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A livello globale, la raccolta sulle nuove quotazioni è stata la più alta del decennio. Record storico negli Usa, dove molte tech e biotech registrano rialzi a tre cifre. Forte fermento anche in Cina, ma non nel Vecchio Continente
L’anno orribile, quello dell’emergenza sanitaria che ha congelato le economie, gli spostamenti e la socialità in tutto il mondo, è stato paradossalmente un periodo di straordinario fermento per le Ipo. A livello globale, il 2020 ha visto la maggiore raccolta di capitali tramite Ipo dell’ultimo decennio, 331 miliardi di dollari (+42% rispetto al 2019) con 1.591 quotazioni, secondo l’IPO Report 2020 di Baker & McKenzie, stilato su dati Refinitiv aggiornati ai primi di dicembre. In Cina, sono stati raccolti 64 miliardi (+67%) con 365 quotazioni (+81%). E ricordiamo che non è riuscita a partire la mega Ipo di Ant, bloccata per questioni regolatorie. Ma il risultato più eclatante è quello degli Stati Uniti, dove secondo i dati di Stock Analysis si sono registrate 480 nuove quotazioni per tutto il 2020, un record storico, con parecchi debutti eccellenti nell’ultimo mese dell’anno.
L’annata è stata buona non solo in termini di numeri, ma anche di risultati: delle matricole Usa, solo una cinquantina ha registrato performance negative. E anche tra le debuttanti le maggiori soddisfazioni sono arrivate dai settori che hanno ottenuto performance migliori in Borsa, ovvero tech e, soprattutto, biotech e life sciences.
La più grande Ipo dell’anno, Airbnb, ha raccolto con la quotazione 3,5 miliardi di dollari, e quota oggi su livelli più che raddoppiati rispetto al prezzo di collocamento (oltre i 148 dollari, dagli iniziali 68). Hydrofarm, azienda californiana leader nelle attrezzature per la coltivazione idroponica, ha guadagnato quasi il 270%; 908 Devices, azienda di analisi spettrometriche, il 183%; Wunong Net Technology, retailer alimentare cinese attivo sia online sia offline, il 481%. E parliamo di aziende che si sono quotate nell’ultimo mese o poco più.
Più indietro nel tempo, negli Usa spiccano le performance delle biotech Greenwich Life Sciences, che ha debuttato a settembre (+521%), e Kymera Therapeutics, quotata da agosto (283%), e ovviamente di CureVac, tra le aziende impegnate nello sviluppo di vaccini anti-Covid, che da agosto a oggi ha guadagnato il 545%; andando ancora indietro nel tempo, risultati brillanti anche per le biotech Berkeley Lights (+305%) e ALX Oncology Holding (+352%), la compagnia insurtech Lemonade (+532%), il produttore di attrezzature e tecnologie medicali Inari Medical (347%), le biotech Keros Therapeutics (+341%), Beam Therapeutics (+453%), Schrodinger (+415%) e I-Mas (+302%).
Ben più modesta l’attività di Ipo in Europa, che è stata particolarmente debole nel primo semestre, ma ha iniziato a riprendersi dal terzo trimestre in poi. Secondo i dati IPO Watch Europe di PwC, nei primi tre trimestri 2020 c’erano state solo 61 quotazioni con una raccolta di 11,3 miliardi di euro. In base ai dati di IPO Hub, tuttavia negli ultimi tre mesi sono approdati sulle Borse europee un altro centinaio di titoli. Nel 2019 l’Europa aveva già visto una discesa delle Ipo, che avevano raccolto 22 miliardi (-40%) su 106 operazioni di quotazione, quasi dimezzate rispetto all’anno precedente, che aveva visto 200 debutti.
E in Italia? Nel 2020 si sono quotate 23 società, di cui solo una (Gvs, che ha quasi raddoppiato le quotazioni rispetto al prezzo di Ipo) approdata su MTA.
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