Private market, bond e gestione attiva: i family office rivoluzionano l’asset allocation
Per l’Ubs Global Family Office Report 2023, tensioni geopolitiche, tassi e inflazione stanno causando nei portafogli “il più grande cambiamento mai registrato”
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“La strada è ancora lunga”. Il leitmotiv ripetuto dalla presidente della Banca centrale europea, Christine Lagarde, a ogni uscita pubblica trova un’altra conferma nelle attese di inflazione dell’Eurozona, schizzate ai massimi da tre anni. Un’impennata che restituisce vigore ai falchi di Francoforte e porta i mercati a riconsiderare l’ipotesi, finora sostenuta in via minoritaria, di un ulteriore rialzo dei tassi a settembre.
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La consueta indagine mensile condotta dall’istituto centrale fra i consumatori di Eurolandia ha mostrato nel dettaglio un “significativo” aumento delle aspettative sul carovita: a marzo le attese a 12 mesi sono infatti salite al 5% dal 4,6% di un mese prima, toccando i massimi da aprile 2020. In crescita dall’8,7% al 9,9% anche il tasso mediano di inflazione percepita, così come le stime a tre anni (+2,9% da 2,4%). In calo, invece, il sentiment relativo alla crescita economica, che per i prossimi 12 mesi è sceso da -0,9% di febbraio a-1%, mentre quello per il tasso di disoccupazione è salito dall’11,5% all’11,7%.
Si tratta di una prospettiva vista dagli analisti come possibile spinta all’Eurotower a non fermare la stretta sui tassi, come un fattore che andrebbe a fornire nuovi argomenti a quella parte del board che ritiene si debba fare di più nella lotta al caro prezzi. Tanto che, per giugno e luglio, la maggior parte degli investitori prevede altri due rialzi di un quarto di punto tali da portare il tasso sui depositi a un picco del 3,75%.
Sulla questione è intervenuto di nuovo il presidente della Bundesbank, Joachim Nagel, che solo qualche ora prima aveva definito vicina la fine dei ritocchi. “La manovra di stretta monetaria della Bce potrebbe non concludersi con l’estate e una volta che i tassi avranno raggiunto il punto terminale, vi dovranno rimanere a lungo”, ha spiegato il membro tedesco del Consiglio direttivo in un’intervista a Bloomberg. “L’inflazione è ancora molto appiccicosa”, ha precisato, sottolineando che gli aumenti di prezzo sono “un fenomeno molto ostinato” e che per la riunione di settembre “tutte le ipotesi sono sul tavolo”.
Le parole del governatore tedesco sono in linea con le dichiarazioni di alcuni suoi colleghi. Dopo il meeting della scorsa settimana in cui la Bce ha optato per un rallentamento della stretta, diversi esponenti del board hanno infatti sottolineato che potrebbero rivelarsi necessari ulteriori aumenti nei prossimi mesi. Secondo Nagel, i costi di finanziamento si stanno avvicinando a livelli restrittivi per l’economia dell’Eurozona ma non sono ancora sufficienti. Inoltre, ha rimarcato, è importante che i tassi rimangano alti una volta raggiunto il loro picco. “Quando arriverà il momento in cui potremo più o meno fermare gli incrementi, allora credo che dovremo rimanere lì per un poco”, ha detto. Una pausa che consentirebbe, a suo avviso, di “vedere se abbiamo davvero successo o meno”, ha concluso.
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Sul tema è tornata anche la presidente Lagarde. “L’inflazione è stata troppo alta per troppo a lungo, la Bce è in marcia per combatterla e la lotta non è ancora finita. Sarà finita solo quando avremo fiducia sufficiente che raggiungerà il target del 2% nel medio termine”, ha detto in un’intervista alla tv giapponese Nhk a margine del G7. La numero uno dell’Eurotower ha anche precisato che le turbolenze bancarie, da cui gli istituti europei sono usciti “relativamente illesi”, non stanno aiutando sul fronte della stabilità dei prezzi.
Nono ferma, intanto, la Bank of England. Come da attese. l’istituto centrale britannico ha alzato i tassi nazionali dal 4,25% al 4,5% sulla scia di Fed e Bce, aprendo a ulteriori aumenti. Si tratta del dodicesimo incremento consecutivo in 18 mesi deciso dal Monetary policy committee, secondo cui l’economia di sua maestà “ha resistito meglio” delle attese. Stando alle stime della BoE, che ha rivisto la contrazione dello 0,5% prevista a febbraio, il Pil del Regno Unito crescerà infatti dello 0,25% quest’anno e poi dello 0,75% nel 2024.
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