilità politica che ha perseguitato il Giappone prima di Abe, quando una serie di primi ministri erano stati costretti a lasciare l’incarico dopo che i loro indici di gradimento erano precipitati nei brevi periodi al potere.
Le scelte di Suga per i ministri del suo gabinetto riflettono la sua enfasi sulla continuità: 11 ministri su 19 dell’ultimo gabinetto rimarranno anche nel nuovo, nelle loro attuali posizioni o in nuovi ruoli, secondo l’emittente pubblica Nhk. Il nuovo primo ministro ha poi la possibilità di convocare presto le elezioni generali per ottenere un mandato per la sua leadership oppure può aspettare fino a ottobre 2021. La sua massima priorità, e potenziale trappola iniziale, sarà la gestione dell’impatto sociale ed economico della pandemia, una sfida che ha intaccato la popolarità di Abe dopo una serie di passi falsi.
Divergenze significative tra l’imminente governo Suga e gli esecutivi che l’hanno preceduto potrebbero però riguardare la politica fiscale: al contrario di Abe, che si è circondato per anni di consiglieri economici reflazionisti, come Etsuro Honda, il nuovo premier appare meno propenso a perseguire l’inflazione a spese di un espansionismo monetario senza precedenti nella storia dell’economia globale. Su questi temi, Suga pare affidarsi al consiglio di figure come il presidente id Suntory Holdings, Takeshi Niinami, e l’ad di Konishi Decorative Arts and Crafts, David Atkinson, che ha partecipato a delineare una politica per la promozione della spesa in entrata e lo stimolo della produttività interna tramite l’aumento del salario minimo e il consolidamento delle piccole e medie imprese. Secondo diversi analisti, Suga non aggredirà l’impianto fondamentale dell’Abenomics, ma adotterà un approccio più moderato, combinando politiche fiscali aggressive a riforme della spesa.
E’ anche probabile, secondo il quotidiano “Nikkei”, che un imminente governo Suga coincida con un ridimensionamento dell’influenza esercitata sulla definizione delle politiche economiche dal ministero dell’Economia, del commercio e dell’industria, che sotto la guida di Abe ha occupato numerose posizioni di rilievo all’interno dell’ufficio del primo ministro: il 71enne è noto come un politico più propenso all’equilibrio, ed e’ probabile che inauguri il suo mandato con una revisione degli equilibri tra ministeri ed agenzie, oltre ad un rinnovato impulso alla deregolamentazione come strategia di crescita economica.
Raro leader giapponese che non proviene da una famiglia di politici (è figlio di un coltivatore di fragole e di un’insegnante e ha lavorato come operaio e al mercato del pesce per finanziarsi gli studi in Legge all’università serale), il nuovo premier ha poca esperienza diplomatica, ma ha già detto che lavorerà per costruire legami personali con il presidente Usa, Donald Trump, come quelli sviluppati da Abe. Dovrà anche gestire i legami con la Cina, il più grande partner commerciale del Giappone, mentre le tensioni tra Pechino e Washington si intensificano.
Una serie di sfide tutt’alto che semplici, insomma, ma per ora quasi tutti gli operatori sono convinti che poco cambierà tra la ‘Suganomics’ e la ‘Abenomics’. Richard Kaye, gestore del fondo Comgest Growth Japan di Comgest, fa notare come durante il regno di Abe il mercato azionario giapponese sia raddoppiato e la crescita dei profitti aziendali abbia superato quella di molti Paesi. “Il legame simbolico tra lui e il rilancio del Paese è forte, ma come Apple dopo Steve Jobs, il Giappone continuerà ad essere sostenuto da fattori più grandi di un singolo leader: il ritorno dell’attenzione dell’investitore nazionale alla governance, la centralità della crescita asiatica nella fornitura di tecnologia e di marchi di consumo, e il cambiamento dei valori nello stile di vita innescato dallo Tsunami del 2011 e incoraggiato dal Covid-19”, assicura.
“Proprio come gli investitori non guardano alle elezioni americane per considerare Amazon o Alphabet, il mercato giapponese ha opportunità azionarie praticamente indipendenti dal Paese, a patto che i politici non facciano ostruzionismo; e negli ultimi anni sono stati piuttosto solidali”, conclude il gestore.
Anche per Piya Sachdeva, economista di Schroders, in quanto braccio destro di Abe, Suga rappresenta la continuità. “Ha già espresso la sua volontà di continuare e ampliare la ‘Abenomics’, che prevede un easing monetario aggressivo, una forte spesa pubblica e una serie di riforme volte a rendere l’economia giapponese più competitiva e sostenere la crescita di lungo termine – sottolinea -. Suga potrebbe anche riattivare le riforme strutturali, avendo già espresso il suo obiettivo di ridurre le tariffe della telefonia mobile, di promuovere la digitalizzazione e di consolidare le banche regionali”.
A livello di politica estera, per l‘economista i recenti commenti indicano che il nuovo premier manterrà lo stesso approccio di Abe in questo ambito, concentrandosi sull’alleanza tra Giappone e Usa e su un legame stretto con la Cina. “Nel breve periodo potrebbe non sorprendere il fatto che la priorità di Suga sarà di evitare la diffusione del virus e supportare la ripresa economica – prosegue -. In generale, la sua vittoria di Suga conferma la nostra tesi che, in un contesto in cui l’LDP resterà il partito dominante, ci aspettiamo ben pochi cambiamenti. Sebbene questo sviluppo riduca l’incertezza politica nel breve termine, essa non viene del tutto meno. Le prossime elezioni sono previste nel settembre 2021, ma potrebbero avvenire prima se Suga deciderà di correre per ottenere un suo mandato”.
Secondo Sree Kochugovindan, senior research economist di Aberdeen Standard Investments, gli investitori dovrebbero anche essere consapevoli del potenziale di cambiamenti futuri nel quadro politico della BoJ. “Nei dibattiti televisivi, Suga ha dichiarato apertamente che la BoJ non dovrebbe affrettarsi a raggiungere l’obiettivo del 2% di inflazione, ma che dovrebbe riesaminare il quadro politico nel lungo periodo per adattarsi ai cambiamenti strutturali del Giappone – fa notare -. I dettagli dei potenziali cambiamenti non sono stati discussi, ma questo serve a ricordare che la BoJ non era sulla buona strada per raggiungere i suoi obiettivi di inflazione anche prima dell’emergenza sanitaria. Ciò è dovuto in parte al fatto che negli ultimi anni la politica non ha più reagito in modo adeguato a un’inflazione inferiore al previsto, ma anche alla riluttanza del governo a utilizzare tutta la propria leva in ambito fiscale al di fuori delle crisi. I commenti di Suga rafforzano la nostra opinione che questo probabilmente continuerà, con l’obiettivo del 2% che resta più un simbolo dei loro fallimenti che delle loro ambizioni realistiche o una guida a ciò che gli investitori dovrebbero aspettarsi”.