La Borsa di Tokyo archivia gli effetti della bolla degli anni Novanta. Per gli analisti, economia solida, valutazioni, inflazione, crisi cinese e riforme sosterranno ancora la corsa. Ma le insidie non mancano
Nonostante sia scivolato in recessione tecnica, retrocedendo dal terzo al quarto posto tra le maggiori economie mondiali, il Giappone resta nel mirino degli investitori. Prova ne è il fatto che giovedì 22 febbraio l’indice Nikkei ha toccato i 39.098 punti e superato il suo massimo storico risalente al 29 dicembre 1989, prima dello scoppio della bolla speculativa. A dare gas nell’ultima seduta è stata soprattutto la trimestrale d’oro di Nvidia, che ha trainato al rialzo i titoli dei semiconduttori, ma è dallo scorso anno che Tokyo rientra tra le piazze più performanti al mondo grazie a un rialzo complessivo di circa il 30%. Una vera e propria resurrezione dietro alla quale, per i gestori, si celano fattori ben più solidi e che promettono di sostenere la corsa dell’azionario locale anche in futuro: il Paese sta infatti attirando sempre più denaro straniero in cerca di alternative ai mercati cinesi e continuerà a farlo.
Secondo Daniel Hurley, portfolio specialist Emerging Market and Japanese Equities di T. Rowe Price, sono soprattutto tre le regioni del rinnovato appeal dell’indice nipponico: la robusta economia e la crescita globale, la debolezza dello yen favorevole all’export e la riforma della corporate governance che ha accresciuto i rendimenti degli azionisti.“Il Nikkei 225, più incentrato sugli esportatori e sulle società tech, è ai massimi da tre anni rispetto al più ampio indice Topix. E, sebbene sia in parte supportato dagli afflussi esteri che acquistano i titoli a più grande capitalizzazione, questo risultato è perlopiù guidato dai fondamentali”, spiega l’esperto. Anche i titoli value big gap hanno però guidato i rendimenti. Hurley fa infatti notare che, proprio per il Topix, circa il 48% degli utili sottostanti provenga dall’estero (il 15% dagli Usa, in particolare). “Molti dei beneficiari di questo fenomeno sono stati gli esportatori a grande capitalizzazione, che hanno spinto i rendimenti e attirato l’attenzione degli investitori”, precisa.
Economia solida e prospettive rosee
Per Thomas Page-Lecuyer, senior investment specialist Equities and Esg Strategies di Ofi Invest Am, il raggiungimento di un record simile a pochi giorni dall’entrata in recessione del Paese dimostra la solidità delle imprese locali e fa intravedere la ripresa economica. Oltre al processo di efficientamento della governance aziendale, a suo parere ci sono altri due fattori che promettono di giocare a favore di Tokio: le aspettativedi un’inflazione in ascesa per famiglie e aziende e la forte ripresa del turismo. “Stimiamo che il mercato azionario risentirà positivamente della crescita”, spiega, sottolineando come driver chiave saranno l’AI, la robotica, la trasformazione digitale e l’export.
Secondo Page-Lecuyer, non manca comunque qualche rischio da tenere sotto osservazione. A partire dagli effetti di un possibile rallentamento economico globale o di una recessione cinese su un’economia export oriented come quella del Sol Levante. Stesso discorso per i cambiamenti nella politica monetaria statunitense, che potrebbero rafforzare lo yen e rendere i prodotti nipponici meno competitivi dopo anni d’oro. “Altri dubbi vengono dagli scenari geopolitici in corso, tra cui le tensioni in Asia e il loro potenziale impatto su aziende giapponesi come quelle tecnologiche”, conclude.
Un mosaico a cui Hurley aggiunge un altro tasse. Il gestore pone infatti l’accento sulla possibilità che la debolezza pluridecennale dello yen valuta capace di segnare il successo dei titoli nipponici venga meno. “Da qui, è sempre più probabile che si rafforzi. Non crediamo si indebolirà ulteriormente con il picco dei tassi negli Stati Uniti”, avverte. Anche per questo, guardando al futuro, la vera chiave per sbloccare un valore sostenibile in Giappone viene individuata dall’esperto nelle riforme della corporate governance. “I continui miglioramenti su questo fronte saranno fondamentali per i futuri rendimenti del mercato”, osserva.
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