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I guru di Wall Street alla prova dei social: gli influencer della finanza sono banchieri e strategist, in gran parte uomini. Con una sola eccezione: la stella di Cathie Wood
L’oracolo di Omaha, Warren Buffett, classe 1930, è l’icona dei guru finanziari: i suoi insegnamenti basati sul value investing (analisi fondamentale) e ispirati al suo maestro Benjamin Graham, sono recitati come mantra da milioni di investitori privati che cercano di replicare il suo successo in ambito finanziario; la lettera annuale agli azionisti di Berkshire Hathaway vergata dallo stesso Buffett insieme al vicepresidente Charlie Munger è attesa con più fervore di un eventuale nono capitolo della saga di Harry Potter e l’assemblea degli azionisti della holding, quanto meno in epoca pre-Covid, era tra gli eventi finanziari imperdibili di Wall Street, un vero e proprio happening.
La sua tecnica? Investire in grandi società al di sotto del valore intrinseco per mantenere poi i titoli in portafoglio nel lungo termine. Tecnica tra l’altro utilizzata da Phil Fisher, padre del growth investing, da Benjamin Graham, e da Peter Lynch. La sua forza? I “comandamenti” lasciati ai suoi discepoli in un linguaggio chiaro, esplicito e operativo che spesso si collega alla stretta attualità (come l’attacco alle criptovalute).
I “comandamenti” di Warren Buffett
Ecco i principali comandamenti che il guru di Omaha elargisce da decenni ai suoi seguaci.
-“L’investimento deve essere razionale. Se non lo capite, non fatelo”.
-“Il mercato azionario è semplice. Occorre solo acquistare, a una cifra inferiore al loro valore intrinseco, quote di grandi aziende gestite da dirigenti onesti e capace e, successivamente, conservare quelle partecipazioni per sempre”.
– “Se non vuoi essere proprietario di un’azione per dieci anni, non pensare neppure di impossessartene per una manciata di minuti. Metti in portafoglio titoli di aziende destinate a marciare negli anni e in questo modo anche il valore del tuo portafoglio aumenterà nel tempo”.
– “È decisamente preferibile acquistare una società meravigliosa a un prezzo discreto che una società discreta a un prezzo meraviglioso”.
– “Non occorre essere esperto su ogni azienda. Occorre essere capaci di valutare le società all’interno delle proprie competenze”.
– “Il prezzo è quello che paghi, il valore è quello che ottieni”.
Gli eredi del guru
Buffett continua a essere seguito con attenzione e rispetto, ma è pur vero che il finanziere, sesto uomo più ricco al mondo nel 2021 secondo Forbes, comincia ad avere un’età ragguardevole (91 anni), che lo ha già spinto a preparare la successione in Berkshire Hathaway.
Ma chi sono i suoi eredi? Prima di tutto è bene capire quali sono le caratteristiche di un guru di Wall Street 4.0, che deve sapere unire il successo negli investimenti (a differenza degli influencer di finanza personale, che si propongono di insegnare al pubblico a pianificare, non cadere nelle trappole e a gestire i principali strumenti finanziari) al carisma e, soprattutto, alla capacità di comunicare quanto basta delle strategie operativa utilizzate, nella pratica spicciola.
Magari con un occhio ai social e alla tecnologia, così da coinvolgere e ispirare un’ampia platea di utenti. Ecco perché non basta dirigere le big mondiali del risparmio per fregiarsi del titolo di erede di Warren Buffett, mentre è necessario sintonizzarsi sui capisaldi della Generazione Z.
Non serve essere in grado di utilizzare TikTok – per quello ci sono i social media manager – ma comprendere la centralità e l’evoluzione delle tematiche Esg nell’universo degli investimenti è fondamentale per conquistare i Paperoni di domani, soprattutto se si possono inserire in un contesto che dai grandi principi si traduca in una realtà concreta, operativa e replicabile. Molti di più sono quelli di cui, a scoppio ritardato, vengono seguiti gli investimenti sul mercato sucessivamente alla comunicazione degli stessi agli organi deputati.
Una pattuglia di “boomer” tra gli eredi
In questo scenario tra i più seguiti sui social e sulle testate finanziarie c’è un nutrito parterre di “boomer” (a livello puramente generazionale) e di rappresentanti della cosiddetta generazione silenziosa e in gran parte uomini. Più che eredi, insomma, spesso coetanei di Buffett tra cui si fanno largo figure anomale di imprenditori visionari come quella di Elon Musk, seguitissimo su Twitter in grado di muovere il mercato sul fronte hi-tech o Richard Branson (Virgin), Jeff Bezos (Amazon). Tutti seguitissimi e tendenzialmente in grado di muovere Wall Street con un battito di ciglia, ma lontani, per ora, dall’essere ritenuti guru del trading.
