Risolvere il rebus ESG (insieme)
Societe Generale Securities Services promuove il dibattito fra attori del mercato per riflettere su un tema che sfida tutti gli operatori. Obiettivo: mantenere la propria specificità evitando il rischio isolamento
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Con aprile è iniziata la stagione assembleare per l’approvazione dei bilanci 2020 – uno degli anni più difficili nell’arco degli ultimi decenni – e porre le basi su cui costruire le strategie future. Un ruolo sempre più importante nelle assemblee lo ricoprono i fondi, o meglio le società di gestione dei fondi, costantemente impegnate nei rapporti di engagement e stewardship con le società emittenti.
BlackRock è il precursore di questo approccio che promuove best practices a livello di corporate governance (la G del noto acronimo Esg) e richiede un adeguamento del mondo aziendale alle logiche ambientali, indicando precisi criteri e obiettivi di performance ambientale a favore di tutti gli stakeholder e delle intere comunità nelle quali le aziende operano, producono e commerciano.
Negli Stati Uniti anche altri asset manager hanno seguito l’esempio del colosso del risparmio creato da Larry Fink, ma è l’Europa che in questo campo guida la rivoluzione.
Fra i primi asset manager nel Vecchio continente a sposare questo approccio, Amundi nel 2020 ha portato avanti le sue istanze con 880 emittenti in circa 4.250 assemblee, partecipando in modo attivo a circa 50.000 mila iniziative e progetti.
“Concentriamo i nostri sforzi di engagement attraverso il diritto di voto su due temi prioritari: la transizione energetica e la coesione sociale”, spiega a FocusRisparmio Elodie Laugel, chief responsible investment officer di Amundi in un’intervista pubblicata nel magazine di marzo-aprile 2021.
Sempre dalla Francia, Axa Investment Managers, il braccio operativo nel risparmio gestito dell’omonimo assicuratore francese, comunica che nel 2020 ha portato a termine azioni di engagement con 319 emittenti, presenziando a circa 6.247 assemblee generali e votando in 65.827 proposte di deliberazioni societarie. Questi numeri sono contenuti nel documento Active Ownership and Stewardship Report 2020 all’interno del quale la società fa il punto sulle attività di engagement nella passata stagione assembleare e disegna le strategie future.
“Oltre l’80% delle iniziative di engagement nel 2020 sono collegate agli Obiettivi per lo sviluppo sostenibile (Sdg) dell’Onu”, spiega Axa nel rapporto, e mette l’accento sui temi specifici verso cui l’approccio rimarrà tale anche in futuro: “Cambiamento climatico, perdita di biodiversità, diversità e salute pubblica sono alcune delle aree principali oggetto delle iniziative di engagement nel 2021 e oltre”.
“Investiamo responsabilmente con un approccio attivo a lungo termine per favorire la prosperità dei nostri clienti, assicurando un futuro florido all’umanità e al pianeta”, commenta Marco Morelli, executive chairman della società transalpina.
T.Rowe Price, società famosa per l’approccio growth e orientato al lungo periodo creata dall’omonimo fondatore, dice di aver partecipato e votato attivamente per 1.431 risoluzioni proposte dagli shareholder nel 2020 (non contando quindi quelle proposte dal management), di cui 346 su temi ambientali e sociali.
I due casi citati da T. Rowe Price in cui il dissenso è stato totale sono le 43 risoluzioni sul nucleare e 12 in cui sono stati trattati temi “anti-Esg”. Nel resto dei casi – diritti sociali, spese politiche e di lobbying, ambiente – i voti “contrarian” sono stati, rispettivamente, dell’80%, del 68% e del 63%.
“Alcune risoluzioni sono estremamente utili nel convincere le aziende a rafforzare la loro gestione di alcuni rischi, portando a una migliore performance per gli investitori. Altre invece riteniamo non siano d’aiuto, o addirittura dannose”, spiega Donna Anderson, responsabile della Corporate Governance di T. Rowe Price.
Ad esempio, alcune proposte chiedevano più disclosure, mentre T. Rowe Price in base alla sua analisi ha ritenuto che il livello di trasparenza sui dati fosse già sufficiente e quindi non fosse necessario incrementarlo ulteriormente. “Per questo molto spesso crediamo sia necessaria un’analisi caso-per-caso per ottenere un vero allineamento tra principi e decisioni di voto”, precisa Anderson.
Per aumentare il potere contrattuale verso gli emittenti, a beneficio degli investitori, alcuni asset managers – con l’aiuto di enti e associazioni internazionali – hanno deciso di aderire a un fronte, la Net Zero Asset Managers Initiative, che riunisce 73 firmatari per un valore pari a 32mila miliardi di asset under management.
L’iniziativa si impegna a sostenere investimenti coerenti con l’obiettivo di zero emissioni nette entro il 2050 e vede fra gli aderenti i grandi nomi dell’asset management europeo, americano e internazionale. Fra gli ultimi in ordine cronologico ad aderire figurano nomi come Vanguard, La Financière de l’Echiquier e prima ancora la britannica Schroders.
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