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Il 73% già investe o lo farà a breve. Obiettivo: diversificazione e rendimenti. Ed è boom di fornitori terzi. Sempre più diffuso l’interesse per gli investimenti Esg
Asset illiquidi per sconfiggere l’inflazione e ottenere rendimenti più elevati. È questa la ricetta che stanno adottando sempre più wealth manager a livello globale per sopravvivere a un contesto complicato, secondo quanto rivela il “Global Wealth Management Survey 2022” targato Mercer.
D’altra parte, stando al report che raccoglie le risposte di 125 wealth manager residenti in 26 Paesi e 6 diverse aree geografiche, la corsa dei prezzi è la preoccupazione più diffusa tra i gestori patrimoniali. Tanto che per il 57% rappresenta il problema principale e che la metà (il 50%) prevede nei prossimi due anni un rendimento inferiore degli investimenti. Quasi inevitabile dunque che molti scelgano di diversificare i portafogli dei clienti investendo in asset class meno tradizionali.
Ne deriva che il 73% dei wealth manager investe già in asset illiquidi o prevede di farlo nei prossimi 12 mesi e che la stragrande maggioranza (l’86%) già punta sui private market e su altre asset class illiquide proprio per ottenere un rendimento più alto o un ritorno maggiore sull’investimento. Il report Mercer sottolinea poi anche il boom dei fattori Esg, con l’82% dei gestori che dichiara di ricevere oggi una maggiore richiesta di investimenti sostenibili da parte dei clienti rispetto a 12 mesi fa. Soltanto il 20% afferma, però, che il motivo principale di questa svolta è “aumentare le opportunità di generare un rendimento attivo”.
Parola d’ordine: diversificare
Complessivamente, i wealth manager si rivolgono ai prodotti alternativi e altri asset illiquidi in un’ottica di diversificazione. E a far da capofila di questa tendenza sono le Americhe, dove il 76% dei gestori patrimoniali investe già nei private e alternative market.
L’indagine rivela però anche l’esistenza di barriere all’investimento in asset alternativi e illiquidi in generale. Il 71% dei wealth manager ha dovuto osservare periodi di lock-up, mentre il 59% dichiara di non disporre delle risorse necessarie per effettuare la due diligence precedente all’investimento. Soltanto il 21% afferma che i propri clienti ritengono le commissioni troppo elevate per questa tipologia di strategie e fondi di investimento.
“È incoraggiante notare come la maggior parte degli wealth manager investa in asset illiquidi e alternativi perché è alla ricerca di rendimento potenziale – sottolinea Luca De Biasi, responsabile area Wealth di Mercer Italia -. Negli ultimi anni le asset class tradizionali non sono riuscite a generare i livelli di rendimento a cui eravamo abituati, quindi è fondamentale che i portafogli dei clienti che si affidano a un professionista della gestione patrimoniale siano posizionati in modo tale da intercettare opportunità di investimento in tutti gli ambiti possibili”.
Boom di fornitori terzi
L’indagine Mercer chiedeva ai gestori di indicare le due principali priorità del business per i prossimi due anni. ‘Migliorare la client experience’ è risultato il primo obiettivo dei wealth manager (76%) che, per raggiungerlo, hanno intenzione di rivolgersi a società specializzate o comunque di richiedere una collaborazione esterna per alcuni ambiti come la costruzione del portafoglio (14%), le operazioni sul portafoglio (14%) e la governance di portafoglio (17%). Necessità, queste, che globalmente raccolgono il 45% delle risposte per quanto riguarda le priorità su cui concentrarsi nei prossimi due anni.
Tre società su cinque (il 60%) collaborano già con fornitori terzi per la ricerca sull’investimento, mentre un ulteriore 36% richiede supporto esterno per la selezione dei gestori e il 30% esternalizza le incombenze relative alla reportistica normativa. Altro dato interessante è che circa il 42% dichiara che potrebbe rivolgersi a fornitori terzi anche per l’offerta e l’integrazione dell’investimento Esg.
“Da un punto di vista operativo – fa notare De Biasi -, avere accesso all’intera gamma degli investimenti non è scontato neanche per le società più grandi di wealth management. Per rispondere alle proprie specifiche esigenze, il settore ha già iniziato a collaborare (o intende farlo) con società esterne indipendenti che forniscono servizi specializzati. L’accesso a società di gestione globali, alla ricerca best-in-class, a servizi di due diligence e di implementazione è fondamentale, in quanto si tratta di servizi imprescindibili per adempiere al mandato ricevuto dai propri clienti”.
Aumenta l’interesse verso gli investimenti Esg
E infatti, come si diceva, sale sempre di più l’interesse per gli investimenti che tengano conto dei fattori ambientali, sociali e di governance. L’82% dei gestori patrimoniali due di aver registrato un significativo aumento della domanda lo scorso anno. Per il 64% degli intervistati, inoltre, i clienti si rivolgono agli investimenti Esg in linea con le nuove preoccupazioni della società, quali il cambiamento climatico, l’attenzione a tematiche sociali e alla corporate governance, mentre il 46% dichiara che i clienti vogliono anche limitare il rischio reputazionale.
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