Eurozona: la crescita rallenta. Serve un cambio di marcia
Gli investitori dovranno ripensare radicalmente la propria gestione dei rischi di mercato
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“I negoziati commerciali sono solo la punta dell’iceberg in un contesto geopolitico molto più complesso. A nostro avviso, stiamo entrando in un’era di dominio politico rispetto a quello economico”. E’ il ragionamento di Pascal Blanqué, Group Chief Investment Officer di Amundi e Vincent Mortier, Deputy Group Chief Investment Officer di Amundi. Il motivo di tale cambiamento? “Nuove forze, più interne, con sfumature nazionaliste, stanno ora sostenendo le nuove agende politiche in tutto il mondo. È probabile un aumento degli accordi bilaterali rispetto al multilateralismo. Questo nuovo ordine potrebbe influenzare i mercati in molti modi”.
Innanzitutto attraverso “i persistenti elevati livelli di rischio geopolitico. Questi rischi non sono facili da prezzare e possono creare volatilità nel breve periodo, ma hanno anche implicazioni nel lungo termine. Questo significa che la previsione di uno scenario centrale che sostenga le decisioni di investimento diminuisce in modo significativo e, con esso, le opportunità per un’esposizione direzionale forte del rischio”.
“A causa delle tensioni commerciali – proseguono gli analisti – la crescita globale non sarà guidata dalla crescita del commercio globale. Questo nuovo ordine, con le forze in gioco che indicano un’ulteriore frammentazione e con conseguenti divergenze nelle performance economiche e di mercato, implica un nuovo orientamento delle strategie verso storie più domestiche e autonome. La diversificazione internazionale dovrebbe funzionare meglio d’ora in poi. Approcci globali e diversificati diventano fondamentali per avvantaggiarsi delle opportunità in questo contesto”.
In una prospettiva di medio termine “le politiche fiscali più proattive/espansionistiche promosse dall’ondata populista aggiungerà pressione sul debito pubblico e sulla sostenibilità fiscale”.
In conclusione, prevedono i due esperti di Amundi, “vedremo crescenti pressioni politiche sulle banche centrali. La monetizzazione del deficit e del debito potrebbe diventare la tentazione principale. Per concludere, lo scenario per gli investitori sta diventando sempre più complesso”.