Banche, tra i principali player cresce la spinta verso l’m&a
Un trend che dovrebbe rafforzarsi nell'anno in corso. Ecco i titoli sui quali puntare per trarre profitto dalla nuova stagione di risiko
3 min
Innovazione e pandemia stanno trasformando le banche italiane, sia dal punto di vista del rapporto con la clientela sia da quello organizzativo. È quanto emerge oggi da due rapporti sul sistema creditizio italiano, uno targato Abi e l’altro Università Cattolica. Stando infatti ad Abi Lab, il centro di ricerca per l’innovazione e la banca promosso dall’associazione bancaria, gli istituti stanno accelerando su innovazione e tecnologia, cercando strategie e programmi di investimento sempre più a misura del cliente. Una tendenza messa in luce anche dall’Osservatorio Monetario di UniCatt, che ha evidenziato l’altra faccia della medaglia: se con la pandemia cresce la domanda di prodotti e servizi digitali, si rafforza di conseguenza la trasformazione dei modelli distributivi, con la migrazione verso i canali in remoto e la conseguente ridefinizione della rete di filiali.
Tra le priorità per le innovazioni del mondo bancario, secondo Abi spiccano il potenziamento dei servizi di mobile banking e la protezione dei canali remoti utilizzati dalla clientela. Non a caso, spiega il rapporto, per il 92% delle realtà analizzate, infatti, il budget Ict per il 2021 è in aumento o stabile rispetto al 2020. Lo studio, condotto su un campione che rappresenta circa il 67% del settore bancario in termini di dipendenti, rivela che ai primi posti delle priorità d’investimento del settore c’è l’acquisizione digitale dei clienti, a dimostrazione di quanto il contesto di pandemia globale abbia accelerato i cambiamenti nelle abitudini delle persone, nella confidenza con i canali digitali e, più in generale, nei modelli di relazione.
Seguono il potenziamento dei servizi di mobile banking, la forte attenzione alla gestione adeguata dei dati e il rafforzamento delle componenti di sicurezza, che per tutte le banche operanti in Italia rappresentano un’assoluta priorità di lavoro. Si mantiene considerevole l’impegno nei percorsi di modernizzazione e di adeguamento delle infrastrutture. A questi aspetti, infine, si affiancano le iniziative di dematerializzazione e di trasformazione delle architetture tecnologiche.
Sul versante della ricerca e dello sviluppo, secondo il rapporto, i progetti considerati prioritari riguardano soprattutto il potenziamento dell’intelligenza artificiale e la modernizzazione delle infrastrutture tecnologiche. Seguono la gestione e mitigazione dei rischi cibernetici, le iniziative sui dati, il potenziamento dei servizi di mobile banking. Sulla scia della direttiva europea PSD2, inoltre emergono le azioni in materia di open banking. Infine, resta alta l’attenzione anche per l’automazione dei processi, il potenziamento della sicurezza dei canali remoti (identità e accessi) e la trasformazione delle architetture tecnologiche.
La tendenza alla digitalizzazione è confermata anche dall’Osservatorio Monetario di Università Cattolica che ha analizzato le conseguenze e rischi della pandemia sul sistema bancario, evidenziando appunto la trasformazione dei modelli distributivi, con la migrazione verso i canali in remoto e la conseguente ridefinizione della rete di filiali. La rete, rilevano i docenti Elena Beccalli, Andrea Lionzo e Francesco Virili dell’Università Cattolica, era già notevolmente ‘dimagrita’ nel decennio precedente, con la chiusura di 9.800 filiali tra il 2010 e il 2019, segnando una riduzione del 28%. Con la riduzione dell’uso del contante e degli assegni e con la migrazione delle operazioni più semplici ai canali digitali, la razionalizzazione della rete subirà una ulteriore spinta.
In Italia, il 15-20% della clientela bancaria dichiara che intende aumentare l’utilizzo dei canali digitali, per accedere ai servizi bancari, anche una volta superata la particolare situazione creata dalla pandemia. La pandemia da Covid-19 è destinata ad avere effetti di “lungo periodo sull’organizzazione e sui modelli di business degli intermediari finanziari”, afferma Angelo Baglioni, direttore dell’Osservatorio monetario.
Nelle banche, evidenzia l’Osservatorio, stanno emergendo anche nuovi modelli di organizzazione del lavoro, con largo ricorso allo smart working: nei mesi maggio-settembre 2020, i dipendenti che hanno lavorato completamente da remoto sono stati la maggioranza e in numero quasi doppio rispetto ai settori non finanziari (58% contro il 31%). Anche quando le misure il distanziamento sociale verranno meno, l’adozione di modelli di lavoro a distanza consentirà di aumentare il cosiddetto bank desk ratio, cioè il rapporto tra posti di lavoro equivalenti a tempo pieno (full time equivalent – Fte) e scrivanie, dall’odierno 1,2 Fte per scrivania a 1,6-1,8 a seconda delle stime, liberando dal 25% al 40% degli spazi di lavoro.
.
Vuoi ricevere ogni mattina le notizie di FocusRisparmio? Iscriviti alla newsletter!
Registrati sul sito, entra nell’area riservata e richiedila selezionando la voce “Voglio ricevere la newsletter” nella sezione “I MIEI SERVIZI”.