3 min
Tempi duri per le pmi italiane, ma dall’analisi mensile di Intermonte Sim emerge che in una situazione di ripresa del ciclo le small cap potrebbero avere più margini per recuperare rispetto alle società a grande capitalizzazione. Anche grazie ai Pir
.
È un paesaggio frastagliato quello che si pone davanti agli osservatori delle piccole e medie imprese italiane. Dal report mensile di Intermonte Sim sulle pmi emergono performance che pur dopo un importante recente recupero, rimangono negative da inizio anno, sia se rapportate all’anno scorso sia se all’andamento del Ftse Mib, aumentato del 15,7% nell’ultimo mese e in calo del 16,7% da gennaio (fonte: Intermonte. Tutti i dati dell’articolo rilevati al 17 giugno, ndr).
Nell’ultimo mese, l’indice Ftse Italy Mid Cap è salito dell’8,6% ma ha sottoperformato l’indice principale del 7% (-0,9% la sottoperformance da inizio anno), mentre l’indice Ftse Italy Small Caps (+12,9%) ha sottoperformato l’indice principale del 2,7% nell’ultimo mese pur essendo aumentato dell’1,1% in termini relativi dall’inizio del 2020. Ma il trend è continentale: osservando le performance delle società a media e piccola capitalizzazione in tutta Europa, l’indice MSCI Europe Small Caps è aumentato del 12,9% nell’ultimo mese, registrando una performance in linea con le small cap tricolori.
Non va meglio sul versante delle stime degli utili per azione (eps) del segmento, che rispetto a 30 giorni fa restano pressoché invariate (dunque ancora significativamente ridotte rispetto alle aspettative di inizio anno).
Per l’intero mercato azionario italiano, dall’inizio dell’anno Intermonte ha tagliato le stime degli utili 2020 del 48,8% in seguito alla pandemia, pur ipotizzando “un parziale recupero nel 2021”, come si legge nel report a cura di Andrea Randone, responsabile della ricerca sulle pmi. La revisione della stima complessiva degli eps per le mid-cap (-42,8%) è in linea con quella del segmento large cap (esclusi i titoli energetici). Più profondi i tagli delle stime degli eps per le piccole società (-76,3%).
Valutazioni, la luce in fondo al tunnel?
Ciononostante, precisa Randone nel report, “se confrontiamo la performance da inizio anno con la variazione delle nostre stime nello stesso periodo, osserviamo che la caduta dei prezzi di mercato è molto più limitata rispetto al taglio delle stime per l’intero 2020 – il che implica una significativa rivalutazione dei multipli a cui trattano i titoli”.
In particolare, le azioni Ftse Mib hanno registrato un riapprezzamento del 33% da inizio anno, mentre il rialzo di mid-cap e small cap è stato rispettivamente del 25% e del 61%. Numeri che portano Intermonte a dire che “il mercato interpreta la debolezza di quest’anno in gran parte come un evento una tantum”.
Buone notizie anche dall’analisi degli indicatori prezzo/utili. Nel confronto tra il paniere di mid-small cap italiane di Intermonte e l’indice Ftse Mib, il primo è scambiato con un premio dell’11,5% rispetto alle large cap – ben al di sotto della media storica (25%) ma non lontano dal livello di un mese fa (9%), anche se, precisa il report, “il numero crescente di aziende che prevedono di registrare una perdita netta nel 2020 rende questo indicatore meno significativo” al momento.
Paniere Mid & Small Cap di Intermonte – stime prezzo/utili dei prossimi 12 mesi rispetto all’indice Ftse Mib (dati degli ultimi 10 anni)

Fonte: Intermonte Sim; Factset
.
Proprio i pesanti effetti della crisi sul nostro Paese, riflessi anche nelle stime del Fondo monetario internazionale (Fmi) che prevede una contrazione del pil italiano a -12,8% nel 2020 – peggior Paese in Europa – portano le mid-cap italiane a scambiare a uno sconto del 17% rispetto ai listini pmi europei, ben superiore allo sconto a cui trattano storicamente (9%).
Strategie di investimento
Nonostante il sostegno delle banche centrali e le misure annunciate dalla Commissione europea con il programma di 750 miliardi di euro chiamato ‘Next Generation EU’ (o ‘Recovery Fund’ nella terminologia dei giornali), la strada per tornare alla normalità “è ancora lunga e non priva di rischi”, scrive Randone nello studio.
Come investire? “I mercati sono destinati a rimanere altamente volatili e manteniamo un approccio di selezione dei titoli che predilige azioni di aziende le cui attività sono legate alla trasformazione digitale o ai temi Esg”, spiega. “Le valutazioni azionarie in alcuni casi sono piuttosto elevate anche rispetto alle stime per il 2021”, ammette, “ma in termini relativi le società a media e piccola capitalizzazione sono scambiate ben al di sotto del premio che storicamente scontano rispetto alle large cap”.
Per quanto riguarda la liquidità, nel rapporto Intermonte evidenzia come nelle ultime settimane i volumi degli scambi siano tornati a crescere. Positivo in questo senso anche l’apporto della rimozione da parte della Consob del divieto di vendite allo scoperto.
Un Pir ci salverà
In chiusura del report spazio ai Pir, prodotti di investimento che Intermonte segue molto da vicino per l’attenzione all’universo investibile delle pmi da parte dei gestori che li costruiscono.
“In seguito ai dati del I trimestre diffusi da Assogestioni e meno deboli del previsto (deflussi per 234 milioni, inferiori ai deflussi di 380 milioni del IV trimestre 2019), e a indicazioni positive sugli afflussi di aprile e maggio, abbiamo rivisto al rialzo (+150 milioni la nuova stima per l’intero 2020) le nostre stime annuali sui flussi dei Pir tradizionali, in aumento rispetto al miliardo di deflussi stimato nel precedente rapporto” anche in seguito alla correzione di alcuni dati provvisori che stimavano a 640 milioni i deflussi del I trimestre 2020. Restano invece invariate le stime sui Pir tradizionali per il 2021 e il 2022.
“Vale inoltre la pena ricordare la notizia molto positiva che il dl Rilancio ha introdotto ufficialmente i cosiddetti Pir alternativi, una forma di investimento che gode di benefici fiscali simili ai Pir tradizionali, ma che è progettata per concentrarsi su small e micro cap o società non quotate”, aggiunge Randone.
L’esperto ricorda che “parecchi tra i principali gestori italiani hanno annunciato l’intenzione di lanciare fondi Pir alternativi – principalmente sotto forma di Eltif – già dal prossimo luglio”. Intermonte presenta anche le stime di raccolta di questi strumenti: “Prevediamo afflussi di 300 milioni di euro già nel 2020, di 1,5 miliardi di euro nel 2021 e di 1,8 miliardi di euro nel 2022, portando gli afflussi cumulati a 3,6 miliardi di euro entro i prossimi due anni e mezzo”.
Stime di raccolta dei Pir alternativi

Fonte: Intermonte Sim