Il Recovery Fund franco-tedesco da 500 miliardi piace al mercato
Il piano di Merkel e Macron prevede che gli aiuti non andranno rimborsati. Per Morgan Stanley è “una potente risposta comune”. Soddisfatto Conte, ma il Nord Europa frena
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Recessione tecnica sì, ma con la ripresa che sembra meno lontana di prima. Buone notizie oggi dalla Germania che, nonostante la conferma del calo del 2,2% del Pil nel primo trimestre e del 2,3% annuo, come da stima preliminare, annuncia una ripresa dell’Ifo, l’indice di fiducia delle imprese che in genere anticipa quello della produzione industriale.
L’indicatore è infatti salito a maggio a 79,5 punti, in ripresa rispetto ai 74,3 di aprile e al di sopra del consenso degli economisti a quota 78,8 punti. L’indice relativo alle condizioni attuali si è attestato invece a 78,9 punti mentre quello sulle aspettative è a 80,1.
“Dopo la catastrofica caduta del mese precedente, il clima delle imprese si è un po’ ripreso – commenta Clemens Fuest, presidente dell’istituto Ifo -. Anche se le aziende hanno nuovamente valutato la loro situazione attuale come leggermente peggiore, le loro aspettative per i prossimi mesi sono migliorate notevolmente”. Tuttavia, precisa l’economista, “molte aziende sono ancora pessimiste sulla propria attività”, anche se in questo senso “il graduale allentamento del blocco offre un barlume di speranza”.
Il miglioramento dell’indice Ifo di oggi “fa eco a diversi segnali in arrivo da indicatori in tempo reale”, per cui “l’attività economica e sociale ha iniziato a riprendersi in modo significativo dopo la prima revoca delle misure di blocco alla fine di aprile”, commenta Carsten Brzeski, Chief Economist di Ing. “Giusto per essere chiari, attualmente è ancora impossibile misurare il danno piú permanente che la crisi ha causato e quale sará il suo impatto sulla crescita futura”, avverte però l’esperto, secondo cui anche in uno scenario favorevole, “con una più graduale revoca delle misure di blocco e nessuna seconda ondata di virus, è improbabile che l’economia tedesca torni al livello pre-crisi prima del 2022”. In breve, conclude Brzeski, “il punto più basso della crisi dovrebbe ora essere dietro di noi e c’è anche la possibilitá di un forte rimbalzo di breve durata nei prossimi mesi”, ma “non siamo di fronte a una ripresa a V”.
Per Joerg Kraemer, capo economista di Commerzbank, l’indice Ifo si è ripreso in modo significativo a maggio ed evidenzia che l’economia tedesca si sta riprendendo. Un miglioramento che è il risultato dell’allentamento delle restrizioni legate alla pandemia di coronavirus, che ha permesso al sentiment imprese di risalire dai livelli storicamente bassi di maggio. “Comunque sia – frena l’esperto – l’aumento della disoccupazione e gli alti livelli di debito delle aziende rappresentano degli ostacoli a una ripresa a forma di V”.
Dello stesso parere Carsten Brzeski di Ing, che ricorda come il Pil teutonico dovrebbe poi registrare la peggiore contrazione di sempre nel secondo trimestre. Il Pil è calato del 2,2% nei primi tre mesi dell’anno con due settimane di lockdown, ma “altre tre settimane di lockdown e un allentamento molto graduale di alcune misure di contenimento non promettono nulla di buono per il secondo trimestre”, puntualizza. I dati dimostrano che l’attività economica ha già accelerato da metà maggio. “Tuttavia, per compensare il danno economico degli ultimi due mesi, è necessaria molta più accelerazione”, concludono da Ing.
Insomma, niente facili entusiasmi. L’aumento dell’indice tedesco Ifo nel mese di maggio “è stato principalmente guidato dal più forte miglioramento mensile mai registrato nella componente delle aspettative”, evidenzia anche Katharina Koenz di Oxford Economics. I dati di maggio “hanno mostrato un modello simile agli indici Sentix e Zew, diffusi in precedenza”. Questo dimostra che “l’allentamento del blocco ha portato a un rimbalzo meccanico dell’attività”, continua l’economista, aggiungendo però che “la strada per la piena ripresa sarà lunga”. Infatti, “nonostante il forte rimbalzo delle aspettative, alcuni settori, come quello automobilistico, non sono ottimisti perché soffrono di una domanda debole”, conclude Koenz.
E proprio la consapevolezza che la strada verso la ripartenza è ancora lunga potrebbe spingere la cancelliera, Angela Merkel, ad essere ancora più persuasiva nei confronti dei ‘frugal four’ che si oppongono alla proposta franco-tedesca di Recovery Fund al grido di “prestiti non aiuti”.
La forma finale del Recovery Fund dell’Unione europea non si discosterà molto dalla proposta originale franco-tedesca, secondo Erik Nielsen di Unicredit. L’esperto ritiene infatti che non ci sia “alcuna possibilità” che la cancelliera e il presidente francese, Emmanuel Macron, consentano a un ristretto numero di Paesi di far deragliare la loro “grande visione”.
Con la proposta franco-tedesca, sottolinea Andrea Delitala, head of euro multi asset di Pictet Asset Management, “l’Europa ha finalmente battuto un colpo deciso, ora bisognerà solo aspettare per vedere come e quando questa importante dichiarazione di intenti si tramuterà in sostanza”. Si tratta “di una manovra di trasferimenti a fondo perduto pari fino a 500 mld a sostegno delle regioni e dei settori piú duramente colpiti dalla pandemia e dalla conseguente crisi, di cui, secondo le nostre prime valutazioni, all’Italia dovrebbe spettare fino al 20%, il che equivale a circa 100 mld di debito pubblico risparmiato nel 2020-2021 (in base ai tempi di attivazione)”, conclude.