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Un recente report di RepRisk evidenzia che nei primi sei mesi del 2024 il rischio di greenwashing globale in tutti i settori è sceso del 12%. I casi di greenwashing ad alto rischio sono però aumentati di oltre il 30%
Da un lato, ampliare la platea di consumatori, attirando quelli più sensibili verso i temi legati alla sostenibilità; dall’altro, spostare l’attenzione da eventuali difetti del prodotto o dai danni ambientali derivanti dalle attività produttive aziendali. Questi sono solo alcuni degli obiettivi delle pratiche di greenwashing, un ambientalismo solo di facciata messo in atto da alcune aziende che negli ultimi anni ha visto un forte sviluppo, anche nel mondo della finanza, spingendo il regolatore europeo a emanare nuove norme per arginare il fenomeno. Sul tema, dati in chiaroscuro arrivano da un recente report di RepRisk dal quale emerge che nei primi sei mesi del 2024 il rischio di greenwashing globale in tutti i settori è sceso del 12% rispetto allo stesso periodo del 2023, segnando il primo calo in sei anni.
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Eppure, i casi aumentano…
Nonostante questo trend positivo, i casi di greenwashing ad alto rischio sono però aumentati di oltre il 30%. Guardando ai diversi settori, quello bancario e dei servizi finanziari, dopo un aumento del 70% del greenwashing legato al clima dal 2022 al 2023, ha visto gli incidenti
diminuire del 20% dal 2023 al 2024. Tuttavia, il 36% delle società finanziarie collegate al greenwashing lo scorso anno è stato segnalato anche quest’anno, un dato al di sopra della media del 30% degli altri settori.
Migliora l’UE, mentre faticano UK e USA
Dal punto di vista geografico, la regolamentazione ha svolto un ruolo cruciale nel calo degli incidenti. Il miglioramento ha riguardato soprattutto l’UE, con una riduzione del 20%. Al contrario, il Regno Unito ha visto una modesta riduzione del 4%, mentre gli Stati Uniti hanno sperimentato un andamento misto, con casi di greenwashing che hanno raggiunto il picco nel 2022 e hanno mostrato un nuovo modesto aumento nel 2024. Il rapporto sottolinea la necessità di una vigilanza continua e di quadri normativi più rigorosi per contrastare efficacemente il greenwashing e proteggere la reputazione aziendale.
L’Europa è particolarmente sensibile all’argomento e sta creando una
normativa stringente su quello che può essere definito green. La Tassonomia UE, approvata dal Parlamento europeo nel 2020, ha contribuito a…

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