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Cerved stima un calo dei rating per le aziende non finanziarie. Colpa di caro energia, inflazione e tassi. Ma il sistema economico è sano e più di mille sono in grado di emettere oltre 13 miliardi di minibond
Peggiora la situazione delle imprese non finanziarie italiane. Colpa di inflazione, tassi e prezzi dell’energia, che hanno un impatto diretto sull’evoluzione del profilo di rischio delle aziende e fanno salire la probabilità di default dal 5,68% di fine 2022 al 5,8% di dicembre 2023 (+2%). Nettamente al di sopra del 4,45% di fine 2019. È quanto emerge all’ultimo Credit Outlook 2023 di Cerved Rating Agency, che ha analizzato un portafoglio di oltre 18mila compagnie rappresentativo dell’economia italiana. Stando all’analisi dell’agenzia, anche se peggiora il giudizio sul merito di credito, sono comunque più di mille le realtà in grado di emettere 13,1 miliardi di euro di minibond nel 2023, oltre la metà dei quali green.
Rischio default al 7,23% in uno scenario avverso
Dal rapporto emerge che la corsa dei prezzi, l’aumento dei tassi e i problemi del mercato energetico impediscono il riassorbimento del rischio rispetto al pre-Covid. E l’incremento delle probabilità di default si manifesta in continuità con quanto osservato dall’inizio del conflitto in Ucraina, e in controtendenza rispetto ai segnali di ripresa visti nella seconda parte del 2021. Ne deriva che in uno “scenario avverso”, con un sensibile peggioramento della congiuntura economica e un nuovo rialzo dei prezzi energetici, che invece al momento sono in calo, così come l’inflazione e i tassi di interesse, la probabilità di default salirebbe addirittura al 7,23%. Si tratta tuttavia di una ipotesi che “non è la più quotata”.
Ma il sistema economico è sano
Nel complesso, infatti, “il sistema economico è sano” e Cerved individua un gruppo di ben 1.087 imprese con una struttura economica finanziaria abbastanza solida da poter emettere, appunto, nel 2023 ben 13,1 miliardi di euro di minibond, di cui più della metà green. Si tratta di 6,7 miliardi di euro da mettere sul mercato, per un totale di 537 possibili emittenti nei settori maggiormente esposti alla transizione ecologica ed energetica. Miliardi che potrebbero scendere a 11,7 in caso di scenario negativo, ma che in ogni caso dimostrano la buona solidità della struttura economica finanziaria delle imprese target.
“I dati non correggono ancora l’incremento di rischio che si è verificato durante e dopo il Covid, anche se la situazione va migliorando rispetto a qualche mese fa”, spiega l’amministratore delegato di Cerved Rating Agency, Fabrizio Negri, che sottolinea come la previsione attuale di 5,8% di rischio percepito (Pd) a dicembre 2023 è infatti inferiore al 5,91% nel giugno 2023 calcolato a metà dello scorso anno. Negri evidenzia poi una certa dispersione attorno al dato medio, nel senso che alcuni settori vanno peggio e altri decisamente meglio. In particolare i servizi, le comunicazioni e il segmento farmaceutico, registrano una significativa riduzione della probabilità di default, a fronte della quale si nota un peggioramento anche nelle grandi aziende e non più solo nelle medio-piccole.
Profonde differenze geografiche e tra settori
A seconda del settore merceologico, emergono dunque differenze anche notevoli nello scenario di base. Se da un lato i servizi legati al turismo e alle strutture ricettive, il mercato farmaceutico e quello di informazione e comunicazione mostrano una riduzione della probabilità di default (rispettivamente -12%, -11% e -6%), dall’altro il rallentamento della domanda, unito a un livello di prezzi energetici ancora alti per il 2023, sembra determinare un aumento del rischio atteso per segmenti come plastica e gomma (+10%), chimico (+10%) e agricoltura (+8%).
In termini di dimensione aziendale, il rischio di default più elevato riguarda le pmi, con stime che arriverebbero al 6,03%. A differenza però degli anni precedenti, non ne sono immuni neppure le grandi aziende, che passerebbero dal 2,9% di fine 2022 al 3,25% di fine 2023. Quanto alla distribuzione sul territorio, il rischio percepito varia molto per area geografica, con previsioni più confortanti al Nord: il dato medio di rischio percepito per i prossimi 12 mesi nel Nord-Ovest si ferma al 5,5%, addirittura al 4,8% nel Nord-Est, mentre al Centro arriva fino al 7,08%, al Sud al 7,03% e nelle Isole al 7,6%.
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