Il patron di Space X si propone di rilevare la società ideatrice di ChatGPT insieme a una cordata. Obiettivo: unirla alla sua xAI. Ma il ceo Altman sbatte la porta: “No grazie”. Per gli asset manager, la notizia basterà a risollevare il comparto. E favorirà Tesla
Dopo lo scossone dato ai mercati dal boom di DeepSeek, la guerra dell’IA torna ad accendere l’attenzione degli investitori. Ma questa volta per una contesa in salsa tutta americana. Elon Musk ha infatti avanzato un’offerta da 97,4 miliardi di dollariper acquistare OpenAI, prima azienda al mondo nel campo dell’intelligenza artificiale nonché la creatrice dell’ormai celeberrima ChatGPT. Una proposta immediatamente respinta dal fondatore Sam Altman ma che, secondo gli analisti, potrebbe produrre effetti positivi sulle azioni di Tesla e delle altre società del miliardario di origine sudafricana.
L’offerta di Musk è stata supportata da xAI, la società di intelligenza artificiale fondata dallo stesso tycoon, e ha visto il coinvolgimento di una cordata di investitori composta da nomi di primissimo livello: Valor Equity Partners, Baron Capital, Atreides Management, Vy Capital e 8VC, un gruppo di venture capital guidata dal co-fondatore di Palantir Joe Lonsdale, Ari Emanuel, ceo di Hollywood Endeavor. Lo scopo sarebbe quello di fondere le due aziende per creare un colosso globale del settore ma l’iniziativa aggiunge una complicazione importante ai piani di Altman, in particolare a quello di convertire la sua creatura in una società con scopo di lucro e spendere fino a 500 miliardi in infrastrutture di AI tramite la joint venture Stargate.
Botta e risposta al veleno
“È tempo che OpenAI torni allo spirito open source e incentrato sulla sicurezza per il bene comune che aveva una volta”, ha detto Musk al Wall Street Journal per tramite del suo legale Marc Toberoff. Il tycoon ha anche fatto sapere che il gruppo di offerenti è pronto a eguagliare o superare qualsiasi offerta superiore alla propria. “Se Altman e l’attuale consiglio di amministrazione hanno intenzione di diventare una società completamente orientata al profitto”, ha affermato, “è fondamentale che l’organizzazione benefica venga equamente compensata per ciò che la sua leadership le sta togliendo: il controllo sulla tecnologia più trasformativa del nostro tempo”. Dura è stata però la risposta di Altman, che su X ha subito postato un messaggio chiaro: “No grazie, ma se vuoi possiamo comprare noi Twitter per 9,74 miliardi”. Una dichiarazione che accenna non troppo velatamente ai problemi di valutazione in cui è incappato il social network proprio dal suo passaggio nelle mani dell’uomo più ricco al mondo.
Quella tra Musk e Altman è una rivalità che affonda le radici nel passato e che muove proprio dal nodo profitti. I due hanno infatti co-fondato OpenAI nel 2015 come ente di beneficenza ma nel 2019, dopo che il tycoon ha lasciato il progetto e ceduto all’ex socio il ruolo di amministratore delegato, la società ha creato una sussidiaria a scopo di lucro che è servita come mezzo per raccogliere denaro da Microsoft e altri investitori. E ora punta a ottenere altri 40 miliardi, principalmente dalla società giapponese SoftBank, per completare la trasformazione a 360°. Il patron di Tesla ha quindi sporto una serie di denunce legali contro il gruppo con l’accusa di aver tradito la sua missione non-profit originale e di aver colluso con la creatura di Bill Gates per dominare lo sviluppo dell’intelligenza artificiale. Il 7 gennaio Toberoff ha inviato una lettera ai procuratori generali in California, dove ha sede OpenAI, e nel Delaware, dove è incorporata, chiedendo di aprire un’offerta per l’azienda in modo da determinare il giusto valore di mercato dei suoi asset di beneficenza: la tesi è che la madre di ChatGPT possa sottovalutare l’organizzazione non-profit quando la scorpora.
Possibili effetti positivi per Tesla
Filippo Diodovich, senior market strategist di IG Italia
Secondo gli addetti ai lavori, la risposta di Altman chiude per ora a ogni possibilità di portare a termine l’affare. Quello che però potrebbe verificarsi in concreto è un effetto positivo sulle azioni delle altre società di Musk, a partire da Tesla. Ne è convinto ad esempio Filippo Diodovich, senior market strategist di IG Italia, secondo cui l’offerta potrebbe essere considerata una “distrazione” del miliardario e aumentare le vendite sul gruppo che ha evidenziato un forte calo delle immatricolazioni nel mese di gennaio. Quanto al settore dell’IA, è opinione dell’analista che azioni di M&A anche solo potenziali sia sempre favorevoli. “Crediamo che il comparto sia riuscito a limitare i danni dopo l’uragano provocato dalla cinese DeepSeek e abbia spazio per recuperare il terreno perso”, ha spiegato, precisando di annoverare tra i titoli migliori Palantir Tech, Meta Platforms, Microsoft e Google. “Rimaniamo molto cauti su Nvidia”, è stata la sua conclusione.
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