La Fed accelera: tapering entro l’anno e aumento dei tassi nel 2022
Per Powell gli acquisti potrebbero concludersi a metà del prossimo anno. Aumentano i membri del Fomc a favore della stretta monetaria. Pil rivisto al ribasso, inflazione al rialzo
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Nel day after Fomc, le borse viaggiano in rialzo mostrando di non temere la tabella tabella di marcia sulla riduzione degli acquisti di asset e sull’aumento dei tassi di interesse annunciata dalla Federal Reserve americana. Nonostante infatti i rischi per la crescita legati ai problemi nelle catene di produzione, la banca centrale Usa ha mostrato una visione ottimistica per l’economia statunitense, spiegando che sono dunque mature le condizioni per l’avvio del tapering. I gestori si attendono quindi, quasi all’unanimità, un avvio del programma già per il 3 di novembre. Ma a una condizione: che a Washington venga risolto il problema del tetto del debito.
“La Fed ha manifestato una forte convinzione ad accelerare la normalizzazione, indicando esplicitamente che alla riunione di novembre potrebbe annunciare l’inizio del tapering – spiegano gli analisti di Generali Investments -. Inoltre, il rialzo dei tassi potrebbe già avvenire nel 2022. La svolta ‘da falco’ è stata motivata dalla rafforzata convinzione che, nonostante alcuni segnali di decelerazione, la dinamica di fondo dell’economia si stia rafforzando e dalla preoccupazione che un più lungo overshooting dell’inflazione possa finire per aumentare le aspettative”.
Per gli esperti triestini, l’asticella per un eventuale ritardo nel tapering è piuttosto alta: “Il Fomc guarda al miglioramento cumulativo del mercato del lavoro e solo una forte delusione dal rapporto sull’occupazione di settembre suggerirebbe al Comitato una pausa – osservano -. C’è anche un forte accordo su un ritmo veloce di tapering, il Fomc pensa che dovrebbe concludersi entro la metà dell’anno: questo implica una riduzione degli acquisti di circa 15 miliardi di dollari al mese. La discussione su come ridurre il bilancio inizierà solo quando sarà in corso il tapering”.
Quanto al rimpasto dei ‘dots’, che segnala un rialzo dei tassi già nel 2022 e un ritmo più rapido di normalizzazione, con tre rialzi nel 2023 (contro i due di giugno) e nel 2024, Generali Investments si aspetta invece maggiore cautela di quanto indichino le proiezioni: “Ora prevediamo un rialzo dei tassi verso la fine del 2022, solo due nel 2023 e quattro nel 2024”, stimano, facendo notare come l’irripidimento del percorso dei Fed funds è inteso a fornire un forte segnale dell’impegno a frenare ogni possibile slittamento al rialzo dell’inflazione attesa. D’altra parte Powell ha affermato più volte durante la sessione di domande e risposte che le aspettative a lungo termine sono tornate ai livelli del 2013 e finora non hanno mostrato segni di disancoraggio.
Punta su novembre anche Jeffrey Cleveland, chief economist di Payden & Rygel, per il quale un rapporto sull’occupazione “ragionevolmente buono” spingerà probabilmente la Fed ad annunciare un taper al suo prossimo incontro di novembre. “Una decisione però non è ancora stata presa – avverte -. Parlare di rialzi dei tassi è ancora prematuro, a nostro avviso”. Per Cleveland, infatti, un altro buon rapporto sui posti di lavoro sembra essere sufficiente per soddisfare la soglia collettiva del Comitato. “Ma, anche se il tapering iniziasse a dicembre e si concludesse entro la metà del prossimo anno, qualsiasi aspettativa per un ‘lift-off’ del 2022 sarebbe prematura”, afferma.
Per Tiffany Wilding, economista esperta di America Settentrionale di Pimco, anche se le aspettative di inflazione a più lungo termine sembrano attualmente coerenti con l’obiettivo del 2% della Fed, un’inflazione più persistente probabilmente aumenta il rischio che le aspettative aumentino, il che a sua volta giustificherebbe una stretta più aggressiva. “Crediamo che le revisioni delle proiezioni di settembre riflettano gli sforzi dei funzionari della Fed per poter gestire questi rischi”, chiarisce, aggiungendo che tali rischi elevati per le aspettative di inflazione sembrano aver spinto i banchieri centrali a rivedere più in alto le loro proiezioni di rialzo dei tassi.
Per quanto riguarda gli acquisti di obbligazioni, invece, la Wilding vede una condizione: anche se il Comitato ha espresso con chiarezza le proprie aspettative di riduzione a partire da novembre, esiste il rischio che venga ritardato fino a dicembre. “Crediamo che la Fed sarà limitata nella celerità con cui potrà annunciare il tapering dalla fine di ottobre o l’inizio di novembre, quando il tetto del debito del Tesoro americano diventerà vincolante – spiega -. In passato, la volatilità del mercato è aumentata prima di queste scadenze, e la Fed probabilmente sta pianificando lo scenario in cui i pagamenti delle cedole del Tesoro sono ritardati o, nel peggiore dei casi, le aste del Tesoro falliscono. Di conseguenza, vediamo il rischio che l’annuncio sia ritardato fino alla riunione di dicembre”.
Detto questo, per l’ecomista Pimco c’è anche la possibilità che Powell annunci un ritmo più veloce di tapering rispetto alla riduzione mensile di 15 miliardi di dollari. “Indipendentemente dal fatto che la Fed inizi il tapering a novembre o dicembre, crediamo che possa facilmente regolare il ritmo del tapering per terminare il programma di acquisto di obbligazioni entro la metà del 2022. Inoltre, questo darà più flessibilità per aumentare i tassi prima nel caso in cui le aspettative di inflazione accelerino e l’inflazione si riveli più persistente”, precisa.
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