4 min
Il titolo del gruppo leader nella produzione di chip perde il 6% dopo la pubblicazione dei conti. E, per alcuni, si tratta di un altro segnale che l’entusiasmo intorno al tema era eccessivo. Ma Mark Haefele (UBS) non ha dubbi: “Il trend è secolare”
Alla fine, Nvidia si è piegata sotto il peso delle aspettative. Nonostante un fatturato più che raddoppiato nel secondo semestre, i conti pubblicati la scorsa settimana hanno deluso gli analisti e spinto il titolo del maggiore produttore di chip per intelligenza artificiale in ribasso di oltre il 6% sul Nasdaq. Tuttavia, mentre gli investitori si domandano se si tratti di una vera rivoluzione o se invece l’entusiasmo per questa tecnologia stia drogando il mercato, gli esperti delle case di gestione non paiono avere dubbi sul fatto che l’AI farà da traino agli investimenti dei prossimi decenni. Tra coloro che nutrono questa convinzione c’è anche Mark Haefele, chief investment officer di UBS Global Wealth Management, secondo cui puntare sulle aziende del settore sarà cruciale per far fruttare i portafogli azionari.
Mark Haefele, chief investment officer di UBS Global Wealth Management
📰 Leggi anche “USA, Pil rivisto al rialzo. Arranca Nvidia“
Nvidia, ricavi su a 30 miliardi. Ma al mercato non basta
Nvidia ha chiuso la seduta di giovedì 29 agosto, quella successiva alla diffusione dei conti, con un rosso del 6,4% e 197 miliardi di dollari bruciati nel giro di otto ore. Segno di come le aspettative dei trader sul gruppo simbolo della scommessa collettiva sull’AI siano ormai talmente alte da non rendere più sufficiente neppure registrare numeri da record o comunque sopra le attese. È infatti successo esattamente questo la scorsa settimana: la società di Santa Barbara ha comunicato ricavi in crescita tendenziale del 122% a 30 miliardi e un utile per azione più che raddoppiato a 68 centesimi, entrambi superiori al consensus, ma gli analisti hanno preferito soffermarsi sul rallentamento rispetto al ritmo sostenuto nell’ultimo anno. E a distoglierli da questo dato non è bastata neppure una guidance su luglio-settembre molto positiva, con un giro di affari stimato a 32,5 miliardi contro i 31,7 del consensus.
Investimenti a pioggia: perché l’AI non è una bolla
Nonostante questa dinamica, Haefele continua a mantenere una visione strutturale positiva sul più ampio tema dell’intelligenza artificiale e non abdica all’idea che si tratti di una tecnologia guida per la crescita futura. “Da inizio agosto le azioni Nvidia hanno già registrato un rimbalzo di quasi il 30% nel contesto della ripresa del mercato azionario”, spiega infatti il manager, che attribuisce parte dello scossone subito dal titolo la scorsa settimana ai venti contrari dei dati macroeconomici USA e dei controlli sulle esportazioni di semiconduttori. Non solo. Per l’esperto, c’è un dato su tutti che testimonia come quello dell’AI sia un fenomeno tutt’altro che illusorio: gli investimenti messi in cantiere dalle big tech. “Le grandi aziende sono sulla buona strada per aumentare la spesa in conto capitale del 43% su base annua nel 2024”, spiega, precisando come siano tanti i dirigenti ad aver ribadito questo impegno nelle ultime call sui bilanci. Due esempi su tutti, a suo avviso, vengono dal ceo di Alphabet Sundar Pichai e da quello di Meta Mark Zuckerberg: il primo ha detto che il rischio di sotto-investire è maggiore del rischio di sovrainvestire, mentre il secondo ha dichiarato di voler costruire capacità di calcolo in eccesso piuttosto del contrario. Da qui l’idea che il capex delle grandi società informatiche possa crescere “fino al 25% nel 2025”, uno scenario che “fa ben sperare per gli abilitatori dell’IA nel settore dei semiconduttori”.
📰 Leggi anche “Intelligenza artificiale, i migliori fondi da inizio anno“
E anche il tasso di adozione sale
Per Haefele, c’è però un altro fattore che induce a credere nel potenziale dell’intelligenza artificiale nonostante le ultime performance di mercato: il crescente tasso di adozione da parte dell’industria. Il manager è infatti convinto che i casi d’uso per questa tecnologia non solo siano disparati ma possano estendersi a praticamente tutti i settori merceologici. A testimoniarlo è il caso di Walmart, il cui ceo Doug McMillon ha detto di aver utilizzato modelli linguistici multipli di grandi dimensioni per creare o migliorare accuratamente oltre 850 milioni di dati del catalogo: “Senza l’uso dell’IA generativa”, ha spiegato, “questo lavoro avrebbe richiesto quasi 100 volte l’organico attuale per essere completato nello stesso tempo”.
Dal potenziale di monetizzazione una garanzia
Nella view di Haefele, per stimare la traiettoria di questa innovazione non si può infine tralasciare la variabile rappresentata dal livello di monetizzazione. “Esso non ha ancora eguagliato i forti investimenti delle grandi aziende tecnologiche”, spiega, “ma le prove suggeriscono che ha continuato a crescere”. Il riferimento è a gruppi come Microsoft, che ha detto di aspettarsi un’accelerazione della crescita dei ricavi da cloud computing nella prima metà del prossimo anno, oppure Meta, che sta valutando i suoi investimenti in base a significative opportunità di valorizzazione. “Con i fondamentali di base a breve termine ancora intatti e una forte generazione di free cash flow”, conclude il manager di UBS, “ci aspettiamo che i mercati si concentrino sul miglioramento dei trend di monetizzazione a partire dal prossimo anno”. Da qui la raccomandazione ad attuare strategie di conservazione del capitale come copertura o, se non si è posizionati sul tema, a costruire un’esposizione di lungo termine: “Ciò può essere fatto utilizzando strategie strutturate, come le put o le reverse convertible”.
Vuoi ricevere ogni mattina le notizie di FocusRisparmio? Iscriviti alla newsletter!
Registrati sul sito, entra nell’area riservata e richiedila selezionando la voce “Voglio ricevere la newsletter” nella sezione “I MIEI SERVIZI”.