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Due su tre sono pronti ad aumentare le allocazioni. E il 93% considera la sostenibilità una priorità. Preferito l’equity immobiliare, ma le infrastrutture incalzano
I real asset piacciono sempre di più agli investitori istituzionali. Due su tre hanno intenzione di aumentare le proprie allocazioni in queste strategie nel prossimo biennio, con una forte attenzione ai criteri ambientali sociali e di governance. Oltre nove su dieci, il 93%, considerano infatti attivamente i criteri Esg e la sostenibilità nelle loro strategie di investimento in real asset, con il 17% che lo considera un fattore essenziale.
È quanto emerge dal Real Assets Study 2023 di Aviva Investors, la ricerca annuale che ha coinvolto oltre 500 investitori istituzionali di tutto il mondo, fra i quali fondi pensione, assicurazioni, istituzioni finanziarie globali e istituzioni ufficiali, che complessivamente rappresentano oltre 3,5 trilioni di dollari di asset.
Diversificazione e protezione dall’inflazione
Sono quindi il 64% gli investitori che prevedono di aumentare le proprie allocazioni in real asset nel prossimo biennio, con il 46% che prevede un incremento fino al 10%. Le allocazioni più significative sono quelle degli investitori del Nord America, dove quasi un quarto degli intervistati ha più del 20% del proprio portafoglio in real asset, rispetto al 19% degli europei e al 17% di quelli dell’Asia-Pacifico.
La diversificazione rimane la motivazione principale degli investimenti in queste strategie, tanto che viene indicata dal 57%, ma è la capacità di fornire un reddito indicizzato all’inflazione ad orientare sempre più gli investitori. Il 53% le sceglie per la loro capacità di fornire un reddito legato all’inflazione, contro il 33% di tre anni fa. Inoltre, a fronte della metà degli istituzionali che ha assunto un impegno verso il net-zero, il 28% punta sui real asset al fine di coglierne gli impatti Esg positivi, rispetto al solo 17% di tre anni fa.
“L’inflazione ha avuto un forte impatto sull’economia e sugli investimenti nel 2022 – sottolinea Daniel McHugh, chief investment officer, real assets, di Aviva Investors – rendendo sempre più oneroso proteggersi da essa attraverso le asset class tradizionali, mentre l’aumento dei tassi d’interesse ha eroso i rendimenti. La capacità dei real asset di fornire un reddito indicizzato all’inflazione ha mostrato agli investitori l’attrattiva di queste strategie, al di là della semplice diversificazione. Esse stanno assumendo un ruolo significativo nei portafogli complessivi, offrendo agli investitori un ampio ventaglio di opzioni con diversi gradi di rischio e di protezione dall’inflazione”.
La spinta Esg
Lo studio mostra anche come la domanda sia guidata anche dalla capacità di valutare l’impatto positivo di questi investimenti al di là dei rendimenti, come ad esempio il raggiungimento di target legati alla sostenibilità. Il 67% degli investitori istituzionali ritiene infatti di avere la responsabilità di investire in modo sostenibile. I valori aziendali (61%) e la gestione del rischio (59%) sono entrambi fattori che rivestono grande importanza nelle scelte dei fondi pensione.
Tuttavia, più di tre quarti (79%) sono favorevoli a un fondo o a una strategia che dia priorità ai rendimenti finanziari, ma che integri le componenti Esg. Questa preferenza per un approccio basato sui rendimenti vale per il 90% degli investitori del Nord America, rispetto al 71% degli investitori europei e all’82% di quelli asiatici. Secondo il 56% degli intervistati, gli investimenti a sostegno della transizione energetica dovrebbero garantire i migliori rendimenti finanziari, nonché avere il miglior impatto Esg (50%).
Gli ostacoli: dal greenwashing alla illiquidità
Le criticità ovviamente non mancano. E nei prossimi 12 mesi la complessità di identificare diverse opportunità (53%), i costi legati alla transazione ed le valutazioni (entrambi 50%) sono considerati i principali ostacoli all’incremento degli investimenti in real asset. Gli intervistati ritengono inoltre che il greenwashing sia il principale rischio materiale (52%) per gli investimenti in real asset sostenibili, prima ancora delle problematiche legate alle stime delle valutazioni (44%). In generale, L’illiquidità (69%) è la principale preoccupazione per gli investimenti in asset reali, mentre il rischio di valutazione (57%) rappresenta un’altra grande preoccupazione, soprattutto per i fondi pensione (61%).
“Sebbene le preoccupazioni per le valutazioni elevate siano presenti in maniera significativa nelle risposte di quest’anno, solo il 22% degli investitori istituzionali considera l’obsolescenza legata al clima come il rischio più rilevante – fa notare McHugh -. Attualmente, i modelli di pricing del capitale non tengono adeguatamente conto di nuovi fattori come quest’utlimo, pur comportando rischi rilevanti per gli investitori. La situazione deve cambiare. Poiché il mercato guarda agli asset in chiave net-zero, anche gli asset di prima scelta potrebbero diventare vulnerabili. Gli investitori devono essere consapevoli della rapidità e della misura in cui l’obsolescenza potrebbe accelerare e del potenziale impatto che potrebbe avere sui portafogli”.
Preferito l’equity immobiliare, ma le infrastrutture incalzano
Quanto ai settori del real asset, l’equity immobiliare si presenta come il più popolare tra gli investitori, rappresentando il 30% delle allocazioni. Dato, questo, in calo rispetto al 31% di due anni fa e che si prevede rimarrà sullo stesso livello nei prossimi due anni. Al contrario, l’equity infrastrutturale sta guadagnando terreno, con gli istituzionali che hanno maggiore propensione ad incremento delle allocazioni in questo settore, passando dal 12% di due anni fa al 13% di oggi e al 14% tra due anni. L’investimento diretto (46%) è il percorso che viene preferito per l’accesso al mercato, seguito dai fondi comuni multi-asset (40%) e dai fondi comuni mono-asset (32%).
“È evidente che gli investitori in real asset apprezzano particolarmente le molteplici modalità di accesso a loro disposizione – evidenzia McHugh -. Sono ormai lontani i tempi in cui l’allocazione di ciascuna classe di attività all’interno dei real asset veniva considerata in termini disgiunti. Al contrario, gli investitori sono spesso alla ricerca di un approccio multi-asset e orientato ai risultati, che possa allinearsi ai valori aziendali”.
“Se si considera che l’81% degli investitori indica il track record di performance quale criterio di rilievo nella scelta del gestore di real asset per un portafoglio sostenibile, è estremamente importante che scelgano un asset manager in grado di fare valutazioni comparative e che sia in grado di comprendere anche le sfide legate al raggiungimento di target Esg nel lungo periodo”, conclude.
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