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Secondo il Ceo, la liquidità è diventata parte dell’asset allocation, e questo produce una serie di cambiamenti anche in termini di creazione di prodotti. Ecco tutti i driver di innovazione del risparmio gestito secondo il manager
“Abbiamo un nuovo, forte competitor: la liquidità”. Parola di Peter Harrison, Ceo di Schroders, intervenuto all’evento “The Future of Asset Management” organizzato dal Financial Times a Londra. Secondo Harrison, si tratta di un competitor “davvero molto potente”, considerato che molti investitori hanno perso il 15% su obbligazioni short-dated.
In questo contesto, spiega Harrison, per venire incontro alle esigenze degli investitori “vedremo nuove tipologie di prodotti”, con strumenti più strutturati, una nuova crescita dei fondi con maturity fissa e con la liquidità che diventa parte dell’asset allocation”. Non si può sottostimare il fatto che il cambiamento nel tasso di sconto è davvero significativo, e di conseguenza lo è anche la variazione relativa tra diversi tipi di asset, ha precisato il Ceo di Schroders.

Peter Harrison, Ceo di Schroders
Harrison si è anche espresso sulla cosiddetta “LDI crisis”, cioè la crisi di liquidità dei fondi pensione liability-driven nel Regno Unito dovuta al repentino rialzo dei rendimenti dei Gilt, evidenziando un paio di problemi. “Se hai un mercato che per l’85% è posseduto da un tipo di compratore, e si verifica uno shock, che è ciò che è successo in questo caso, ci saranno dei problemi, quindi è il caso di interrogarsi sulla necessità di un mercato più diversificato. Il secondo quesito è se ci debba essere un circuit breaker, perché quando a un certo punto per normalizzare scatta il finanziamento dei collaterali, questi ultimi “sembrano accelerare il problema” e creano una spirale. Quindi la sfida è rendere più stabile il mercato. Dopo anni di quantitative easing e politiche monetarie accomodanti, ha spiegato Harrison, era inevitabile che ci fosse un repricing dei bond. Del resto, ha aggiunto, l’era del denaro “gratis” non era una dinamica poi così positiva.
Secondo Harrison, i fondi pensione diventeranno “più cauti” negli investimenti in altre attività, con il risultato di maggiori vincoli agli investimenti in mercati privati, e dovranno costruire buffer di capitale più elevati per le loro strategie LDI.
Il manager si è anche espresso sul posizionamento del business di Schroders (che “sta riportando risultati molto positivi”) e sulle sfide per l’industria del risparmio gestito. Pur sottolineando che le pressioni attuali sugli asset manager sono ben note, Harrison ha parlato anche di una serie di opportunità, come lo slancio del wealth management e il fatto che i private market siano ancora sottorappresentati nei portafogli e abbiano ampi spazi di crescita. “Ci è sembrato che le maggiori opportunità per Schroders si potessero cogliere con un cambiamento del modello orientato su queste aree con maggiori margini di crescita ed essere in grado di mettere a disposizione una piattaforma sulla quale potessimo offrire qualsiasi strategia”. Un aspetto che offre un notevole vantaggio, perché “se competiamo come piattaforma, allora siamo davvero in gara solo con un paio di altre società”.
Non solo: un altro forte driver di cambiamento è la sostenibilità, che ha cambiato la prospettiva da bidimensionale (performance e rischio) a tridimensionale (con l’aggiunta della terza dimensione dell’analisi dell’impatto). Oggi gli investitori, osserva Harrison, “sono più attenti al modo in cui noi produciamo i nostri risultati”.
Ma quali saranno le maggiori aree di innovazione per l’asset management? Per Harrison ce ne sono molte. A partire dalla necessità di indirizzare flussi finanziari verso nuove aree essenziali come il capitale naturale e gli investimenti a impatto. “C’è un crescente gruppo di investitori che davvero tengono all’impatto di ciò che fanno, e questo è molto importante, i mercati privati sono in fase di democratizzazione, e attualmente l’industria dei fondi è molto old technology e iniziamo a vedere la necessità di una transizione tecnologica e di una tokenizzazione, che darà alle persone un maggiore senso di ciò che possiedono in un modo mai visto prima”. In definitiva, secondo Harrison, “c’è molto da fare”.
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