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Articolo pubblicato su FR MAGAZINE | Settembre – Ottobre 2021 |
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Crescono le giacenze sui conti correnti. Ma così, nel lungo termine, i capitali si svalutano per il solo effetto dell’inflazione. Azioni e obbligazioni (anche coi fondi), invece, hanno sempre offerto rendimenti reali positivi
Sarà l’effetto pandemia, la paura del domani, o i timori sulla tenuta della propria capacità di reddito. Sarà. Ma lasciare la liquidità immobilizzata sul conto corrente va contro ogni timore sul futuro. Sì, perché il capitale si erode giorno dopo giorno solo per le commissioni bancarie, oltre a perdere potere d’acquisto per effetto dell’inflazione. E invece basterebbe scegliere la forma di investimento più adatta al profilo di rischio per preservare il proprio tesoretto.
Eppure, la liquidità parcheggiata sui conti correnti continua a crescere, tanto da raggiungere a fine giugno i 1.781 miliardi di euro (dati Abi), registrando una crescita dell’11% circa rispetto ai 1.602 miliardi di inizio pandemia (marzo 2020).
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L’effetto inflazione

I tassi attivi degli istituti di credito sulle giacenze dei conti sono prossimi allo zero. Questo vuol dire che ogni anno si paga lo scotto dell’inflazione, ovvero bisogna rinunciare a una piccola fetta del proprio capitale perché i prezzi sono aumentati. Un problema che negli ultimi 12-24 mesi è stata sentito poco dalle famiglie, visto che la media dell’inflazione è stata rispettivamente dello 0,3% e dello 0,2 per cento.
Ma ora che l’indice dei prezzi al consumo ha ripreso vigore (1,26% a giugno secondo i dati Istat) il quadro cambia radicalmente. Per capire a cosa si potrebbe andare incontro basta fare un esercizio a ritroso e vedere quanto varrebbero oggi 10mila euro lasciati sul conto negli ultimi 10 anni e 20 anni. La media dell’inflazione a 10 anni è stata dell’1%, quindi oggi 10mila euro depositati nel 2011 varrebbero 9.052 euro. A 20 anni, invece, la media dell’indice dei prezzi al consumo è stata dell’1,6% per una svalutazione del proprio capitale di 2.720 euro (10mila del 2001 equivarrebbero oggi a 7.280 euro).
Il rendimento perduto
Nel lungo termine, invece, i mercati hanno sempre offerto rendimenti reali – guardando i dati diffusi da Credit Suisse nel suo Global Investment Returns Yearbook 2021, dal 1900 al 2020 le azioni sono cresciute, sempre in termini reali (quindi al netto dell’inflazione, ndr), del 5,3%, e le obbligazioni a media-lunga scadenza del 2,1 per cento. A 20 anni, invece…
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