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Secondo uno studio di Bankitalia, l’osservazione dei big data correlati al comportamento degli utenti può contribuire all’analisi del livello dei prezzi
Twitter non riesce solo a influenzare il dibattito politico o fare concorrenza ai media ma, attraverso l’analisi dei messaggi dei suoi utenti, può rappresentare anche uno strumento complementare per misure le aspettative di inflazione.
In un paper realizzato utilizzando i più recenti algoritmi specifici per il trattamento di grossi volumi di dati, gli analisti della Banca d’Italia Cristina Angelico, Juri Marcucci, Marcello Miccoli e Filippo Quarta (le cui opinioni, si precisa, non riflettono necessariamente quelle dell’istituto centrale), mostrano che gli indicatori basati su Twitter hanno una correlazione significativa con le altre misure di aspettative di inflazione esistenti.
Inoltre, tali indicatori hanno un potere predittivo delle aspettative di inflazione basate sulle indagini mensili superiore a quello delle altre fonti informative disponibili; essi rappresentano quindi una misura complementare disponibile in tempo reale.
Lo studio passa così in rassegna gli indicatori giornalieri delle aspettative di inflazione da parte dei consumatori, costruiti con tecniche di machine learning e di analisi testuale sulla base dei messaggi del social network fondato da Jack Dorsey nel 2006.
Gli andamenti degli indicatori sono confrontati sia con le aspettative di inflazione mensili basate sulle indagini dell’Istat sia con quelle giornaliere ottenute dai prezzi di mercato dei contratti derivati sull’inflazione (inflation swaps) che misurano le aspettative solo indirettamente, dato che includono un premio per il rischio non osservabile.
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