Esg, il sesto fattore
Un segmento dell’industria che BlackRock stima attrarrà 1.200 miliardi di dollari di nuovi asset nel prossimo decennio
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Sostenibilità ambientale e sociale, diversificazione, investimenti passivi e attività illiquide. Sono le direttrici tramite le quali si svilupperà l’industria del risparmio gestito una volta passata l’emergenza coronavirus secondo Giovanni Sandri, managing director e head di BlackRock Italia.
“Si tratterà però di una nuova normalità”, afferma il manager. “A mio avviso la crisi che si è imposta con il diffondersi della pandemia è un acceleratore di trend già esistenti nell’industria e su cui noi di BlackRock già abbiamo puntato da tempo”.
Il responsabile del mercato italiano di BlackRock ha un’idea ben precisa della direzione che prenderà l’industria dopo la pandemia e la racconta in esclusiva a FocusRisparmio per il terzo appuntamento con #BigTalkFR.
Il primo trend che secondo il capo di BlackRock in Italia vedrà un’accelerazione è quello degli investimenti sostenibili o Esg, secondo l’acronimo in uso nell’industria. “Da sempre raccontiamo che i prodotti basati su strategie sostenibili dal punto di vista ambientale, sociale e di governance societaria permettono di avere performance più resilienti dal punto di vista del rapporto rischio/rendimento. I numeri riscontrati durante il sell-off del primo trimestre ci danno ragione”, spiega Sandri sottolineando che nel primo trimestre l’indice MSCI World RSI ha performato meglio dell’omologo MSCI World Index.
Vale anche per la raccolta di marzo. Quando l’epidemia di coronavirus e il lockdown imposto dai governi hanno palesato il loro picco negativo, i prodotti del risparmio gestito con etichetta Esg hanno limitato i riscatti: secondo Morningstar i flussi netti sono stati di -3,3 miliardi di euro contro i -245,5 miliardi dei fondi tradizionali.
Ma non c’è solo l’ambiente sotto queste etichette. “Dopo covid emerge chiaramente il ruolo della responsabilità sociale dell’impresa. Siamo in piena transizione da un sistema incentrato sugli shareholder a un sistema basato sulla community”.
L’altro grande trend che dopo covid vedrà un’accelerazione è quello degli investimenti passivi. “Il market sell-off che c’è stato fra fine febbraio e inizio marzo è stato il più grande stress test che lo strumento abbia mai superato dal momento della sua nascita”, puntualizza Sandri.
A marzo il mercato europeo degli Etf europei ha perso 21,9 miliardi di euro secondo le stime Morningstar, a causa dei timori degli investitori per la diffusione del coronavirus in tutto il mondo. Si tratta di un record negativo per un settore che vedeva una serie quasi ininterrotta di raccolta netta mensile positiva da due decenni.
Per il manager i riscatti che hanno interessato gli Etf nel picco della crisi dei mercati nel primo trimestre “sono un grande successo per chi come noi ha da sempre creduto nella forza dello strumento. Abbiamo potuto mantenere la promessa sulla liquidità degli Etf ”.
Alla luce di queste considerazioni, Sandri considera abolita la tradizionale dicotomia fra strumenti attivi e passivi. “Gli Etf sono uno strumento perfetto per la gestione attiva del portafoglio: consentono di togliere rischio nelle fasi di alta volatilità dove i mercati scendono e aggiungerlo successivamente per anticipare la risalita degli indici”. Anche perché oggi il confine fra prodotti attivi e passivi è sfumato: basti pensare agli Etf fattoriali o smart beta che compiono scelte di gestione attiva basate su un algoritmo
Il punto è – spiega il manager – che bisogna sempre più ragionare in termini di portfolio construction: “Oggi i bisogni della clientela possono essere molto articolati. Una volta analizzati bisogna capire come poterli soddisfare al meglio. Scegliere che tipo di contenuti mettere nel portafoglio è già una scelta attiva perché nel farlo posso avere a disposizione una moltitudine di strumenti come fondi aperti, fondi chiusi, Etf, ma anche certificates, futures fino ad arrivare ai titoli illiquidi”.
C’è stato un periodo, corrispondente all’incirca agli ultimi anni del mercato toro americano durato fino al 2019, in cui le diverse asset class erano tutte correlate positivamente fra loro. Di fatto, la diversificazione era divenuta un esercizio sterile e fine a sé stesso. “Con l’alta volatilità che abbiamo visto sui mercati le correlazioni fra le asset class sono tornate a diminuire, fattore che amplia le opportunità per la generazione di alpha a disposizione degli asset manager”, spiega un report stilato da Goldman Sachs questa settimana.
“Da questa crisi alcuni settori escono ridimensionati mentre altri rafforzati: quindi la diversificazione settoriale e geografica torna ad essere una scelta strategica rilevante per la costruzione di un portafoglio”, precisa Sandri.
A fare da trade union fra i due temi precedenti, portfolio construction e diversificazione, ci sono gli investimenti in asset privati, così detti illiquidi, ossia in strumenti (azioni, bond e altri) non quotati in un mercato regolamentato. “Questa asset class uscirà rafforzata dalla crisi covid-19 perché le piccole e media imprese che tipicamente rappresentano il target di questo segmento avranno bisogno di risorse finanziarie per far ripartire i business”.
Lo scenario della gestione del risparmio non è semplice, dice Sandri, “perché è il mondo intorno a noi ad essere complicato”. Per questo motivo generare rendimenti in futuro non sarà così scontato.
La sfida è saper ricondurre tutti questi trend ad un unico fattor comune. “Ci dobbiamo posizionare in modo da generare valore per il servizio che facciamo. Questo servizio è la capacità di assemblare strumenti finanziari che hanno un costo diverso in modo che il costo complessivo del portafoglio sia il più possibile adeguato ai bisogni del cliente”. Su questo Sandri è pronto a scommettere il futuro dell’industria.