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Nell’ultima puntata di R-Evolution, la redazione di FocusRisparmio ha analizzato, assieme agli esperti di Amundi Sgr, BlackRock, Lombard Odier IM e Invesco, tutte le convinzioni legate all’investimento tematico e ai megatrend appurando che qualcosa è cambiato negli ultimi anni
Il mondo degli investimenti tematici è cambiato profondamente come conseguenza del processo di evoluzione del mondo degli investimenti più in generale. Le novità nell’ambito tematico però condividono lo spazio con vecchi miti del settore. La redazione di FocusRisparmio ne ha analizzato le equazioni durante l’ultima puntata di R-Evolution, assieme ai professionisti del settore.
Approfondisci guardando la settima puntata di R-Evolution su FR|Vision
Megatrend = Growth
Una delle prime equazioni del mondo tematico accosta il mondo dei megatrend e dell’investimento tematico all’azionario growth.
“C’è sicuramente una base di growth nei trend europei”, racconta Luca Giorgi, direttore commerciale iShares and Wealth di BlackRock Italia.
La disruption tecnologica, ricorda l’esperto, è stata sicuramente uno dei trend maggiori negli ultimi anni. “Adesso si aggiungono anche i trend del cambiamento climatico e del cambiamento demografico”, aggiunge e specifica: “Tutti temi growth”.
Ma il repricing significativo e il contesto macroeconomico hanno riportato sulla scena il tema della rotazione da growth a value? Per Giorgi si tratta sempre di scelte di costruzione di portafogli: “Alcuni investimenti tematici orientati sul lungo periodo rimangono”, fa sapere, “è bene però anche mixare con temi che sono anche più difensivi”.
Megatrend = Azionario
Un’altra convinzione è quella che lega il mondo megatrend all’azionario. “Sicuramente è vero. I megatrend” spiega Giancarlo Fonseca, country manager Italy di Lombard Odier IM, “hanno portato una popolazione refrattaria all’azionario ad avvicinarsi a questo settore”. Fonseca ci tiene a sottolineare anche che il concetto di megatrend è stata un’interessante e utile idea “commerciale” per questo scopo, ma che “negli ultimi anni ha dovuto cedere il passo alla sostenibilità”.
Per Fonseca, “i megatrend sono capitoli che si studiano quando si analizza la sostenibilità, che è una rivoluzione che abbraccia un po’ tutti i settori”. E se è vero questo, aggiunge Fonseca, “un investitore oggi può raggiungere questo obiettivo anche con fixed income e bond, ad esempio”.
Megatrend = Tecnologia
La tecnologia è stata sicuramente una rivoluzione, ma fa parte di un processo più grande. Ne è convinto, Paolo Proli, head of Retail Division and executive board member di Amundi Sgr. “Se vogliamo rimuovere la digitalizzazione dal discorso come singolo concetto, dobbiamo aggiungere piuttosto l’impatto ambientale del processo”, afferma. La nuova equazione, che descrive Proli, unisce la disruption tecnologica alla transizione energetica. Nell’ottica di ottimizzare i portafogli, per Proli, non si possono più pensare in modo dissociato.
Senza dubbio la transizione energetica oggi, in modo trasversale, attraversa il mondo degli investimenti, ma ogni casa di gestione cerca la sua personale declinazione. Amundi Sgr si concentra particolarmente sull’idrogeno. “Sarà un motore energetico alternativo utilissimo per progredire e per lasciare alle nuove generazioni le risorse energetiche necessarie. Non si tratta di una semplice commodity”.
Megatrend = Gestione Attiva
“Dobbiamo uscire dalla contrapposizione gestione attiva contro gestione passiva”. Lo afferma Frank Di Crocco, head of Banks & Wealth Management, Invesco. La società ha nella propria gamma diversi strumenti passivi legati al mondo tematico, non sorprende quindi che Di Crocco affermi che “bisogna essere agnostici rispetto al veicolo di investimento”. “Avendo queste due tipologie di gestione, il cliente può anche attingere a diversi team. Nell’ottica dell’efficientamento di portafoglio può portare solo beneficio al cliente”.
Se quindi il megatrend si riferisce oggi ad una rivoluzione di abitudini di consumo e di investimento, nel senso più ampio; l’investimento tematico si pone come direttrice verticale sulla quale lavorare per l’ottimizzazione del proprio portafoglio. Come ha scelto di procedere, ad esempio, Invesco in relazione al metaverso. La filiera di queste tecnologie, dice l’esperto, “si stima possa valere entro il 2030 il 2% circa del PIL globale”. Non essere posizionati su questa tecnologia, per Di Crocco, significa perdere un’occasione e ignorare un cambiamento profondo.
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