L’universo di investimento del fondo è particolarmente dinamico. “Il team di gestione assicura un accurato follow-up di tutti i progetti, le tecnologie, le iniziative e le normative in grado di spingere l’idrogeno”, afferma l’esperta
Emmanuelle Sée, Global Thematic Equities Portfolio Manager di CPR AM (gruppo Amundi)
La crisi dei mercati energetici in Europa e nel mondo conferma la lungimiranza dei progetti di investimento che nascono per finanziare in vario modo fonti di energia alternative e rinnovabili. Parlando con FocusRisparmio, Emmanuelle Sée, Global Thematic Equities Portfolio Manager di CPR AM (gruppo Amundi), spiega il potenziale a lungo termine del mercato dell’idrogeno “verde” e perché può diventare una delle principali fonti di produzione energetica per il Vecchio Continente.
L’esperta, alla guida di un fondo da 550 milioni lanciato lo scorso 30 novembre e compliant con l’articolo 9 del regolamento Sfdr, stima che “il mercato globale dell’idrogeno verde arriverà a un valore di 11.000 miliardi di dollari entro il 2050”.
L’impronta di carbonio dell’idrogeno non è “verde” di per sé, ma dipende dai materiali impiegati per l’estrazione da una risorsa primaria (acqua o gas naturale). Oggi, per ragioni infrastrutturali e di costo, oltre il 95% dell’idrogeno è prodotto utilizzando combustibili fossili tradizionali. Questo prende il nome di idrogeno “grigio”.
La recente impennata nei prezzi delle commodity energetiche tradizionali rappresenta un fattore che agevolerà il processo di transizione verso un’economia a idrogeno “verde”?
Negli ultimi cinque anni abbiamo assistito ad un calo dei costi di quasi il 50%, in particolare per gli elettrolizzatori, le celle a combustibile, ecc. Le proiezioni per il 2030 suggeriscono un ulteriore calo, nell’ordine del 60-90%. Questa diminuzione è spiegata dal raggiungimento di economie di scala, con un numero sempre maggiore di imprese coinvolte nella catena del valore dell’idrogeno. Con l’escalation del conflitto ucraino, abbiamo visto per la prima volta il prezzo dell’idrogeno verde diventare più economico di quello dell’idrogeno grigio. Stiamo parlando di 4,84 dollari al kg per produrre idrogeno verde, rispetto ai 6,71 dollari al kg per l’idrogeno grigio. La tragedia ucraina ha fatto da catalizzatore per le energie alternative, in particolare per l’idrogeno verde che è ora accessibile e molto più economico dei combustibili fossili.
Venendo al fondo tematico Cpr Invest-Hydrogen, su quali presupporti si basa la strategia e il processo di investimento?
Il fondo investe in azioni globali coinvolte nell’intero ecosistema dell’idrogeno, dalle attività a monte a quelle a valle inglobando l’intera catena del valore dell’idrogeno, dalle attività a monte, come le energie pulite, a quelle a valle con utilizzatori di vario tipo, come l’industria automobilistica e ferroviaria, passando da stoccaggio, distribuzione e tecnologie.
Fra questi citati, quali sono i segmenti dell’ecosistema idrogeno dove in questo momento si possono trovare opportunità di investimento più interessanti?
Molte innovazioni tecnologiche alimentano la catena del valore dell’idrogeno, che in particolare permette di gestire l’intermittenza delle energie rinnovabili e di immagazzinarle per lunghi periodi. L’idrogeno è anche l’unica tecnologia praticabile per ridurre le emissioni nei settori in cui è più difficile abbatterle. L’energia verde (eolica, solare, ecc.), così come le tecnologiche (ad esempio le celle a combustibile e gli elettrolizzatori), i veicoli a idrogeno sono esempi di opportunità interessanti.
Come si arriva alla definizione di un universo di investimento?
L’universo di partenza comprende circa 260 titoli, dal quale vengono esclusi i titoli con le peggiori pratiche Esg per ottenere un universo di investimento responsabile/sostenibile, al momento composto da 200 titoli. Per arrivare a questo risultato applichiamo la nostra policy interna Esg integrando l’analisi delle controversie basata sul database di tre provider esterni. Come ci si potrebbe aspettare, l’universo di investimento del fondo è particolarmente dinamico e in evoluzione per riflettere ovviamente il boom dell’industria dell’idrogeno. Il team di gestione assicura un accurato follow-up di tutti i progetti, le tecnologie, le iniziative e le normative in grado di spingere l’idrogeno. Infatti, i progetti stanno sbocciando in tutto il mondo e nuovi nomi si stanno costantemente unendo alla scena dell’idrogeno. Li seguiamo da vicino per garantire ancora una volta che vi sia una significativa materialità legata alle loro attività e ai loro progetti sull’idrogeno. L’intenzionalità deve essere concreta ed è per questo che includiamo nel nostro universo solo aziende il cui management ha una vera e propria visione per l’idrogeno accompagnata da progetti in corso che vanno oltre la fase di ricerca e sviluppo e che si trovano in una fase di sviluppo avanzata.
Come si arriva alle fasi successive di selezione titoli e costruzione del portafoglio? In questo momento quali sono i settori e/o le aree geografiche più rappresentati nel portafoglio?
Attraverso il processo di selezione si arriva alla costruzione di un portafoglio con 60-80 titoli. Da un punto di vista settoriale, non sorprende una maggiore esposizione verso industriali, servizi di pubblica utilità, materiali ed energia, in linea anche con le aree centrali della catena del valore dell’idrogeno. Geograficamente parlando, l’universo è per lo più esposto all’Europa e all’Asia (incluso il Giappone), aree che oggi rappresentano l’epicentro delle tecnologie e dei progetti più avanzati legati all’idrogeno. A questo proposito, vale la pena sottolineare che la ripartizione geografica dell’universo è destinata ad evolversi man mano che nuovi paesi assumeranno impegni riguardo l’idrogeno. Possiamo prendere l’esempio degli Stati Uniti, che erano chiaramente in ritardo e stanno ora cercando di recuperare e ridurre il divario impegnandosi in strategie aggressive di distribuzione dell’idrogeno. La scena dell’idrogeno negli Stati Uniti è attualmente dominata da società non quotate tra cui start-up, autori di brevetti per le tecnologie e le attività legate all’idrogeno e che rendono gli Stati Uniti il paese più attivo in questo settore. Alcune di queste aziende molto probabilmente diventeranno pubbliche o saranno a breve il bersaglio delle operazioni di fusione e acquisizione e, come tali, potranno entrare nel nostro universo di investimento.
Concludiamo con una domanda più personale: lei proviene dal mondo dell’investment banking per poi evolvere nel mondo del multi-asset con approccio quantamental. Come nasce l’interesse per le strategie tematiche, in particolare quelle seguite più da vicino in CPR ?
Quando ho iniziato la mia carriera, le questioni extra-finanziarie stavano già acquistando un’importanza significativa. Ho sempre lavorato in ambienti in cui investire in modo responsabile era una prassi. Inoltre, come giovane professionista degli investimenti, desidero avere un impatto reale e significativo attraverso il mio lavoro per il mondo in cui vivremo nei prossimi decenni. Sono convinta che gli investimenti, se convogliati in modo rilevante, possano contribuire al raggiungimento di un’economia net zero entro il 2050. Sono lieta di partecipare agli sforzi comuni per questa trasformazione.
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