Private market, bond e gestione attiva: i family office rivoluzionano l’asset allocation
Per l’Ubs Global Family Office Report 2023, tensioni geopolitiche, tassi e inflazione stanno causando nei portafogli “il più grande cambiamento mai registrato”
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La Bce continuerà sulla strada dell’inasprimento monetario nonostante il rallentamento della crescita e la frenata dei prestiti bancari. È questa la tesi più diffusa sui mercati dopo che i dati sull’inflazione di aprile nell’Eurozona hanno mostrato una risalita dei prezzi (l’indice ‘core’ è però sceso), il Pmi manifatturiero dell’Area è calato ai minimi da 35 mesi e la Bank Lending Survey ha certificato la temuta stretta del credito. Una previsione che, per il 4 maggio, vede l’Eurotower aumentare i tassi di un ulteriore 0,25%, con svariati analisti orientati addirittura verso l’idea di un ritocco di mezzo punto.
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Dopo il salvataggio dell’americana First Republic Bank da parte di Jp Morgan, i riflettori dei mercati sono tornati sui dati macro del Vecchio Continente. A partire dall’inflazione dell’Eurozona, che ad aprile ha messo a segno il primo incremento da novembre 2022 e ha toccato quota 7% dal 6,9% del mese prima. Un dato in controtendenza rispetto alla componente core, scesa inaspettatamente al 7,3% dal 7,5%.
Intanto la Bce ha reso noto che i prestiti bancari alle imprese e alle famiglie della Zona euro hanno subito un nuovo rallentamento a marzo. Colpa dell’aumento dei tassi di interesse, della diminuzione degli investimenti e dell’indebolimento dei mercati immobiliari. Il credito alle famiglie è cresciuto del 2,9% su base annua, meno del +3,2% di febbraio e ai minimi da giugno 2018. Quello alle imprese è invece aumentato del 5,2%, la quota più bassa da novembre 2021. La stretta, scrivono gli economisti di Francoforte, “è stata più forte di quanto previsto nel trimestre precedente e indica un persistente indebolimento della dinamica dei prestiti”.
Infine, il Pmi manifatturiero di Eurolandia ad aprile è calato ai minimi da 35 mesi, a quota 45,8 dal 47,3 di marzo. “L’indice principale ha segnalato il peggioramento più veloce delle condizioni del settore da maggio 2020, durante la prima ondata di misure restrittive da Covid”, sottolineano gli analisti di S&P Global, che parlano di “forte peggioramento delle condizioni operative”, con i volumi della produzione in contrazione per la prima volta da inizio anno e i nuovi ordini diminuiti al tasso maggiore in quattro mesi per effetto dell’intensificarsi della crisi della domanda.
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Gli investitori ora guardano a Francoforte e danno per scontato un nuovo aumento del costo del denaro. Per Martin Wolburg, senior economist di Generali Investments, l’Eurotower è ancora in modalità restrittiva ma il picco è ormai in vista. “Riteniamo che la Bce adotterà un approccio più cauto e alzerà i tassi chiave di soli 25 punti base nella riunione imminente. Una delle ragioni principali è la crisi bancaria”, ha spiegato l’esperto, riferendosi all’inasprimento degli standard di prestito messo in luce dalla Bank Lending Survey. Non solo. Secondo l’analista, un’ulteriore stretta è in cantiere mentre l’impatto dei passati incrementi deve ancora materializzarsi completamente. “A differenza dei mercati, riteniamo che gli effetti frenanti della crisi bancaria consentiranno a Francoforte di fermarsi dopo un ulteriore aumento dello 0,25% a giugno, arrivando al 3,5%”, aggiunge Wolburg.
Anche per Konstantin Veit, portfolio manager di Pimco, il board aumenterà i tassi di interesse di 25 punti base. Inoltre, come a marzo, si asterrà dal comunicare aspettative senza riserve sul futuro andamento dei tassi di interesse. “Anche se la Bce potrebbe rivelare già a maggio il proprio piano di reinvestimento del programma di acquisto di asset a partire da luglio, pensiamo che questa decisione sarà presa piuttosto a giugno”, osserva inoltre l’esperto.
Per Annalisa Piazza, fixed-income research analyst di Mfs Im, Lagarde potrebbe invece decidere di fare ulteriori annunci sul fronte del quantitative tightening durante la riunione di questa settimana. Anche l’esperta vede una stretta di un quarto di punto, ma a suo parere “il consiglio direttivo potrebbe scendere a compromessi su ulteriori iniziative in materia di ritiro della liquidità dal sistema, ovvero interrompere i re-investimenti delle App nel secondo semestre”. Detto questo, a Piazza sembra ci sia un ampio accordo per mantenere il reinvestimento del Pepp.
Si aspetta invece un’azione più decisa Altaf Kassam, head of Investment Strategy & Research per l’area Emea di State Street Global Advisors. “Continuiamo a vedere una certa continuità dei dati sull’inflazione, che ci porta a considerare un aumento di 50 punti base a maggio l’esito più probabile”, afferma, pur non escludendo un ritocco inferiore date le preoccupazioni sugli effetti ritardati della politica monetaria e le turbolenze bancarie. “Il tono dei commenti della Bce è stato più frammentato di recente, con i falchi che hanno posto in evidenza la persistenza dell’inflazione mentre le colombe hanno sottolineato l’avvicinarsi ai terminal rate. Tenendo conto di questi elementi e della forza, in qualche modo sorprendente, dei mercati azionari quest’anno, Francoforte potrebbe vedere lo spazio per inasprire un po’ di più le condizioni finanziare rispetto a quanto i mercati si aspettino”, conclude.
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