Ecco una cinquina tra i più seguiti.
George Soros, ungherese, classe 1930, raider fondatore di Soros Fund Management e di Quantum Fund (quest’ultimo per 26 anni consecutivi si è aggiudicato il titolo di miglior fondo). La sua filosofia di investimento prende in considerazioni le reazioni emotive e infatti avvisa i discepoli sostenendo che “i mercati finanziari sono imprevedibili cosicché occorre aver diversi scenari di riferimento”. E ancora: “Il mio approccio al lavoro non è fare predizioni corrette ma permettermi di correggere quelle sbagliate. Infine: “I mercati finanziari sono stati concepiti per permettere agli individui di soddisfare i propri bisogni e cercare profitto. Non sono stati creati per perseguire scopi sociali” tanto che “ogni qual volta i principi universali entrano in conflitto con gli interessi privati sono questi ultimi a prevalere”.
Sul fronte del trading, Soros ha messo in evidenza che “i mercati fluttuano costantemente nell’incertezza, i soldi si fanno prendendo le distanze dall’ovvio e puntando sull’inatteso” e che “le bolle non nascono dal nulla ma si ancorano a solide basi nella realtà. Solamente la realtà è mal interpretata”. Recentemente ha tuonato dalle pagine del Washington Post contro la Cina e coloro che investono in Cina (con un riferimento esplicito a BlackRock). “Un errore tragico” a giudizio del raider ungherese secondo cui “è probabile che BlackRock perda denaro e, ancora più rilevante, danneggi gli interessi della sicurezza nazionale degli Usa e di altre democrazie”.
Ray Dalio, 71 anni e 2,2 milioni di follower su Linkedin (si confronta con gli 803mila di Larry Fink, numero uno a BlackRock che espone sempre più spesso riflessioni sulle tematiche Esgm, e i 740mila di David M. Solomon numero uno a Goldman Sachs). Il banchiere è fondatore di Bridgewater Associates, tra i maggiori hedge fund al mondo e si muove spesso in direzione opposta ai trend e al consensus. In questo ultimo periodo ha acceso il dibattito on line dando dei pazzi a coloro che tengono liquidità in cassa o investono in bond. “Se la storia e la logica ci debbono fornire una guida per il futuro, i governi che si trovano a corto di denaro alzeranno le tasse e imporranno politiche proibizioniste contro ai movimenti di capitale verso asset class diverse dal debito (come oro o bitcoin) o verso altri Paesi. Mi aspetto che queste imposizioni fiscali possano essere molto più scioccanti delle attese”, ha dichiarato Dalio per poi sostenere: “In questo scenario, gli Stati Uniti potrebbero diventare un paese decisamente inospitale per il capitalismo e i capitalisti”.
Bill Gross, 77 anni, fondatore di Pimco, il più grande gestore obbligazionario al mondo, e poi portfolio manager di Janus Henderson Investors, conta “solo” 25mila followers su Linkedin ma dispensa suggerimenti operativi molto chiari dal suo sito (williamhgross.com) oltre che dalle colonne del FT. Recentemente Gross ha dato a chiare lettere della “spazzatura” alla liquidità e ai fondi obbligazionari a lungo termine, chiedendosi peraltro quanto tempo sarebbe occorso ai titoli azionari per fare la stessa fine. “La crescita degli utili societari (per giustificare i livelli di prezzi raggiunti dai titoli ndr) dovrà mantenere un ritmo a doppia cifra o, altrimenti, le rispettive azioni sono destinate al secchio della spazzatura”, ha scritto Gross. A inizio anno aveva suggerito di stare alla larga dalle spac e da Tesla, ritenuta sopravvalutata, oltre a definire quella di GameStop una bolla pronta a scoppiare.
Carl Icahn, 83 anni, fondatore degli hedge Icahn partners e di Icahn management e icona degli investitori attivisti. È un investitore attivista ovvero entra con quote di minoranza nelle società a cui poi chiede cambiamenti strategici per creare valore, prediligendo gruppi in difficoltà.
Cathie Wood, classe 1955, numero uno di Ark Investment e con 1,1 milioni di follower su Twitter, dove si definisce “thematic porfolio manager nell’innovazione disruptive, mamma, economista e difenditrice delle donne”. Wood è ritenuta un vero e proprio oracolo sul fronte hi-tech e dai social propone idee di investimento. Attualmente molto attiva sulle auto elettriche, digital asset e zoom.
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