Venture capital italiano in frenata dopo un 2022 record
Bain & Company: nel primo trimestre volumi in calo del 16%. L’anno scorso si è chiuso investimenti per 1,6 miliardi. Ma il mercato tricolore vale solo il 2% in Europa
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Altro che crisi, per il venture capital italiano le battute d’arresto non sembrano esistere. Il primo semestre del 2022 si chiude con un ammontare investito in startup italiane, sia da operatori domestici che esteri, pari a 957 milioni di euro, più del doppio rispetto ai 429 milioni dei primi sei mesi 2021 (+123%). A certificare lo stato di salute del settore è il Venture Capital Monitor (Veem), il rapporto realizzato dall’omonimo Osservatorio attivo presso la Liuc Business School, con il contributo di Intesa Sanpaolo Innovation Center, dello studio legale E. Morace & Co., e grazie al supporto istituzionale di Cdp Venture Capital Sgr e Iban.
Gli investitori nel semestre hanno finalizzato 161 round sulle realtà italiane, contro i 141 dello stesso periodo dell’anno scorso, facendo registrare un aumento del 14%. Si è registrato però un rallentamento dell’ammontare investito in realtà estere fondate da imprenditori italiani, da 379 milioni a 176 milioni di euro, con un numero di operazioni in linea con l’anno precedente (11 round rispetto ai 12). Sommando queste due componenti, le operazioni complessive sono state 172, contro le 153 del 2021 (+12%) per un totale di 1,1 miliardi di euro (erano 808 milioni nel primo semestre 2021). Se invece si guarda solo ai nuovi investimenti (initial), questi sono stati 157 rispetto ai 137 dello scorso anno.
“I numeri sorprendenti, per un primo semestre dell’anno così complicato per via degli scenari economici e politici che si stanno sviluppando, mostrano che l’innovazione è fondamentale per permettere all’economia di avanzare anche e soprattutto nei momenti di crisi”, evidenzia Innocenzo Cipolletta, presidente Aifi, che prevede un buon 2022 per il settore. “L’economia italiana sta finanziando l’innovazione e credo che avremo un anno di buoni risultati”, afferma infatti il presidente dell’associazione del private equity e venture capital, che osserva anche come questi dati avvicinano l’Italia alle dimensioni degli altri Paesi. “Ma abbiamo ancora strada da fare”, avverte, ribadendo che “le startup italiane hanno tutte le caratteristiche per diventare le grandi società del futuro, visto che in soli sei mesi è stato investito quasi un miliardo su quelle italiane”.
Quanto ai settori, l’Ict monopolizza l’interesse degli investitori di venture capital, rappresentando una quota del 40%. L’Ict è costituito per un 41% da operazioni su startup nel comparto dei digital consumer services, e per il 59% su società con focus su enterprise technologies. A seguire, il 10% degli investimenti initial è stato diretto verso i servizi finanziari (fintech) e l’8% verso l’healthcare. Il corporate venture capital conferma la sua dinamicità: gli investimenti da parte delle imprese a supporto delle realtà imprenditoriali nascenti o nella fase di primo sviluppo rappresentano infatti il 22% delle operazioni totali
Infine, come per gli anni passati, a livello di investimenti initial, la Lombardia è la Regione in cui si concentra il maggior numero di società target, 59, coprendo il 38% del mercato (37% nel I semestre 2021, ma con un numero inferiore di deal, 49). Seguono Lazio (14%) e Piemonte (9%).
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