Lomartire (Spdr): “I settori ciclici tendono a sovraperformare quelli difensivi (come i beni di consumo durevoli) durante i periodi di inflazione crescente”
Il ritorno dell’inflazione è un falso rischio o avrà un impatto strutturale? Per molti investitori, a marzo l’inflazione ha superato il Covid come maggiore minaccia per i mercati. Ma preparare un portafoglio anti inflazione si può concentrandosi sui settori gusti. Francesco Lomartire, responsabile di SPDR ETFs per l’Italia spiega infatti “che mentre la natura transitoria di alcuni aumenti dei prezzi è dibattuta, i timori sull’inflazione persisteranno per alcuni mesi, man mano che gli stimoli e le riaperture proseguono, di pari passo con l’incremento dei prezzi delle materie prime”. In questo contesto, Spdr vede opportunità nel settore dei materiali.
Qual è la situazione generale?
I dati sull’inflazione di aprile hanno evidenziato un aumento dei prezzi ancora più pronunciato delle attese. Gli analisti avevano previsto una pressione significativa, a causa di fattori legati alla domanda a seguito dalla riapertura dell’economia e l’impatto sull’offerta delle interruzioni delle catene di approvvigionamento legate al COVID. Ciononostante, l’indice dei prezzi al consumo (consumer price index o CPI) statunitense, con i prezzi al consumo in aumento del 4,2% anno su anno, è stato molto più alto del previsto ed è stato seguito da un incremento del Producer Price Index (PPI) del 6,2% anno su anno. E mentre il dato CPI cinese dello 0,9% a/a è stato relativamente contenuto, alcuni movimenti dei prezzi della produzione (PPI +6,8%) hanno mostrato le pressioni sui costi derivanti dalle materie prime e le implicazioni della riapertura che potrebbero trasmettersi ad altre economie. La carenza globale di semiconduttori ha anche causato problemi di approvvigionamento, per esempio nel settore dell’usato dell’auto; in futuro potremmo assistere a un’ulteriore riduzione delle scorte già scarse.
Quali sono le vostre attese?
Ci aspettiamo che i timori per l’inflazione persistano per alcuni mesi man mano che le azioni di stimolo e le riaperture proseguono, di pari passo con l’aumento dei prezzi delle materie prime. È probabile che l’inflazione sarà più forte negli Stati Uniti, che si trovano in una fase di rapida ripresa economica, rispetto ad altre parti del mondo che affrontano persistenti gap produttivi. I commenti da parte della BCE e della BoE hanno suggerito che le pressioni inflazionistiche sono sotto osservazione, ma non sono ai livelli degli Stati Uniti.
Quale l’impatto sui mercati?
Le pressioni sull’inflazione stanno esacerbando le preoccupazioni di alcuni investitori sulle valutazioni eccessive nei mercati azionari, che espongono i già cari titoli growth, come i FAANG, alle possibili turbolenze di breve termine. In effetti, i settori statunitensi della tecnologia, dei servizi di comunicazione e dei beni di consumo discrezionali sono stati i peggiori performer nelle ultime settimane. Le prese di profitto in questi settori sono anche guidate dalla ricerca, tra le imprese più cicliche, dei beneficiari della riapertura e della ripresa delle economie grazie al progressivo allentamento delle restrizioni. Bisogna essere consapevoli che l’elevato peso di questi tre settori potrebbero avere un effetto negativo sui livelli di mercato in generale.
Quali sono i settori su cui puntare?
È importante valutare il potere delle aziende di determinare i prezzi e la loro capacità di trasferire sui consumatori i costi più elevati dei fattori di produzione, che in parte dipende dall’elasticità della domanda dei consumatori, così come dalla disponibilità del prodotto e dai “colli di bottiglia” dell’offerta, che ora sono più rilevanti. Guardando ai rendimenti degli indici, vediamo che i settori ciclici (come industriali e materiali) tendono a sovraperformare quelli difensivi (come i beni di consumo durevoli) durante i periodi di inflazione crescente. La relazione più forte, con una correlazione all’inflazione più di tre volte superiore alla media di mercato, è quella del settore energetico, a causa dell’impatto dell’aumento dei prezzi del petrolio. Anche i titoli del settore finanziario tendono a sovraperformare durante i periodi di maggiore inflazione, con una relazione positiva determinata principalmente dal contemporaneo aumento dei tassi di interesse. Ogni trimestre presentiamo i dati sulla sensibilità dei settori alle aspettative inflazionistiche dei tre anni precedenti nel report SPDR Sector & Equity Compass.
