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Gli indici compositi delle attività manifatturiere di alcuni grandi Paesi sono saliti oltre le attese degli economisti. Buoni anche i dati di Francia e Germania
Il mese di agosto si inaugura con una carrellata di dati macro positivi, che hanno sostenuto i listini nella seduta di apertura della settimana sui mercati. Innanzitutto buone notizie sono arrivate da casa nostra, con un dato sul Pmi manifatturiero italiano migliore delle attese degli economisti, in parallelo a un buon dato sulla zona euro, risalito per la prima volta da inizio 2019. Ma i numeri positivi si sono visti anche in sugli indici Pmi di Cina e Stati Uniti.
Il Purchasing managing index (Pmi) manifatturiero del mese di luglio ha mostrato in Italia una risalita a 51,9 punti dai 47,5 di giugno. A rassicurare non è soltanto il fatto che l’indice composito delle attività manifatturiere, che riflette la capacità di acquisizione di beni e servizi, sia superiore a quanto atteso dagli esperti – che pronosticavano un valore di 51,3 – ma anche perché il superamento della soglia dei 50 punti indica il passaggio da una fase recessiva a una fase espansiva. Secondo gli esperti di Ihs Markit, che redigono il dato, si tratta del miglior risultato da giugno 2018.
Anche altrove in Europa c’è da festeggiare, in particolare per gli indici Pmi manifatturieri di Francia e Germania, entrambi saliti nel mese di luglio oltre il consensus. Il Pmi manifatturiero francese è salito a 52,4 punti, contro un’attesa degli economisti ferma a 52, mentre quello tedesco si è attestato a 51, contro un consensus a 50. Il dato tedesco è particolarmente incoraggiante perché segna per il Paese il ritorno a una fase espansiva dopo il dato di giugno, fermo a un modesto 45,8, mentre la Francia era già inserita su un percorso espansivo dopo i 52,3 punti del mese precedente, che avevano segnato un forte rimbalzo rispetto a maggio.
Come nei singoli Paesi appena citati, anche nell’Eurozona l’indice Pmi è cresciuto oltre le attese. Il dato si è attestato a 51,8 punti contro un primo dato flash a 51,1, dopo i 47,4 punti del mese di giugno. Il sottoindice dell’output è inoltre balzato a 55,3 punti dopo i 48,9 di giugno, il dato più alto da aprile 2018. “Gli impianti produttivi dell’Eurozona hanno riportato un inizio del terzo trimestre molto positivo, con una crescita della produzione al tasso più rapido degli ultimi due anni, innescato da un incoraggiante aumento della domanda”, ha commentato Chris Williamson, chief business economist di IHS Markit. Peraltro, “la crescita dei nuovi ordini è stata superiore a quella della produzione, suggerendo che il mese di agosto dovrebbe vedere un ulteriore incremento”, ha aggiunto Williamson.
Dall’altra parte dell’oceano, il Pmi manifatturiero statunitense è salito a luglio a 54,2, da 52,6, meglio delle proiezioni di mercato che si aspettavano un dato a 53,6 punti. Il sottoindice dei nuovi ordini è salito a 61,5 da 56,4, quello della produzione è balzato a 62,1 punti da 57,3 e quello dell’impiego è salito a 44,3 da 42,1 punti. Gli indici azionari Usa hanno reagito positivamente alla diffusione dei dati.
Un altro importante market mover della giornata è stato il Pmi manifatturiero cinese stilato da Caixin-Markit, che nel mese di luglio ha evidenziato un rialzo a 52,8 punti (dai 51,2 di giugno), contro i 51,3 punti del consensus. Caixin e Ihs Markit hanno evidenziato nel loro report che i sottoindici dell’output e dei nuovi ordini hanno raggiunto i massimi dal gennaio del 2011, grazie a una più solida domanda. Il sondaggio privato da cui sono emersi i dati appena descritti ha inoltre rilevato che l’indice relativo agli ordini di export sono rimasti bassi a 48,3 punti, ma i nuovi ordini hanno evidenziato un dato particolarmente solido a 54,4, suggerendo che questo secondo dato sia di conseguenza guidato da una domanda domestica più forte, promossa dalle misure di stimolo, commenta Julian Evans-Pritchard, senior China economist di Capital Economics.
Restando in Asia, in Giappone il dato sul Pil del primo trimestre ha confermato una contrazione, ma inferiore alle attese del mercato. L’economia nipponica si è contratta di un 2,2% annualizzato nel periodo tra gennaio e marzo, un dato rimasto invariato nella seconda lettura; tuttavia, gli economisti si aspettavano una contrazione più ampia, con un calo del 2,8%. Su base trimestrale il Pil ha evidenziato un calo dello 0,6%, anche in questo caso invariato in seconda lettura rispetto all’analisi preliminare, che si confronta con un’attesa degli esperti a -0,7%. Tuttavia gli esperti si aspettano un crollo nel secondo trimestre, con proiezioni fino a un calo del 28,7% secondo alcuni sondaggi.