Energia, finanziari e materiali dunque…
Il potere di determinazione dei prezzi delle società energetiche varia a seconda della loro posizione a monte o a valle, ma nel complesso la capacità di trarre vantaggio da questo potere può essere vista nelle importanti revisioni delle previsioni sugli utili negli ultimi mesi. Anche se vediamo che la forte domanda degli investitori per gli ETF sul settore dell’energia continuerà nel breve termine, in realtà preferiamo un altro settore delle materie prime, i materiali, per la loro esposizione all’attuale contesto reflazionistico. Mentre l’attuale equilibrio tra domanda e offerta di petrolio potrebbe indebolirsi con qualsiasi deterioramento dell’accordo OPEC+ volto a limitare la produzione, crediamo che le forze che guidano i prezzi dei metalli industriali abbiano un impatto più duraturo. I prezzi dei metalli come il rame, lo zinco e l’alluminio sono ai massimi da diversi decenni. Le società minerarie (pari al 36% del settore materiali) sono ben posizionate nel ciclo attuale per trasferire i prezzi più alti dei metalli industriali ai loro clienti. Anche se gli aumenti di prezzo spesso stimolano una nuova offerta in questo settore, l’autorizzazione e la costruzione di nuove miniere possono richiedere anni, quindi le attuali dinamiche positive di domanda e offerta potrebbero persistere. Altrove nel settore dei materiali, i produttori di prodotti chimici (50%) e i produttori di prodotti per l’edilizia, l’imballaggio e la carta affrontano dinamiche positive di domanda e offerta simili.
Giorgio Fernicola, responsabile clientela istituzionale di State Street Global Advisors, ha incontrato FocusRisparmio per una conversazione sulle prospettive per il 2025 degli investitori e della casa di gestione
Gli outlook degli asset manager per il nuovo anno descrivono un contesto favorevole agli investimenti. Meglio allora puntare su Wall Street, che non smetterà di crescere, e guardare all’Europa per i titoli di Stato. Trump e banche centrali le incognite
Per Cudzil (TCW), il mercato del lavoro sta rallentando e il presidente USA è prima di tutto un negoziatore. Meglio restare lunghi in termini di duration e sottopesati nel credito societario
Per Guy Miller, capo economista di Zurich, le banche centrali resteranno il principale driver dei mercati anche nel 2025. Colpa di un’inflazione meno debole del previsto e dei tanti rischi che minacciano la crescita, specie in Europa. Ecco cosa aspettarsi e come reagiranno le principali asset class
Nuova sforbiciata di 25 punti base. Riviste al rialzo le stime di inflazione e crescita. Powell: “Possiamo essere più cauti”. Per gli analisti, a gennaio il Fomc farà una pausa
Per gli analisti, l’Eurotower limerà le previsioni di crescita e inflazione. E userà un linguaggio più accomodante. Il tasso terminale è visto all’1,75% a luglio. Ma le prospettive si sono fatte più cupe
I grandi investitori vedono rosa su inflazione ed economia, ma temono USA-Cina e banche centrali. Più alternativi in portafoglio e una parola chiave: gestione attiva. La survey Natixis IM
Buste paga e disoccupazione di novembre confermano che il mercato del lavoro Usa è solido e in progressivo rallentamento. Per gli investitori una riduzione natalizia di 25 punti base è praticamente scontata
Ripresa mondiale resiliente ma minacciata: “Garantire la sostenibilità del debito”. Giù le stime per l’Italia: +0,9% nel 2025 e +1,2% nel 2026. Male la Germania. Le banche centrali? Taglino con cautela
L’outlook della casa vede sviluppi positivi per Stati Uniti e Vecchio Continente. Ma se la BCE continuerà a tagliare, non è detto che la FED faccia lo stesso. E c'entra anche l’effetto Trump. Dall’equity ai governativi, la ricetta per preparare il portafoglio
Inflazione e precarietà lavorativa vanificano l’intenzione di mettere soldi da parte e investire di Millennial e GenZ: il 79% vorrebbe, ma solo il 54% ce la fa. Il sondaggio Gimme5
Iscriviti per ricevere gratis il magazine FocusRisparmio